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 Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )

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Kostìs
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MessaggioTitolo: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime19/7/2009, 20:23

Il mio intento originale era quello di "scrivere" un breve racconto.Ma l'ho miseramente fallito, perdendomi nella mia testa ormai marcita.Un giorno lontano, in una lontana galassia ( e tante altre stronzate di questo tipo ) lo svilluperò come si deve.Nel frattempo eccovi la versione originale, sconnessa, forse incompleta, delirante ma tremendamente sentita e molto intima.



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" Per me a cena, solo elettrodi "


Non avere fretta, leggerai la scritta.Comunque, sappi che le parole non sono mie.E’ partita cosi come era arrivata.Non ha lasciato testamenti, senza lamento.Almeno io non stavo nei pressi per ascoltarlo.Ho viaggiato tanto per apporle su questo lastricato.Se ho avuto pazienza io, non vedo perchè non dovresti averne pure tu.Il mio catorcetto è stato sorprendente, sono quasi duemilla i chilometri da Atene fino a Trieste.Sì, ho fatto delle soste qua e là ( alcune erano necessarie ), ma non aspettavo che m’avrebbe portato a destinazione.

Lei mordeva il vento qui con me, c’ero anch’io.Di solito sono assente.I piedi calcano il suolo ma i miei passi non fanno rumore.Eppure quella mattina d’aprile erano assordanti.La città si era ricoperta delle sue vesti più tetre, come un neonato col cordone ombelicale avvolto intorno al collo.Trieste era viola, quel viola sciagurato era abdicato nello sguardo di Fanì.Sapeva che l’avremmo visitata.Eravamo in ferie, almeno questo diceva il certificato dell’istituto psichiatrico.Istituto è una denominazione eufemistica per quell’inferno.Guai ad urtare la sensibilità della società.Tralascio le virgolette che qualsiasi aggregazione di piranha ha diritto alla sua facciata.I disturbati mentali non hanno documenti, ma godono di una certa flessibilità.In fin dei conti il rischio per gli "altri" era circoscritto.
Stavamo sotto la stretta osservazione del nostro tutore, Demetra la responsabile della "mensa".

Per me era sintomatico finire in quel calderone date le mie origini.
Tanto in Grecia questi luoghi di ricreazione esistevano ancora, ma lei?
Si presume che l’unione di due stirpi diverse, sia portento di ricchezza.Per lei è stata semplicemente il vaso di Pandora.
La madre ce l’aveva spedita dopo che suo padre era scappato a Cuba, per eludere gli usurai.
Era un bravo ragazzo suo padre, il figliolo che chiunque avrebbe presentato ai suoi intimi.Erede di una benestante famiglia emiliana, per due terzi italiano e rafferme briciole di grecità.Il nonno era troppo occupato a rimpolpare il conto bancario e lasciò i figli nelle grinfie della moglie.

Lei, Loreta detestava i parenti di suo marito e qualsiasi cosa potesse far deragliare la testa al primogenito.Non si ribellava quando il nonno lo pressava all’inverosimile.Minàs era il prescelto, doveva prendere le redini dello studio dentistico ed amministrare le svariate attività di suo padre.Lui era un giovane di successo, laureato con tanto di coroncina d’alloro e bacio di giuda accademico.Tutte le donzelle in età d’impiccagione l’avevano addocchiato come possibile loro preda.
Il rampollo aveva tutto quello che un uomo avrebbe mai sognato...E qualcosa che pochi sarebbero stati capaci di giostrare.Cominciò con un innocuo giro nel casinò di Venezia.Black jack, qualche tiro di dadi....Ogni volta che perdeva, tornava a casa come uno straccio e sbolliva tutta la sua rabbia su Theofanìa.La picchiava finchè non sveniva.A volte pareva un tamburo che a furia di essere percosso in maniera aritmica, mescolava i suoni finchè il chiasso non formava un grumo di silenzio.

L’ho conosciuta nel corridoio, c’era una rissa per il telecomando.Lei era giunta nel "rubicone" da poco.Tra il palazzo che ci ospitava ed il mondo dei "sani" c’era un giardinetto pubblico ormai deserto da anni.Quello era il nostro fiume d’inverno, a noi internati piaceva chiamarlo cosi.Il giardiniere non lo curava da tempo, tutto era morto ad eccezione di un girasole.Quello l’accudiva una signora sulla cinquantina ma non per bontà d’animo.Era ingorda dei suoi semi e dopo averli estratti dalla loro fodera giallastra, si metteva su una panchetta al fianco, e divorato il suo "raccolto", concimava il marciapiede coi gusci.Fanì si perdeva per ore alla vista di quella pianta.Affermava che era il periscopio di un sommergibile che studiava ed analizzava ogni nostra piccola mossa.
Un giorno avrebbe squartato il porfido e ci avrebbe liberati,
un giorno......

