Gaetano Benedetto / Anam

Sulle scogliere sfugge l'amore

Ti vedo sola e assolata
e i tuoi polsi magri
e lo sguardo che nel vuoto
immagina fantasmi buoni
al gusto di cioccolata
e color salmone,
ti vedo sola al tramonto
vedo il tuo anello
e una ferita che non sanguina
vedo la tua pelle
la tovaglia sporca di vaniglia
e la gente che scodinzola
senza guinzaglio alla gola.
Sei sola al tavolo
sei sola come il verde argentato
degli ulivi
come gli aerei
che cicatrizzano il cielo,
dovrei alzarmi e venire da te, dovrei,
per chiederti del tuo sguardo
nel ghiaccio del bicchiere
che rantola,
per chiederti che ombra fanno i castagni
o le dune selvagge
oltre le inquietudini del Mediterraneo,
e la gente che mi passa accanto
con bicchieri alla mano
ci attraversa come i freddi intestini
di grossi supermercati
alla ricerca di qualcosa che sfugge
al piattume della modernità
che si veste di viola.
Dovrei atterranti accanto
come un dittatore africano
e parlarti e chiedere del perché
delle tue unghie colorate
della fuliggine dentro i camini,
del perché della bontà dei vini.
Dovrei, ma non lo faccio.
Dovrei osare
imparare ad amare per poi soffrire,
dovrei chiedere champagne al cameriere
e sorridere,
e scacciare via la monotonia sorda
della vita
quando si ostina ad essere cortese.
Dovrei usare i bei modi di un Bond inglese,
e conoscere il principio attivo
che tiene in piedi le chiese,
ma ti vedo sola e assolata
e sento la mia pelle inerme
come la luce nel cielo che lega la notte,
come la volgarità e le sue offese
come il riflesso malato sul mare
che taglia il tuo viso.
Perdona se resto qui seduto,
perdonami ancora
perdona il mio tono vigliacco
perdonami se non sarò per te
come quei pacchi con dentro sorprese
quando sulle scogliere sfugge l’amore.

Ode post mercoledì sera

Sento l'aria tra le dita,
e il grano secco
riflette
la luna arancio, e i tuoi passi
nuvolosi bagnati dalla brina,
nell'apparenza astratta
lontana dalla fiducia
che non si dissolve:
il silenzio è vuoto assordante
e devasta le arterie,
e stormi di insetti pensierosi
vanno verso saline
e piastrelle offese alle pareti,
e tu che sei
come un buon sapore nel palato
come odore di gelso al mattino
come genepì in una busta
dopo un estenuante camino,
e le mie labbra umide
al vento febbrile della Murgia
e baci al miele e al colore del pane
profumato:
ricordano scogliere al ritmo
della Taranta
quando non sono scivolosi
tetti balli sorrisi e vino da brocche.

Quando le correnti
e i silenzi
si fanno assordanti,
assaporo il ricordo
e scaccio via la notte
che torna a pugnalarmi,
quella notte che mi ha portato da te
quella notte che ti porta via da me.

Una cosa sola

Quando si parla
di te,
della musica elettronica
dei tetti a spiovere
e truccati con pannelli
solari,
quando il mare
tira le reti al crepuscolo,
un voglia leggera sale,
e la voluttà
di saperti scoperta
è nell'audacia di annusare la tua pelle
la tua piccola chioma dorata
l'intransigente mucchio solitario,
e non penso all'inutilità delle parole,
al crepuscolo che
s'annida tra le mute nuvole,
godo della tua voce pallida
delle tue dita lucide
nella stanza buia,
e nel saperti mia
sono cullato come l'ultima barca
prima d'affondare
prima di dimenticare: Terra!!!
prima di perdere tutti i sapori
della vorace natura.

Io sono la leggerezza cruda
della tua sostanza.
In me, siamo una cosa sola.

La mia terra

Arsa al suolo
la mia terra sembra
faticare a trovar perdono,
e gli uomini la calpestano
senza chiedersi se sia
davvero un dono
vivere dove il sole e il mare
per loro bellezza
non trovano riposo,
ed è la fatica
a porre fine alle giornate,
il sudore degli ulivi
a segnar ferite antiche
mai sanate.
Da lontano il mare,
case all’ombra di alberi
profumi di umidi
mandorli al mattino.
Il sole ad accarezzare
pietre e visi
che una volta sono stati
da bambino.
I modi e gli sguardi
ti entrano nel cuore,
ed è difficile uscirne
se non vuoi resistere al vento,
al modo di parlare,
e alle sue stesse parole.

