La psicologia del silenzio

Il teatro inventa psicologie nuove
Sull’orlo dei temporali estivi.
In memoria dei tempi andati
Coi templi che mutano la pelle
Col cambio di stagione.

Sussurro elementare.

Il silenzio si fa eco coll’assenza dei dimenticabili.
Il silenzio ha forme angolari
Quando l’ampolla nel fiele
Cancella gli odori.

Il passo della ragazza rossa che passa e sparisce
Ha la forza del nugolo di moscerini sulla mia testa.
Li scaccio. Se ne vanno, formando coralli fra i
Denti dei cavalli quando sputano a terra.

Aspettando il treno, dopo averti sentita
Mi rendo conto che aspettavo quel momento.
Aspettavo quel labile movimento vegetale
Sopra tranci di pizza da portar via.
Come il mio cuore.
Lo hai rapito e il riscatto è la promessa
Di viverti accanto una vita intera.
Ho accettato, mentre l’olio mi colava fra le dita,
diventando tsunami per le migliaia
di formiche appostate ai miei piedi.

Il silenzio di un teatro senza applausi
Memorizza la memoria storica
Così che può essere che ci si possa
Ricordare del torto della vicina di casa
Quarant’anni prima e dimenticarsi
Che fra Stalin e Hitler non c’è troppa differenza.

I treni passano, allungando vite,
soprattutto ai suicidi che, sudici,
sporcano le strade.

Porto gli occhiali per convenzione.
Né miope né strabico.
Interessato ad ulteriori visioni
Che mi permettano di restare calmo
Il giorno dell’apocalisse.
Anche se i politici andranno in ginocchio
Sotto le nubi, chiedendo pietà.
Perdo capelli, ma non il senno
E sullo sfondo di queste strade
Il fondo di una bottiglia di vetro in cocci
Imparerò ad ascoltarmi di nuovo partorire silenzio
Colle mani sugli occhi
Per non vedere.
Per non sentire.

Finalmente tornerà il ronzio
Delle cicale in amore


( 9 – 8 – 2007 )

IL TEATRO ED IL SUO DOMINIO

La maschera s’avvia al centro...
I nostri cuori diventano piccoli, tremebondi!
La maschera s’inchina lieve,
come un elegante platano mosso dal vento...
I nostri volti contratti, or si sciolgono, accennano sorrisi!

La maschera, con un gesto lento, ampio del braccio,
avvolge se stessa in un immaginifico cerchio:
un leggiadro colpo d’ala di cigno...
Le nostre anime esultano,
lacrime di commozione rigano i nostri volti!

La maschera ora indica decisa, verso l’infinito,
il suo volto s’irradia luminoso...
I nostri corpi frementi, ora levitano quasi,
stiamo nuotando in un cristallino empireo!

La maschera, ha stretto la bocca,
i suoi occhi induriti falciano l’aria attenti,
come a cercare improbabili feroci nemici...
I nostri respiri si fermano,
il vuoto ci risucchia in un nero vortice!

La maschera, con un ultimo sguardo smarrito, umido,
si volta lentamente, s’avvia sicura nel buio profondo,
svanisce, esce di scena!...
Siam diventate statue pietrificate,
gelide ossa inanimate,
nel nostro glaciale soffrire
non possiamo nemmeno più piangere...

Cala il sipario, mentre il mistero si ricompone,
dietro il velluto s’avverte un lontano rumore:
una vita da immaginare ma non da vedere!
Le nostre bocche impastate di emozioni,
tornano a creare il brusio tutto d’intorno,
vocio ed alito umano:
assordante richiesta di nuovi sogni...

Ecco perché, il Teatro...
Ecco il suo dominio!
1976