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 Anna - seconda parte -

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Alessandro Vettorato
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Alessandro Vettorato


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MessaggioTitolo: Anna - seconda parte -   Anna - seconda parte - Icon_minitime6/4/2009, 20:19

Un sogno, forse. O realtà. O, almeno, un’altra realtà.
Tre ragazze avanzano per una strada deserta, attraversata da scariche di energia polverosa e da cadaverici chicchi di smog.
La nebbia avvolge tutto ciò che è vivo e non è vivo, in un’asessuata non distinzione.
La prima ragazza potrebbe avere quindici anni, è biondiccia, forse tinta o forse solo sporca, e non porta i pantaloni, per cui, dalle mutande da uomo che indossa, ai lati le spuntano peli di un informale color soffitta.
La seconda, la conosciamo già. È la commessa del piccolo negozio di animali impagliati. Anna. O, almeno, le assomiglia molto. Con la differenza che non porta i capelli neri frustati all’indietro, ma lascia che le cadano liberi sulle guance. Le labbra scure, gemme d’ebano.
In una mano tiene un bastone, uncinato alle estremità, nell’altra stringe pezzi di cielo.
La ragazzina che chiude la fila è davvero una bambina. Non può avere più di cinque sei anni. Il suo petto è nudo e, ai capezzoli, porta due orecchini d’osso. Non è stata ancora sfiorata dallo sviluppo puberale e, se fosse sopravvissuta, avrebbe fatto impazzire interi manicomi e lazzaretti.
Le tre ragazze sembrano vagare senza una destinazione precisa. Forse attendono che il cielo schiuda le sue cosce di nuvole per scaricare sulla terra liquidi vari. È pomeriggio, un pomeriggio che, ormai, si sta annacquando nella sera, un’altra secca e inutile serata.
Sono cacciatrici, in una realtà dove la famiglia si è sgretolata e le madri buttano via i loro figli, in un crescendo di modi fantasiosi e orripilanti.
C’è chi li vende, c’è chi li svuota d’ogni goccia di sangue, che poi travasa in confezioni di succo d’albicocca ( o lampone! ), c’è anche chi li pressa sotto macchinari, per ricavarne tabacchiere molto delicate e lisce, con la loro pelle…
Il metodo più sicuro e utilizzato è di scaricare i bimbi nei bidoni dell’immondizia…
Un bidone dell’immondizia non parla e non vede e se per caso qualcuno trova un bimbo annegato fra rifiuti tossici e ciarpame di famiglie nuclearizzate, o richiude in fretta il coperchio o si prende carico del piccolo… per mangiarselo la sera.
Anche i genitori di Anna l’hanno abbandonata, ma non in un classico cassonetto. Loro hanno preferito surgelarla davanti a un tempio, in pieno inverno.
Anna ricorda di aver pensato ad una sequela di bestemmie, ma, dato che ancora nessuno le aveva insegnato a parlare, era stata costretta a tenere per sé le sue idee.
Quando era stata trovata, era quasi morta assiderata. La neve azzurrina l’aveva quasi del tutto ricoperta. Il cordone ombelicale ancora attaccato al suo corpicino come un cobra paralizzato dal gelo.
Adesso sta andando a caccia, perché sono parecchi giorni che non mangia.
La ragazza che apre il gruppo si chiama Selene, la più piccola delle tre Kendra.
Anna e Selene se la sono portata dietro, perché Kendra riesce a fiutare l’odore di un bambino a cento metri, anche quando è sommerso da cibi avariati e frutta marcita.
Ma, per adesso, Kendra non fiuta nulla. Cammina stanca e dal corpo denutrito, spuntano costole acuminate. Ad ogni passo gli orecchini tintinnano.
Certo, Anna non è l’unica ad avere fame. Chi non ne avrebbe, dopo giorni di totale digiuno?
In certi momenti, soprattutto di notte quando lo smog penetra dagli spifferi delle finestre tenendola sveglia per ore a fissare un cielo decolorato di stelle, Anna si chiede quanto sbagliato sarebbe uccidere tutte le sue compagne e…
Kendra si blocca. Alza la testa, a fiutare la nebbia. Ha i lunghi capelli tenuti assieme da un crocchio d’osso. Sia chiaro, sia gli orecchini che il crocchio sono di originale osso umano.
Forse Kendra ha fiutato qualcosa. Fa sempre così, quando sente odore di carne umana.
Anna sussurra a Selene: “Di qualunque età sia, speriamo che sia già morto. Altrimenti dovrò ammazzarlo io…con questo” e muove nella mano il lungo bastone uncinato.
Se non è morto, stavolta colpiscilo piano. L’ultimo che hai fatto fuori ha perso tutto il sangue, prima che siamo riuscite a travasarlo. E poi abbiamo perduto quasi tutte le viscere per strada” gracchia Selene.