Aquiloni a planare

Nel momento prima del ritorno
quando illuminato
è il ricordo dal tuo sguardo
nel vuoto
nel silenzio precoce delle crepe
delle dolci apparenze mediatiche
nei discorsi borghesi
da salone settembrino dell'auto,
ho incontrato il tuo passo
ho incrociato la tua voluttuosa
forma di persona,
come si fa con l'amore parlato,
o con il fuoco che nessuno
può toccare.

Nel petto, il mio battito
selvaggio
e quella sensazione di qualcosa
che di me hai strappato
ora è ricordo,
è il tempo svanito e vanitoso
della voglia di annegare
nel mare calmo dei tuoi occhi,
e di scagliare via tavoli e sirene
luci stroboscopiche
e cameriere posate e scolpite;
e come un insetto, poi,
senza meta,
attraversare lo spazio temporale
che ci separa,
al riparo dal consumo di whisky,
per godere della tua pelle distratta
dalla cura famelica degli anni
passati,
degli anni annoiati.
E poi sostare felice
sull'isola fertile delle tue labbra
che danzano
come fili d'erba
disegnarti dal volto
solo e illuminato della luna.

La tua bellezza terrena
è medaglia nel cielo
tra gli alberi a scorrere
e tralicci post Babele,
la tua terrena bellezza
è al gusto di menta e chicchi di caffè,
e i tuoi capelli di carbone:
nel loro ventre
nella loro miniera intatta,
e poi in basso nelle tenebre
dei tuoi pensieri nella notte
e nel mare agitato dei tuoi occhi,
sono ormai tortura e bussola smarrita,
sapore incestuoso delle dita.

Nel momento prima del ritorno
ti ho vista,
nel momento prima del ritorno
ti ho persa,
e come un aquilone a planare
mi son lasciato morire.

spero tanto tu possa pubblicarle in cartaceo al più presto.
secondo me, sei un talento, Anam.
se ne parlava in generale di Nomi, fra cui il tuo.
riesci ad addomesticare prosa e poesia in modo particolare.
coltivala questa passione penso potrà darti molte soddisfazioni future.

un saluto Anam
ciao

ti piace proprio quell'avatar

non riesco a cambiarlo ...mi piace troppo

grazie Alki, grazie

Oh, e bravo il nostro cucciolo del forum...
Alla faccia della produzione! E mò che si sceglie tra tutte queste?!?!?!?

io una mezza idea ce l'ho

Gaetano, nelle istruzioni c'era però scritto di sottoporre al giudizio altrui tre brani...
Mi sa che tra tutte queste tue devi fare una scrematura.

Io ho votato

E nella Presentazione c'è scritto che i poeti votino i poeti, per cui io mi astengo, partecipando nel settore Prosa.( Ma le leggo comunque)

E chi ti dice che non partecipo anche qui?

Ah, scusa avevo letto male... era riferito a te

io voto dappertutto...megalomane del voto

io ho due o tre poesie che mi piacerebbe postare alla gogna pubblica

posta, posta , dai su...

Okkk

io finchè non mi ridanno il computer, non ho niente.. sigh, sob

Fatto, Emmola

L'amore brucia la vita che si vive

Vorrei che il mio silenzio ti arrivasse
come il vento che agita le foglie,
come l'imbarazzo che scuote le palme
e il blu che colora: il cielo
e i muri
e poi il mare,
nell’elastico di questi giorni
inquieti:
nei tombini e nei sottoscala
la polvere è panna montata
la ghiaia e la muffa
sui muri
hanno il contorno di voci
dialettali
di signore che si specchiano in vassoi
dentro le vetrine,
e sono paure
sono fantasmi con forme strane
sono nuvole e luminarie spente
sono notti in spiaggia
dove si attendono le stelle
a cadere.

Vorrei che il mio silenzio
ti raggiungesse
e assordante tagliasse in due la luna
come fanno i cori nelle chiese,
per poi riuscire a sciogliermi distante
dove vanno i tir
con dentro insalate pesche e chimere.

Nei mattini di luglio
ho atteso la tua alba colorata d’arancio,
in quelle piccole ore
ho annusato il disagio dei vicoli stretti
dove è difficile fare l’amore.
E ho avuto paura del tempo che scorre
e degli orologi armati contro le scelte
contro le avventure tra i pini
e i fiori a fiorire.

Vorrei che il mio silenzio ti afferrasse piano
e fosse diverso dal dolore che noi due
non proviamo
e fosse pasta asciutta nelle domeniche di maggio
e poi tè afghano tra i ricordi di un Bazar
dove l’amore brucia solo la vita che si vive.

e stasera torno qui a rileggere... Decisa, vado a voto )


grazia