compromesso con la miseria dell'anima

Le telefona a casa in un sabato mattina, lei risponde ma deve far finta che la telefonata la infastidisca, parla in modo freddo ripetendo più volte che non ha tempo da perdere al telefono, che il pranzo è quasi pronto e deve tornare ai fornelli; in certe espressioni diventa anche scortese, alza la voce coll’interlocutore.
Si direbbe davvero stufa della telefonata; i apparentemente distratto, in realtà suo figlio la sta ascoltando e sa bene che quando comincia ad alzare la voce con qualcuno, questo è l’attimo prima di scoppiare in lacrime;
ma stavolta no, è riuscita a trattenersi; stavolta non deve sentirla piagnucolare, né piangere amarezza e disperazione.
Il pranzo procede regolarmente ed i suoi occhiali un po’ spessi sui quali riflettono le immagini della Tv, ben nascondono il rossore dei suoi grandi occhi scuri.
Nel primo pomeriggio lei esce come al solito vestita in jeans, t-shirt ed un piumino bianco, la borsa Paciotti con se.
Lui resta da solo in casa, ama passeggiare in cortile dopo pranzo ascoltando il suo MP3 o semplicemente camminare assai vicino ai balconi delle altre case per sentire cosa si dice la gente mentre sta a tavola.
Al suo ritorno lei è come sempre un po’ stanca, qua e là tra banche, sartorie, visite agli amici e la spesa per il giorno dopo.
Una rapida doccia, l’immancabile crema per mantenere la pelle giovane e liscia, e di nuovo ai fornelli guardando la tele o mettendo su qualche cd di pop italiano.
La sente piangere ma non ha il coraggio di chiederle cosa sia successo, e, indifferente si prepara per uscire.
Prende la stessa auto, vi sale, il sedile indietreggiato, uno spiffero di finestrino aperto e qualche mozzicone nel posacenere sotto l’impianto cd.


Pensa che stavolta sia stata la migliore: quel lucida labbra rosa, le mani ben curate…gli aveva fatto davvero un bel servizietto di bocca, quasi gli era dispiaciuto non averle dato qualcosa di più.
Di solito contanti, ma anche cibo, dei regali, ed il gioco era fatto; saliva in macchina con lei e le chiedeva sempre la stessa cosa: a volte con molta volgarità non usava mezzi termini, altre, la invitava con frasi a metà tra il romantico e l’ammiccante.
Stavolta le regala una digitale, ricorda bene che suo figlio gliene aveva chiesta una, prima della vacanza-studio a Dublino.
Con fare scherzoso gliela mette in borsa dicendole che a suo figlio piacerà, è l’ultimo modello [si, è l’ultimo modello della mia codardia, sente ripetersi nel cuore].
Poi inizia la sua solita riflessione filosofica moralista dicendo che a lui dispiace incontrarla così di nascosto soltanto per un’ora e comprare i suoi “servizi”, ma è una cosa più forte di lui, è un demone che per quanto tenti di combattere, non riesce mai sconfiggere.
Lei gli dice come sempre di non preoccuparsi, che il mondo va avanti così sin da quando c’ha messo piede l’uomo e che per quel suo campione non c’era prezzo né pudore.
La saluta e scende dall’auto.
Stavolta le parole che le ha detto erano più sentite che mai, ma che in fondo aveva ragione lei, così andava il mondo e lui era stato tutto sommato generoso nel regalarle quella digitale;
per quanto riguarda suo figlio…beh sarebbe diventato presto un uomo anche lui.


Lui rincasa.
Cenano l’uno di fronte l’altra; a fine cena distrattamente legge le istruzioni della digitale sotto lo sguardo asciutto della donna che sta lavando i piatti.

interno borghese senza parole e inutili litigi. non è poco di questi tempi

gruppo di famiglia, in un interno e esterno, a dipingere miserie non dell'anima sola, ma dell'umanità.

piaciuta.

e varrà la pena combatterle queste miserie?..