Non era una timorata di Dio, veramente non temeva nulla o quasi.Ma il suo nome, un nome cosi pesante che le avrebbe procurato l’ennesima cicatrice.Apparizione divina significava.Il prete questo lo usava a suo favore, e glielo ripeteva frequentemente.Lui anzichè un prete era un cane con la stola.E sembrava, tante persone si spacciavano per quello che non erano in quel posto.....

La scemotta ( per i suoi "colleghi", Fanì aveva quel vezzeggiativo ) finiva non di rado in balìa di crisi epilettiche, ne aveva paura delle sue convulsioni.Quel "regalo" lo ricevette non appena soffiate le sue tredici candeline.Le ragioni di questo battesimo nessun dottore le aveva mai potute individuare.Magari la causa era l’immancabile razione di randellate sul cranio che Minàs da buon medico qual’era, le somministrava diligentemente, quando l’avversario calava delle carte migliori delle sue.


Me ne rendo conto che la storia finora, ti risulta nebulosa.Ti rivelo qualcosa in più sui protagonisti.Il mio nome è irrilevante, ma se ti possa aiutare, sono il musicista.C’è voluto poco per entrare in questo labirinto.Per tutti le disgrazie capitano agli altri, mai a noi.Nessuno pensa che ciascuno di noi sia “l’altro” per qualcuno.Girando per strada di notte ( mi ha sempre affascinato la notte ), mi sforzavo a guardare dietro le tende che come mansuete cascate annegavano le finestre.Cosa si nascondeva negli appartamenti? Pianti, sorrisi, un tizio che giace a terra colpito da un ictus, la coppia che litiga, il bimbo che fantastica sotto le sue coperte.Fa finta di essere un astronauta ed il suo letto il vascello spaziale che lo porta in orbita.E sentivo gli occhi, fucili a doppia canna pronti a sparare.Ero un proiettile invecchiato che inalava i gas allucinogeni di una giovane carabina, inverso, contorto.Ed i vermi, quelli stavano ovunque, nel piatto di spaghetti, nelle code di automobili, nei miei capelli nel lavandino,
vermi, ovunque....

Iniziò con una delusione sentimentale.Non sei diverso da tanti idioti, mi dirai, forse hai ragione.Era dolce la pasticca, zuccherina e colorata, stroboscopica la visione.Purtroppo era tagliata male.Entravo ed uscivo dal mio primo tunnel a scatti.Sempre in mezzo, crepuscolare, ci sarei rimasto a lungo.Al mio risveglio quasi completo mi ritrovavo nel "mausoleo delle armoniche a bocca", io ed il mio fiato, debole, invisibile,
io.....

I ricordi che ho di quella sera e della sera infinita che mi si prospettava nell’Ade sono pochi ed obsoleti. Non hanno nessun valore per te, non hanno nessun valore per nessuno.Sai qual è la cosa più brutta? Quando ti seppelliscono vivo, quando il serto orna la tua fossa a cielo aperto e tu respiri ancora. Ma è pura zoefania* la tua.Sei apparentemente vivo, ma......
Non vuoi essere salutato, non ancora.

Fanì mi sdraiava sul materasso e mi mostrava le stelle.La sua brandina era incastonata tra cesti pieni d’immondizia di svariata natura, siringhe, bende, vomito, confezioni di pillole, fogli.
Erano tanti i fogli - sparsi a destra e manca -.
Disegni fanciulleschi, lei adorava dipingere anche se le sue mani tremavano e non riusciva che scarabocchiare.
Era di poche parole, anzi poteva stare zitta per giorni, mesi interi.Ma le stelle per lei non potevano che essere più di dieci.

"Se conti più di dieci astri alla volta, ti spunteranno le verruche sulle dita" diceva, ghignando.

