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 L'anima di una storia finita

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aleksius
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aleksius


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MessaggioTitolo: L''anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime16/5/2009, 23:33

Raccolgo l’invito della nostra Admin, Daniela, meravigliosamente opportuna nello scegliere le parole in qualsiasi circostanza.
Per chi non sapesse a cosa mi riferisco, l’Admin mi proponeva di esternare liberamente, a scopo (si spera) terapeutico, gli strascichi di una relazione finita, quegli strascichi che mi avessero fatto più male, le cose rimaste intrappolate da un cappio in gola di cui la scrittura potesse, se non liberarmi, almeno lenire l’angor.

L’Admin non ha tirato fuori dal cilindro questa proposta, ma l’ha fatto perché ho commentato un brano facendo questo riferimento autobiografico. E questo riferimento non era a sua volta tirato fuori da un cilindro, perché Vi avevo raccontato, all’interno di un round del 2008, l’inizio di questa relazione. Il brano lo trovate qui:

http://www.inpuntadipenna.org/archivio-laboratori-di-prosa-f38/le-nuove-conoscenze-t4033.htm

Dopo questo infinito preambolo di cui mi scuso, penso bene di continuare con lo stesso stile del vecchio brano, del dolce ottobre 2008. Tra l’altro LaMar disse in un suo commento che “veniva voglia di leggere il capitolo 2”. Spero di accontentarla, sebbene dovrò condensare un periodo di tempo molto più lungo.

Se non avete tempo per leggere, cambiate pagina. Non è breve, né divertente. E’ una pagina autobiografica, credo che legittimamente non tutti siano interessati.

Riporto solo la chiusa del brano del 2008.
(…) «E poi ci metteva quelle battute in francese e, sebbene io non sappia un’acca di francese, per me lo parlava così bene da innamorarmene.
“Mi piace come parla!”, pensavo. E la cosa era così determinante, più della bellezza, che mi rendevo conto di essere invecchiato davvero. »

