La linea del passato

Anche ora che hai vent’anni capita che entri nella mia stanza come anni fa sei entrata nella mia vita: in punta di piedi, cercando di non svegliarmi bruscamente, accompagnando i tuoi passi con l’incubo che ti aveva portato fino a me, alla ricerca di un guanciale già caldo su cui appoggiare la tua testa così piena di ricordi appuntiti, impossibili da smussare. Ricordi per sempre.

Hai lavorato sodo per essere la giovane donna che sei ora, qui.
Giorni di studio, di osservazione e di appunti minuziosi in cui annegare la rabbia, l’odio, il furore, il là.
Hai faticato spezzando le vene delle tue braccia, alla ricerca di un’identità il cui nome non ti facesse più sobbalzare, stillare sangue da ferite brutalmente cicatrizzate dal tuo sradicamento.

Mi hai insegnato ad accendere una candela tutte le sere, sul mobile dell’ingresso. Ad attendere che gli occhi si stringessero fino alle lacrime prima di premere l’interruttore, a usare le luci calde, soffuse. Mi hai insegnato cosa significasse la sospensione della volontà, rinviando il mio egoista desiderio di essere madre da subito. A migliorare, nel rispetto dei morti che vagavano nella tua mente alla ricerca di una luce intorno a cui posarsi.

Mi hai chiesto di sviluppare il dono dell’attesa, di credere in te, nella tua capacità di contenere le memorie di cui sei fatta, i segni indelebili della devastazione del tuo cuore di bambina in guerra.
Mi hai chiamato di notte, quando i machete che hanno massacrato i tuoi genitori naturali sono tornati ad abbattersi con furia sul tuo sonno.

Poi, una sera, abbiamo acceso quella candela insieme e due lacrime sono rotolate giù dalle tue guance. Avevi quindici anni ormai e da nove vivevi nella mia casa, portavi il mio cognome e un lago di sangue nella memoria. È stato allora, quando hai saputo piangere davanti a me e ai morti che la tua fiamma voleva riscaldare, che mi hai chiamato mamma.
E per la prima volta nella mia vita ho sentito che era giunto il mio momento.

Perché il passato non è vero che è passato, il passato è prima ma il presente lo contiene.

(A LICIA, CHE DOPO ESSERE DIVENTATA MADRE PER TRE VOLTE HA ADOTTATO UNA BAMBINA REDUCE DI GUERRA)

Gran bella pagina, da riportare su, all'attenzione di tutti!

Mi piacerebbe conoscerla, La Mar. E stringerle la mano, in segno di stima, ché ritengo la meriti tutta quanta.
Grazie.

... e da riportare su, ancòra & ancòra e ancòra y ancora...

eh sì io ho avuto la fortuna di coonoscerla e sono rimasta senza parole, ecco perché ho voluto mettermi nei suoi panni anche se credo che non ci siano parole per descrivere lei come persona e ....grassie! l'ho scritta in un momento di tristezza e i vostri commenti mi fanno bene, anche se rimane giù .

Bravissima.

certe pagine bisogna leggerle .

eccomi, l'ho letta.
merita molto

tuo il dono di avere trascritto benissimo, un gesto che è piu' di parole, senza tralasciare nemmeno una.emozione.

Ogni volta che la UPPO, ne approfitto per rileggerla... Commovente, ma senza mielosità! (odio le mielosità).

una bella pagina davvro, ciao

Bellissima è scontato....ma è una pagina da leggere...e io sono felice di averla letta...è emozione, è vero sentimento...una pagina da tenere dentro...
e da riflettere per il messaggio che ti lascia...

Quante cose ho imparato in soli cinque minuti di lettura...
Non so dire altro, al momento.
Ha ragione Guisso, su.
Sarebbe da mettere in Home.

clelia

"Perché il passato non è vero che è passato, il passato è prima ma il presente lo contiene."

grazie di cuore per questa bella pagina.

Qui le parole sono di troppo, veramente di troppo.
UP!

Come sei brava a descrivere sentimenti che, per quanto tu sia loro vicina, non sono tuoi: sei una scrittrice di gran razza e per un attimo ho creduto fosse un'autobiografia.
Veramente complimenti, tanti tanti! Al.

Si da rileggere.