Il tettuccio della nostra ala era rigorosamente di latta, arrugginito.
C’era qualche vetro, imbiancato od almeno cosi doveva essere quando l’avevano pitturato, ormai grigio. Ma uno n’era rimasto vergine, o sarebbe stato meglio dire vergine sacrificale.Gianni il Conte, una leggenda tra i pazienti "anziani", si era tagliato le vene per tenerlo pulito.Demetra ed il prete volevano offuscare pure quello.Il Conte si ribellò, lo trasportarono nell’infermeria per sedare e punire.Era colpevole di aver minato la pace della comunità.Quel pomeriggio è nata la "mensa".Lo avvinghiarono agli elettrodi, il prete gli faceva i sermoni sul paradiso e sugli ultimi che si sarebbero trasformati in primi.Demetra girava la manopola, una scarica seguiva l’altra.Spasmi, muscoli che lentamente si spezzavano.Il Conte nessuno l’avrebbe reclamato, non aveva sudditi nemmeno persone amate.Il "rubicone" non esisteva ufficialmente.Una poltiglia di carne bruciacchiata e denti bianchi come il parquet dell’ufficio del prete ( quello doveva restare splendente, ordinato ), qualche minuto addietro era un uomo, era un cecchino, inverso, contorto,
lentamente.....
era......

In segno di rispetto per il suo coraggio hanno lasciato intatto quel vetro.Alle 22.00 spaccate le luci si spegnevano, prima nel corridoio, poi nelle camerate.Il personale medico aveva già abbandonato l’edificio da due ore.Restavano soltanto le guardie nel cortile, tre con le torce accese a perlustrare il perimetro.Sette i lumi che potevamo rifugiare sotto le ciglia, su in alto. Il tettuccio ci permetteva di contarne solo sette. Gli altri tre erano quelle guardie.Chi avrebbe mai detto loro che per due folli, sarebbero diventati i supplenti delle orse o delle pleiadi?
Ci si aggrappava a qualsiasi sensazione che ci potesse dare un senso, un’identità.Volevamo risultare "normali", inventarci umani, anche se per poco,
anche......

Non ci lavavano le lenzuola per settimane, vagavamo tra escrementi e cassetti rotti.Quelli spesso entrano nei pori e si annidano al coccige, là non te n’accorgi della loro presenza.Non hanno merletti o lettere nel loro marsupio legnoso.Manco la polvere riesce a dormirci a lungo.E’ vertigine quello che promettono, accompagnata da Lete, raggirato dalla smemoratezza stessa.In realtà niente si dimentica, non si dimentica il filo che io e lei estraemmo da quelle lenzuola sporche per fabbricare due braccialetti.Il prete desiderava Fanì, la voleva a tutti i costi.Quando realizzò che non sarebbe stato possibile plagiarla con la sua retorica, imboccò la strada delle "cene" a base di elettrodi e sostanze.Demetra era disposta a tutto pur di riconquistare il suo ex amante.Poi, Fanì assomigliava tanto alla sua defunta Persefone.Quant’è ironica la sorte a volte.La scemotta era proprio identica alla figlia che quel bastardo del prete costrinse la responsabile a far "evaporare".

Io forse mento, ma l’ago mai,
E’ la volontà di Dio che tu ti conceda a me,
Non ti farà del male, mettiti in ginocchio,
Brava la mia apparizione divina


Il mito narra che Venere sia spuntata da una conchiglia che baciava appena la superficie del mare.Il mare che Fanì estasiata riassaggiava dopo 5 anni a Trieste.L’acqua torbida e fangosa che il prete le iniettava nelle vene mischiata a calmanti.Aveva la cute diafana e sapeva di montagna, era difficile resisterle.Non credo che lui abbia avuto un pentimento per le sue luride azioni.Almeno me lo auguro.Non c’è stato nessuno a confessarlo quando l’hanno trovato inchiodato nel giardino abbandonato.La sua fame non poteva essere placata solo da lei o da altri pazienti.Aveva bisogno anche di sperma fresco e di braccia robuste.Quella notte il suo accompagnatore lo crocefisse come il suo Cristo ma con un chiodo aggiuntivo nel palato, viscido, freddo.

