IL FARO

La sua era stata una scelta meditata ma non sofferta. L’idea di stare da solo, coi suoi libri, i suoi pensieri, avvolto nel vento gli piaceva tanto da stordirlo.
L’anno prima passando davanti a quel faro con la barca a vela del suo amico Giovanni aveva avuto contezza del suo futuro prossimo.
La figura del guardiano del faro era oramai relegata nei libri di avventure o in qualche brano musicale della sua gioventù, quindi accantonato il progetto di cambiare tipo di lavoro, aveva mosso le sue conoscenze per far sì che gli fosse consentito di abitare nel faro per degli studi il cui argomento restò sempre di una vaghezza infinita.
In fondo a chi poteva interessare di un medico che si isolava per un anno per studiare qualcosa andando ad abitare su uno scoglio in mezzo al mare?
Superati i sorrisi di compassione e gli sguardi tra lo stupito e il disgustato di chi timbrava, protocollava, deliberava, finalmente in una tiepida giornata di Marzo aveva lasciato il porto sulla barca di Enrico anche lui con il suo bravo permesso regolarmente timbrato che gli consentiva di accompagnare il “ dottore” attraccando all’isolotto di Pharos e di ripetere la manovra ogni mese per consentire l’approvvigionamento ed in ogni caso di necessità segnalato dall’ospite ove non si ravvisassero gli estremi di un intervento di addetti quali la Guardia Costiera.

Era entrato nella prima delle due torri coniche che costituivano l’edificio costruito sul modello del faro di Stiff. Aveva dovuto lottare con la gentilezza di Enrico e del suo equipaggio che volevano a tutti i costi accompagnarlo, acconsentendo alla fine a che lasciassero i borsoni che costituivano il suo bagaglio il più vicino possibile al faro.
Solo Enrico lo aveva accompagnato per spiegargli il funzionamento della radio, controllare le batterie, lasciare quelle di scorta, dare un’occhiata veloce per poi congedarsi con un largo sorriso sul volto bruciato dal sole e dalla salsedine.

Aveva fatto un respiro profondo guardandosi intorno. Lo stile spartano della sua nuova casa gli piaceva, mentre saliva le scale a chiocciola che consentivano l’accesso alle stanze situate sulla sommità della torre secondaria, aveva pensato a chi aveva abitato realmente tra quelle mura, lottando con gli elementi della natura pur di mantenere funzionante quella luce che nelle notti buie o di tempesta tanto conforto doveva aver dato.
Aveva sistemato le sue cose in una unica stanza, sfruttando le mensole per i suoi amati libri, i quaderni, le penne che si era portato in gran quantità.

Amava guardare il mare dall’alto della torre principale, facendo lentamente il giro sulla pedana che avvolgeva come una sciarpa il lungo collo del faro. Le onde schiumanti si frangevano rumorose sugli scogli violacei, un piacevole venticello di ponente lo carezzava mentre i suoi pensieri scivolavano liberi rincorrendosi quasi come le onde che sotto di lui carezzavano le rocce, ritirandosi dopo averle schiaffeggiate.
I quaderni si riempivano di appunti, di storie, i libri venivano letti e riletti con gusto insaziabile. Solo le periodiche visite di Enrico spezzavano, per qualche ora, la solitudine in cui si beava. Un caffè, due chiacchiere, qualche domanda di cui nessuno dei due si attendeva una risposta sugli “studi” e sull’andamento della pesca e poi il commiato con una vigorosa stretta di mano ed un sorriso sempre più complice.

Gli piaceva, la sera, accendere un piccolo camino, che si trovava nella stanza che fungeva anche da cucina, utilizzando la legna che spesso il mare depositava in una piccola caletta a ridosso del molo di attracco.
Guardando affascinato la danza delle fiamme, talora si addormentava con una smorfia compiaciuta, riandando con la mente ai rumori sempre più lontani della città.