______________________

Averla conosciuta non mi lasciava certo immaginare che sarebbe stata impresa facile iniziare a gravitare nel sistema solare delle sue figure più intime. Ma con una buona costanza e una buona conciliazione tra i miei impegni e i suoi, cercavo di ritagliarmi uno spazio piccolo ma “garantito” ogni giorno per non sembrare il corteggiatore occasionale, interessato solo ad una parte dell’interlocutrice.
La vedevo come una bambolina, piccola e graziosa eppure così retratta in un guscio duro che sembrava derivare da qualche pregressa cattiva esperienza, ma di cui non sapevo nulla, perché era tremendamente restia a raccontare il suo passato. Sembrava spaventata ad aprirsi, eppure io ero sempre molto discreto, mai appiccicoso.
Passavano così i giorni in uno stallo, e di lei apprendevo sempre più la sua passione per la musica e il canto lirico, ma sempre meno sulla sua vita privata. Io da parte mia sentivo la necessità di opporre alla mia lontananza dai Conservatori musicali la mia passione per la poesia, che non poteva non sfociare in componimenti dedicati a lei. Su questo forum ne avete letti tanti. Confesso che puntavo sulla loro capacità di sedurla, trattandosi di una forma d’arte a lei meno nota. Puntavo a sorprenderla così, senza addominali scolpiti, senza vestiti firmati, senza mai partorire dalla bocca sfavillanti stupidaggini.
Il numero di cellulare fu una iattura, mai glielo avessi chiesto. Mi faceva impazzire il suo non cercarmi mai per prima, e anche quando la cercavo io, le risposte latitavano. Alternavo momenti di sfiducia a momenti in cui mi autoconvincevo che se vuoi una ragazza devi insistere, rinnegando quello che era sempre stato un mio principio, e cioè che se non c’è colpo di fulmine nel giro di un tempo ragionevole, non puoi più sperare di avere da lei un sentimento spontaneo, privo della zavorra dell’intelletto. Ci provai due volte a farmi avanti, senza esito. Mi dovetti ripromettere di non provarci più, per non starci più male, e di allontanarmi da questa esperienza mancata, andando via in punta di piedi, così come ero entrato nella sua vita.
Era quello che stavo facendo, finché non avvertii un suo senso di nostalgia per quel mio essere sempre presente, e siccome l’uomo ha quel brutto difetto che si chiama speranza mi voltai ancora indietro.
“Perché ti prendi cura di me?”, mi chiese. Chissà cosa le ho risposto, non me lo ricordo. Se ci avessi riflettuto me lo ricorderei.
Sono stato naturale, con lei non volevo essere diverso, volevo costruire le basi di un’eventuale relazione senza dovermi ricordare di aver mentito su qualcosa.
Poche sere dopo, mi pare che fossero poche, dopo un film insieme.. l’amore le labbra dipinse le mie delle sue, dove le posi.
Era cambiato qualcosa, era iniziato qualcosa.
Partì in sordina la nostra piccola storia, affetta da qualche bug che non abbiamo mai risolto. Dopo aver alternato momenti magnifici a momenti difficili, questi bug hanno avuto la meglio. Dopo quattro mesi è finita, perché lei, esausta nella speranza che io prendessi l’iniziativa di lasciarla per via di queste difficoltà, prese quest’iniziativa. Mi lasciava lei, ma piangeva lei. Ha fatto tutto lei, e da lì iniziò un periodo in cui mi voleva vedere comunque uguale a prima, senza alcuna differenza, e invece io ero ferito, tanto.
Non era mio interesse raccontare la nostra storia, per questo l’ho liquidata in poche righe.
Dopo questa fine molto “ufficiosa” della storia, la nostra frequentazione non diminuì. Sapevo di sbagliare, sapevo che dovevo mandarla a quel paese, ma era scolpita in me l’immagine di un fiore delicato, di una ragazza fragile, complessa, che aveva bisogno di grande sensibilità da parte del prossimo.
Invece aveva solo bisogno di innamorarsi, e non di me.
Non le era mai successo di innamorarsi, e io avevo tollerato a lungo di non essere un’eccezione, nella stupida maledetta speranza di diventarlo.
Questo post-rapporto disegnato dai cerchi delle lame sul ghiaccio, si ruppe all’improvviso per quello che forse è stato un mio errore. Ma non ne sono tanto sicuro. Pensavo che lei mi avesse messo i bastoni tra le ruote nel conoscere un’altra, e le feci una scenata terribile, seppure al telefono. Ragione o torto che avessi, penso di essere stato disgustoso. Colpito dal dubbio e dal senso di colpa, ho cercato di riallacciare i rapporti, di nascondere una cicatrice ormai segnata. Mi ero fatto la strana idea di poter essere perdonabile, di avere un qualche credito. Ma non è così, i crediti non corrispondono a quello che dai, ma corrispondono sempre a quanto una persona è legata a te. Più sei amato, più ti è perdonato.
Le sue parole durante la nostra storia e la sua incapacità di perdonarmi qualsiasi cosa, mi lascia ancora pensare che l’amore nella nostra storia sia sempre stato una mia illusione.
Eppure, fino a pochi giorni fa, non avevo perso la mia concezione di ragazza difficile, difficilmente conquistabile, esigente, ricercata.. pensavo ancora con un certo orgoglio al fatto di averla ammaliata, di aver fatto un’impresa.
Niente di tutto questo.
L’ho vista prendersi una cotta per un ragazzo che, secondo me, non ha quelli che io ritenevo dei “requisiti” per stare con lei. Ero stupido non solo a pensare a dei requisiti, ma a pensare che esistessero.