Le tre ragazze hanno appena assistito a una partita di calcio, sdraiate su comode sedie di paglia, a seni nudi, prendendo lo smog a occhi chiusi e le gambe larghe.
È stata una partita avvincente, ma Anna ne ha seguito solo un tempo. All’intervallo i giocatori erano tornati negli spogliatoi e la palla era rimasta in fondo ad una rete, solo che non era una palla, ma la testa di uno dei loro compagni, decapitato.
Chissà che fine ha fatto il corpo, era stato il primo pensiero di Anna, soprattutto, chi l’ha mangiato…
Anna era scesa nello spogliatoio, guardando tutti i giocatori.
Allora?” aveva belato, alla fine.
Allora, cosa?” aveva ragliato uno, carino, ma stronzo.
Anna aveva buttato in mezzo allo spogliatoio la testa mozzata dell’agnello sacrificale, Cioncky, le pareva si chiamasse, e aveva ripetuto: “Allora?”.
Sempre il solito belloccio stupido: “Allora, cosa, Anna? Che cosa vuoi da noi?”.
La palla” e lei aveva indicato Cioncky “la palla non è una palla. D’accordo, lo avete ucciso, per farvi la vostra partita. Non me ne frega un accidenti. Ma… cazzo… Il cibo scarseggia e voi… avete imboscato il corpo, per mangiarvelo di nascosto. Non si fa così”.
Uno dei calciatori le si era avvicinato: “Senti, Anna”. Usava un tono accondiscendente che la faceva incazzare. “Guardaci”. Si era passato le mano sul petto prima e poi sul ventre. “Guarda come siamo denutriti. Guarda quanto abbiamo fame. Non siamo stati noi a fare le regole del gioco. Non siamo stati noi a decidere che l’unico cibo commestibile è la carne umana. Soprattutto quella dei bambini. Guardami”. Non aveva peli e il petto glabro pareva una moneta. “Non riesco a fare l’amore, per paura di sventrare la mia ragazza, con le costole”.
Se le era toccate. “Cioncky era inutile. Ed era grasso. Siamo stati noi ad ucciderlo, non tu e le tue amiche. Non ti diremo dov’è il corpo”.
Anna aveva sospirato. “Non mi va di scendere a patti con voi. Siamo una comunità unita e dobbiamo tirare avanti, collaborando tutti assieme”.
Tu sei una cacciatrice e lo sai quanto è difficile trovare cadaveri di bambini integri e sani. Qui tutto è infetto. Tutto ha il sapore di malattia. Caccia le tue prede e lasciaci padroni del nostro territorio”.
Anna aveva capito che non poteva contestargli nulla. Che quello che gli aveva appena detto quel ragazzo era perfettamente logico.
Vi chiedo solo…”. Aveva stretto gli occhi, ingoiando tonnellate di orgoglio. “Di darmi un dito. Il mignolo… il più piccolo”.
No”.




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Giampiero Pieri
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MessaggioTitolo: Re: Anna - seconda parte -   Anna - seconda parte - Icon_minitime7/4/2009, 23:30

Sono cacciatrici, in una realtà dove la famiglia si è sgretolata e le madri buttano via i loro figli, in un crescendo di modi fantasiosi e orripilanti.
questo passaggio non mi piace, ha il sapore di didascalia...
... passo alla terza parte...
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MessaggioTitolo: Re: Anna - seconda parte -   Anna - seconda parte - Icon_minitime8/4/2009, 20:38

interessante

le giovani donne cacciano
e gli uomini giocano a calcio con una testa
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Alessandro Vettorato
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Alessandro Vettorato


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MessaggioTitolo: Re: Anna - seconda parte -   Anna - seconda parte - Icon_minitime8/4/2009, 20:56

ehehh all'epoca ero molto sanguinolento. E la tragedia del Ruanda mi aveva distrutto!!!!
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MessaggioTitolo: Re: Anna - seconda parte -   Anna - seconda parte - Icon_minitime

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