Era da poco finito il sesto mese della sua permanenza su Pharos.
Il binocolo aveva inquadrato la barca di Enrico che si avvicinava, unico contatto con la terraferma. Giocava con la messa a fuoco, così aveva l’impressione che non fosse una barca, ma un grosso tronco galleggiante che aveva deciso di arenarsi a Punta Secca. Come al solito aspettava Enrico a metà strada tra il faro ed il moletto.
Rimase stupito vedendo una seconda figura accanto al marinaio. Il tacito accordo non prevedeva terze persone, ebbe una sensazione sgradevole, come un crampo allo stomaco e una lieve vertigine. Mentre le due figure si avvicinavano aveva notato che l’intruso era molto esile rispetto alla stazza del suo silenzioso amico.
La sorpresa di vedere un volto di donna sotto al cappellino con visiera doveva essere stata veramente sconvolgente perché, cosa inusuale per lui, cominciò a balbettare confondendo saluti e domande.

Enrico aveva speso poche parole per comunicare che Valentina era una famosa fotografa venuta sull’isolotto per fare un servizio sulle Berte che migrando si riposavano su quelle pietre violacee che forse esercitavano una attrazione particolare su quegli uccelli dato che evitavano per la loro sosta altre isole ed isolotti a distanza di poche decine di miglia.
Esauriti i convenevoli Enrico era ripartito, dopo avere scaricato quella che al “dottore” era sembrata una vera montagna di bagagli.
Aveva fatto sistemare Valentina nella stanza attigua alla sua, le aveva spiegato l’andazzo della vita su quello che chiamava semplicemente “lo scoglio” ed era andato a passeggiare sulle rocce umide.

Una serie di clic clic lo aveva fatto girare di scatto. La fotografa era al lavoro, fotografava tutto, gli scogli, il faro, le Berte che volteggiavano sulle loro teste, e fotografava anche lui.

I giorni passavano, lui continuava a scrivere i suoi racconti, a passeggiare, a parlare con il mare e con il vento, la donna fotografava e talora lo accompagnava nelle sue passeggiate. All’inizio parlavano poco, si studiavano come due contendenti, giusto alcune frasi e gesti di cortesia. Si osservavano, a volte di nascosto.
Valentina aveva sorriso alle motivazioni della scelta di Marco, ma non si era mostrata stupita e nemmeno aveva commentato. Lo guardava con sempre maggiore attenzione; era un uomo piacente, capelli spruzzati di bianco, pelle abbronzata, aveva sempre un buon odore di pulito, di fresco, anche se non lo aveva mai visto usare profumi o altro, gli occhiali leggeri gli davano un’aria mite e quando leggeva o scriveva assumeva un aspetto ancora più interessante.
Marco aveva, quasi volutamente, sorvolato sull’aspetto della fotografa. La considerava un’ospite quasi fastidiosa, tollerava la sua presenza, del resto aveva quasi più permessi dei suoi, oltre a richieste ufficiali per il suo lavoro da parte di riviste scientifiche internazionali.
Ma una mattina che Valentina lo aveva guardato scuotendo la testa dopo essersi tolta il cappellaccio che la proteggeva dal sole cocente. I capelli corvini ondulati, con due riccioli vezzosi che incorniciavano il volto, gli occhi brillanti, le braccia tornite che adesso avevano il colorito delle ragazze brasiliane sulle spiagge di Rio, il corpo fasciato dal pareo che il vento caldo maliziosamente modellava.

La risata fragorosa della donna gli fece chiudere con uno schiocco la bocca. Arrossendo aveva continuato la sua passeggiata da solo.
Fu come un giro di boa. Quella sera le parole avevano iniziato un percorso tra i due, i ricordi, i sogni, il lavoro, si intrecciavano in un flusso calmo di frasi. Ognuno aveva sete di conoscere dell’altro, in un confronto di idee, di pensieri che si intrecciavano liberamente si riconoscevano, si immedesimavano a vicenda nel percorso umano che avevano fatto..
Il giorno dopo Marco aveva avuto un brivido quando Valentina appoggiando il mento sulla sua spalla aveva sospirato guardando il tramonto che pennellava di striature arancioni l’azzurro del mare.
Quella sera erano tornati abbracciati al faro.