Non esiste nulla di tutto questo, esiste solo la mia sofferenza ai suoi occhi ingiustificabile ma ai miei inevitabile.
Io non scendo a compromessi, non ho più accettato di riaprire la relazione senza che fosse lei a spingere fortemente in questa direzione, ma non l’ha mai fatto. Questo è letto come rifiuto da parte mia, ma è solo un orgoglio, un’indispensabile esigenza per far sì che tornare insieme non sia solo il frutto di un’accozzaglia temporanea di ormoni. Così, sulla base di questo presunto rifiuto, io adesso non dovrei soffrire.
Cavolate.
Noi viviamo in un collegio, dove nascondere qualcosa è impossibile. Questo ragazzo si è aggiunto al gruppo di persone che frequentavo prima di conoscerla, e in cui io l’avevo inserita. Dopo che la storia è finita, io non ho fatto niente per evitare che lei avesse dei normali contatti con tutti gli altri componenti del gruppo, né per legarla a me morbosamente perché non era in questo modo che volevo ricostruire qualcosa. Doveva ripartire da lei.
Il solo risultato ottenuto è stato che lei intensificasse la sua relazione con uno di questi, quello che, senza dare giudizi diretti, meno avrei creduto che potesse interessarla per quello che lei mi aveva dimostrato. Alcuni miei amici mi avevano fatto notare questa intesa, ma io seccamente rispondevo: “non posso impedire che faccia conoscenze; ma sono strasicuro che quello non è il suo tipo, non ci starebbe mai con uno così”.
Invece ho cominciato a notare che questo ragazzo la aspettava a mensa, facendo finta di arrivare dopo per stare solo con lei. E’successo più di una volta, poi ho cominciato a notare che lei si sistemava per bene per questo appuntamento. Poi hanno cominciato a rimanere soli. Alla fine non hanno neanche più pensato a sedersi con noi. Il ragazzo ha detto che si dissociava, e lei dietro a lui, a ruota, con gli occhiali da sole in una giornata di nuvole, con la borsa bella e con l’aria da snob.
Il giorno prima li avevo visti abbracciati. “E’ pur vero che questo abbraccia tutte”, ho pensato. Ma quell’abbraccio era diverso. Era diverso il viso di lei che non sembrava più preoccupata che l’avessi vista. Era tranquilla nelle sue braccia.
Sono andato via con la morte nel cuore, ma sapevo di non aver fatto nulla per impedirlo, per via di un orgoglio che in quel momento ritenevo stupido, per via della mia fissazione di camminare a testa alta, perché avevo il chiodo fisso di una relazione che non poteva nascere sotto il segno della mia elemosina.
Mi rodeva tremendamente che lei facesse per lui delle cose che per me non aveva mai fatto, che si sforzasse di piacergli, che lui la potesse conquistare senza fare granché, per quel dono divino, che non meritava, di piacerle senza doversi mostrare sensibile, poetico, romantico, presente, costante, stabile, paziente. Tutto quello che ero stato io.
Potete pensare che certamente me la sono cercata. Ma ciò che io ho dovuto fare per avere un minimo di attenzione da lei è sicuramente mille volte di più di quanto fa questo tizio. Sono delle ingiustizie che racchiudono il segreto dell’innamorarsi. E non ti serve a nulla l’orgoglio, se poi c’è qualcuno che diversamente da te si accontenta di essere una seconda scelta. Ma anche lei lo è, credo che lo sappia. Se si abdica all’orgoglio, si possono fare grandi cose prive del sapore delle cose vere.
Non è però molto consolante tutto questo, visto che sono costretto a constatare che lei si è cotta, sebbene stenti a crederci. Non è possibile che si sia interessata a due tipi così diversi, che da me volesse qualcosa di grande senza mai innamorarsi, senza mai che scoccasse una scintilla, come lei soleva dire, e che ora si lasci prendere senza alcuna garanzia.
Li ho visti passeggiare verso la fermata dell’autobus. Non si è mai fatta prendere per mano da me, tranne rare eccezioni, e neanche da lui, finora. Ero attento ad osservare se ciò accadesse. Lo prende sotto braccio.. poi lascia la presa.. arrivano alla fermata, lui la invita a sedersi sulle sue gambe.. lei rifiuta.. uno sguardo agli orari, una mano sulla schiena.. un autobus arriva e mi nasconde il loro saluto. L’autobus va via, lui resta dietro a piedi.
Non so se sono umide le sue labbra, non voglio saperlo.
Però non è possibile tutto questo, non posso aver sbagliato di tanto la valutazione di questa ragazza. Lei che diceva di non aver mai bisogno di nessuno, invece fa di tutto per stare con un tipo così. L’avevo idealizzata.
Adesso la mia unica idea è il vuoto, e l’addio che le ho scritto con un sms inglorioso che non rende onore a tante riflessioni ed energie dedicate a questo sogno.
Non ho avuto risposta a quell’addio. Si sarà stufata del fatto che mi sono di nuovo chiuso a lei, non vuole stare al gioco di venirmi dietro se io scappo. Lo capisco, e un po’ me lo aspettavo. Però l’addio non aveva questo scopo. La mia delusione è quella di essermi sbagliato, e di aver significato relativamente poco nella sua vita, o forse tanto, visto che sono diverso sia dal suo prima sia dal suo dopo.
Mi piace pensare che abbia rivolto il nastro della sua vita e che sia ritornata a comportarsi come faceva prima di me. Se non premerà il tasto Rec, tornerà a volere un ragazzo come me. Me?Non credo.
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime17/5/2009, 00:14

