Prima o poi la notte invecchia
e il polline pompa i sedili
e le auto ci sorpassano
e cartelli per Roma aumentano,
prima o poi ti raggiungo
come quando nei miei passi spaesati ti sento,
e accarezzo il barlume di speranze
del mio viaggio
e del mio pranzo al sacco.
Prima o poi avrà inizio il concerto
e l'aria umida
e la pelle che scotta delle gente
e il sole che riflette le persiane
decideranno la sorte delle cellule in volo,
prima o poi la mia pelle imiterà
i bronzi negli antichi vicoli dell'età romana
prima delle menzogne cicliche della storia.
Prima o poi la cometa passa e cade
e mi calpesta, e le città invisibili
e quelle visibili
e quelle che attraverso con i miei passi
cederanno il loro profumo
il loro nitrito indolente,
prima o poi le bottiglie vuote
troveranno la pace, e le carte a volare
troveranno fiato per le trombe e le sirene.
Prima o poi ti scrivo, se il pullman è deciso
e taglia l'asfalto e mi lascia sognare
nella notte, con cuffie alle orecchie
e Nick Drake che canta le sue scelte.
Poi arrivo, o prima mi perdo.
Mi pento, e respiro ansimando
e ricordo le coperte sgualcite che ho ceduto
alla fretta che ricopre da sempre
i secondi che alle spalle ho frequentato.
Prima o poi salirai alle labbra con dolcezza
forse sarà al crepuscolo forse all'incurvarsi
del mattino dopo le ore di svago
tra i vicoli della città eterna.
Non sarà facile lasciarti, e poi perdermi.
Non sarà facile tornare alle illusioni
della vita che prosegue con le sue divagazioni
e, le rime nelle poesie non finiranno di volteggiare
se prima non deciderò di lasciarle proseguire
dentro me e poi sui palmi e nelle dita.
Prima o poi sentirai il mio respiro.
Prima o poi qui ci torno.
Prima o poi ogni scontro mi farà sentire vivo.