C'è nessuno ?
Ma dove siete spariti... è uno scherzo ?

Eh eh eh
sì, penso anch'io che dopo sei mesi di vita isolana isolata sull'isola, solo soletto, si potrebbe abbracciare qualsiasi ragazza... se poi fosse anche ... non dico bella ... belloccia, via! che potresti desiderare di più dalla vita?
Dopo sei mesi mi piacerebbe anche l'Algisa, guarda!!
Offre un ottimo spunto di riflessione, questa tua pagina, sì sì!
Ti apre un mondo.. l'isola... eh eh eh

Carissimo, mi hai dato un'altra chiave di lettura !
Hi hi hi

Noooooooooooooooo! Ma come? E io che già mi stavo identificando con Marco, apprezzandone scelta, stile di vita, predilezioni e visioni!
Che c'entra la fotografa, per giunta col ricciolo vezzoso? Ma come? Si passa una vita in terraferma senza incontrare un fratello, poi si va al faro e s'incontra la gemella (anima)?


A parte gli scherzi, piaciuto molto fino all'apparizione di lei, troppo romantico/irreale epilogo.
Non si potrebbe avere un altro finale?

"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Buongiornooooo
Mariovaldo Brontolone in servizio attivo, almeno per ora.
Come mariovaldo mi è piaciuto il racconto, bello lo spunto e bello il personaggio centrale.
Come Brontolone... beh, a parte ciò che dice Rosalbe sul finale, che mi trova d'accordo, mi permetto di segnalarti un periodo che a mio parere andrebbe rivisto, infilandoci qualche punto per togliere un po' di che e di su: "Enrico aveva speso poche parole per... ". Nulla di grave, solo un fatto di scorrevolezza.
Anche in estate non smetto, eh?
Ciao

Ciao Rosalba,
grazie, ho in mente una serie di finali diversi; questo si adattava al momento in cui ho scritto !!



Ciao OrsoMario,
grazie anche a te. In effetti qualche punto qui e là ci sterebbe bene !

P.S. Non smettere, ci mancheresti troppo !

Avete visto che non c'è più nessuno? Che siano andati tutti al faro?

"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Non credevo di arrivare a tanto !
Solo che ora il faro sarà un pò affollato !!

No no, non sei tu il responsabile. È l'estate che sta falciando: grano, studenti agli esami e pennaioli.
Stiamo a vedere....

"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

... è il tcià-ffico...

Già so che il finale sarà "ampliato"...

Io riemergo, dopo una settimana di riflessione.

Mi avrebbe fatto bene un'isola, un faro e null'altro: né computer, né telefono, rien de rien.

Ma sono tornata in me, eccomi!

La penna non so se è stata falciata assieme al grano, boh, ora provo a vedere se riesco a tirare fuori il fuoco....

BENTORNATA DANIELA NOSTRA !!

Grazie, Nuccio mio!!!!

Ciao Nuccio, l’ho letto, finalmente!
Co sto caldo appiccicoso che c’è in città ho il cervello bollito, praticamente sopravvivo, vegeto.
Mi è piaciuto molto molto. Anche perché il sogno di Marco, il suo bisogno di isolarsi, di mare, di semplicità ecc… è uno di quelli che ogni tanto m’acchiappa e mi seduce pericolosamente!
L’hai scritto benissimo, Nuccio. È scorrevole e interessante. Ha un difetto decisivo, però. Non è un racconto finito. Sai, è una questione sulla quale mi capita di dibattere spesso e che ho tante volte approfondito anche con “maestri” di scrittura. Qui, sul tuo scoglio, il lettore è lasciato a metà. Sì, può intuire il sentimento, la passione, il legame che unirà i due protagonisti, ma che ne sarà di loro? Non puoi, secondo me, lasciare così “aperto” il discorso. Ce lo devi raccontare tu! Il lettore può risuonare, interpretare, sognare con un racconto, ma non dovrebbe “farlo” lui.
Lo continui, Nuccio? Fallo, mi raccomando! È una bella “situazione” e quello che hai scritto finora merita…

PROMESSO !!
A GRANDE RICHIESTA CONTINUO ...NON SUBITO !
FA' CALDO, TROPPO CALDO !!