Pagine come queste non si possono commentare, Alessio.
Si possono leggere, in silenzio, rispettando il dolore che lo ha animato.
Non so se il mio consiglio di scriverne ti è servito e se, rileggendo le tue stesse parole, stai meglio. Forse no, gli slabbri non sono ancora completamente cicatrizzati.
Ma ci sarà un giorno che ti lo farai, riaprirai il file e non sarà più una morsa triste che comprime, là, sotto lo sterno e sotto il cuore.
Sorriderai e riuscirai a non piangere più.
Un bacio, piccolo amico.

E grazie.
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime17/5/2009, 00:16

Hai 25 anni tu.
Qui sopra hai parlato di situazioni, di modalità che non hanno età.
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime17/5/2009, 00:21

Grazie a te..
Scrivere fa rielaborare, sistematizzare, fa eliminare gli spazi morti. Volevo aggiungere in coda al testo: "chissà cosa starà facendo ora... con lui"
Era troppo patetico. Io penso di aver commesso degli errori, ma di non aver mai meritato di vedere certe cose. sono sicuro che queste situazioni non hanno età, ma questo mi consola ben poco.
Io mi sono stancato di non essere mai premiato per alcuno sforzo. Ancora non accetto l'indeterminazione del mondo dei sentimenti, eppure non può essere altrimenti.

Però mi ha fatto bene, il consiglio era buono..

Aleksius
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime17/5/2009, 00:24

Non si è mai patetici nel dolore. E mai nelle pagine di diario, Alessio.
Mai.
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime17/5/2009, 00:33

Una cosa importante l'ho dimenticata davvero. La aggiungo qui. L'incipit del brano del 2008 era questo:

Ho sempre pensato che le aspettative su cose e persone siano direttamente proporzionali alla delusione che le stesse cose e persone provocano dopo averci avuto a che fare.

Era verissimo. Una Bibbia.
Che caso, che quello stesso brano contenesse già in nuce l'esito di tanti mesi dopo.

Aleksius

P.S.: Daniela sei una persona stupenda. Non cambiare mai.
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime17/5/2009, 00:47

"sono riusciti a cambiarci
ci son riusciti lo sai"

De Andrè, ha sempre la risposta giusta

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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime21/5/2009, 17:16

aleksius ha scritto:
Mi ero fatto la strana idea di poter essere perdonabile, di avere un qualche credito. Ma non è così, i crediti non corrispondono a quello che dai, ma corrispondono sempre a quanto una persona è legata a te. Più sei amato, più ti è perdonato.

Mi basta questa frase per capire che tu sai dove sei caduto.
Hai capacità scrittoria, non la dovresti vedere come un asso da giocare ma uno strumento prezioso per comprendere se l'altra metà del cielo ti sia davvero affine prima di lanciarti e rischiare.
So che è difficile, i moti del cuore sono imprevedibili, ma si può scegliere pur usando l'istinto.
Io l'ho fatto e mi è andata bene.

ps: L'ho vista nascere questa storia ma non sapevo dell'incipit-spunto L'anima di una storia finita 899765

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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime22/5/2009, 08:50

io ti ho letto e mi sono venute le lacrime agli occhi quasi (non piango facilmente, purtroppo)... però a posto di piangere ho male al petto (mi succede così), come se tutto si fermasse lì... la tua storia fa male e il dolore lo si sente tutto, si riesce a sentirlo perché tu soffri, e come non sentirlo? Ha ragione Daniela: non si può commentare una pagina così, la vita di una persona non puoi commentarla, parteciparne in parte questo sì e qui sono in tanti a comprenderti e i tanti ti potrebbero dire che non sei affatto patetico e che fra qualche tempo, non so quanto tempo, ti rileggerai con un sorriso... non è per dire: hai visto? (che scempiaggine, questa). Io dico sempre che con i sentimenti non si scherza perché si soffre da morire, veramente da morire. Hai scelto di condividere la tua sofferenza con noi, vorrei condividere la mia gratitudine con te. Posso regalarti un sorriso? ciao, cinzia
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime22/5/2009, 15:26

Per Monica..
non posso che darti ragione sul fatto che la capacità scrittoria (e la sensibilità ad essa correlata) debba essere uno strumento per cautelarsi dalle cattive sorprese piuttosto che per procurarsele. E' un insegnamento di cui terrò conto, un abbraccio.

Per Cinzia..
non ho elaborato una forma volutamente strappalacrime, eppure non credevo di essere così commovente con una prima stesura quale questa è. Scherzi a parte, circa i contenuti, al momento della scrittura la sofferenza era piuttosto forte, e se tu hai provato qualcosa di simile capisco che abbia provato una sorta di fratellanza con me. La tua gratitudine è un dono tanto sorprendente quanto bello. Non avrei postato in questo forum se non fossi stato sicuro di trovare tanta vicinanza. Grazie, a te va anche la mia gratitudine.

Grazie a tutti, è una fortuna che esistiate.

Aleksius
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MessaggioTitolo: Re: L'anima di una storia finita   L'anima di una storia finita Icon_minitime

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