Sì ma cambia il finale!

"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Rosalba Signorello ha scritto:

Sì ma cambia il finale!

"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Ciao Rosalba, per me finora non c'è un finale!!!

turirubino ha scritto:

Rosalba Signorello ha scritto:

Sì ma cambia il finale!

"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Ciao Rosalba, per me finora non c'è un finale!!!

Sì sì, non c'è neanche se si sposano se è per questo....ma un lui e una lei su un'isola possono far qualcos'altro oltre a questo?
Spero di sì!



"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Rosalba Signorello ha scritto:

Sì sì, non c'è neanche se si sposano se è per questo....ma un lui e una lei su un'isola possono far qualcos'altro oltre a questo?
Spero di sì!



"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Ancora non c'e' finale !
.." Quella sera erano tornati abbracciati al faro." ....

Vedremo/te come andra' a finire.

Sapete e' la seconda volta che mi viene chiesto di continuare un brano, un racconto ( e' gia' successo con " Il suono del sax"), Turi perche' ?

Grazie a voi tutti, cominciavo a preoccuparmi del silenzio da faro !!

Nuccio ha scritto:

Ancora non c'e' finale !
.." Quella sera erano tornati abbracciati al faro." ....

Vedremo/te come andra' a finire.

Sapete e' la seconda volta che mi viene chiesto di continuare un brano, un racconto ( e' gia' successo con " Il suono del sax"), Turi perche' ?

Grazie a voi tutti, cominciavo a preoccuparmi del silenzio da faro !!

Difficile da spiegare, Nuccio, anche perchè mi succede spesso la stessa cosa...
Ci si innamora di una situazione, forse anche delle sue potenzialità di sviluppo, del clima di attesa, di incertezza che contiene... e non si riesce a muoversi di lì! sembra che nessuna piega vada proprio bene... poi, all'improvviso (ma solo a volte, ahimè) si è "certi" che deve andare in una determinata maniera e non in tante altre. Vabbè, ora basta che mi sono fatto prendere dalla logorrea, dopo tanto silenzio su quel faro...

Caro Nuccio,

sinceramente ti dico che l'ho letta un paio di volte, già.
La prima piuttosto velocemente. La seconda più attentamente.

Per me va bene così, senza fine.
Così, che tornano abbracciati parlando di loro, parlando reciprocamente
delle loro vite, con affetto.

Senza niente altro, solo una leggera e discreta vicinanza.

E' un sentire molto soft come un buon bicchiere di rhum davanti ad un tramonto,
brezza marina, del buon jazz in sottofondo, raccondando sottovoce.

turirubino ha scritto:

Rosalba Signorello ha scritto:

Sì sì, non c'è neanche se si sposano se è per questo....ma un lui e una lei su un'isola possono far qualcos'altro oltre a questo?
Spero di sì!



"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

Più che alle solitudini da compensare credo nelle affinità elettive, a costo di metter su le alucce.

"Il libro è l'oppio dell'Occidente." Anatole France

E bravi, state cogliendo lo spirito del brano. Ne sono contento.
Turi ti sento vicino, stavolta, e non solo perchè siamo nella stessa città !
Vicinanza, affetto, affinità elettive, ci sta tutto. Potrebbe esserci sesso oppure no, amicizia perchè no ?
sicuramente " scoperta " dell'altro in uno con lo scoprire il proprio essere.
La solitudine può essere uno stimolo, ma è sempre il confronto quello che apre la mente e il cuore.