Freddolosa, pativa il gelo ed i termosifoni malfunzionanti la scemotta.Avrei voluto munirmi di ossa acriliche per riscaldarle il midollo congelato.La perdita del prete colpì duramente la psiche già aggrovigliata di Demetra.Lei era un personaggio alquanto indecifrabile.Si fissava delle regole assurde che non seguiva.Per poi autoflagellarsi alla prima occasione.E la scemotta cosi come il sottoscritto gli odiava.Non reggeva l’idea che noi pur privi di qualsiasi tipo di dignità e di calore, potesimo essere lontanamente felici.Le "cene" pian piano diventarono "pranzi" qualche volta pure "spuntini".Io la "mensa" non la frequentavo, era Theofanìa la beniamina di Demetra.Le aveva pure tinto di rosa la cinghia da incastrare tra i denti, cosparsa di miele per fare la porzione di volt più succulenta.

Stavo raccontando una fiaba ad un amico, quand’è successo.Uno di quegli aneddoti della vita passata, di quand’ero ancora "fuori".Gli infermieri mi presero alle spalle.Le botte piombarono dolci, zuccherine, come quella pasticca.I vermi svanirono all’istante.Mi poggiarono vicino alle labbra maciullate un’armonica a bocca.

"Valla a ricercare la tua bimba e cantale una serenata da parte nostra".

L’ho trovata sulla sua brandina, contava.
Era come una meridiana affranta, senza ombra,
gli arti in posizione ore dodici meno un quarto, limbo.
Gli astri erano soltanto sette, quelli che si miravano dalla crepa nel tettuccio.
Un mozzicone, lo tenevo per le grandi occasioni.

Le tue mani non tremano più amore, non tremano...

Sognavamo di fonderci, sangue nel sangue.
Venature, gocce di pioggia che cadevano sul tuo orologio e si diramavano, rosse,
tendenti al marrone scuro.....
L’armonica nella mia bocca,
la sigaretta nella tua,
tuo

Demetra non ho la minima idea della fine che ha fatto, neppure dell’assassino del prete.Come t’ho già detto il "rubicone" non esisteva per il mondo cosiddetto esterno.Fanì progettava il nostro ritorno a Trieste, una passeggiata sul mollo, la salita verso il castello di San Giusto.Ora puoi guardare la scritta.Non so se si vede bene, ho adoperato il mozzicone col suo inchiostro buio per "resuscitarla".

" Sono in vacanza dall’istituto psichiatrico.Quando ero piccola, mi colpivano sulla testa.E’ il 23 Aprile ma io auguro a tutti un buon inverno.L’inverno è la mia stagione preferita.Ci tornerò insieme a lui un giorno."

Fanì alias La Scemotta


L’ago non mente, neppure gli elettrodi, solo quegli non avevano mentito.....




* La parola zoefania ( apparenza di vita ) non la troverete nè nella lingua greca tantomeno in quella italiana.E’ un mio neologismo strumentale alla storia.


Ultima modifica di Kostìs il 24/9/2009, 08:21 - modificato 7 volte.
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime19/7/2009, 20:24

Ciao Kostis, bentornato per ora...
Un abbraccio
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime19/7/2009, 20:26

Daniela Micheli ha scritto:
Ciao Kostis, bentornato per ora...
Un abbraccio

Bentrovata Daniela, sempre per ora.Un abbraccio che resta comunque
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime19/7/2009, 20:26

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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime19/7/2009, 20:29

Daniela Micheli ha scritto:
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime20/7/2009, 04:07

Una lettura notevole.

Bravo.

_____nat
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime20/7/2009, 04:19

Natascia Prinzivalli ha scritto:
Una lettura notevole.

Bravo.

_____nat

Urgono tanti aggiustamenti per renderlo un testo omogeneo e meno caotico ma ti ringrazio lo stesso.E' un "racconto" cui tengo molto nella sua attuale forma
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime20/7/2009, 04:26

è proprio questo kaos che mi affascina.

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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime20/7/2009, 14:43

Natascia Prinzivalli ha scritto:
è proprio questo kaos che mi affascina.

_____nat
TI mando un bacio e rinnovo il ringraziamento.Io sono caotico di natura.Può andare bene in poesia ma in narrativa non tanto.VUol dire che devo creare una forma completa di narrativa "anarchica", nel senso di regole sconnesse tutte mie.Secondo il mio punto di vista uno è quello che scrive.Ed è difficile andare contro la propria natura Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) 35710
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime3/8/2009, 11:07

Kostìs ha scritto:
L’ho trovata sulla sua brandina, contava.
Era come una meridiana affranta, senza ombra,
gli arti in posizione ore dodici meno un quarto, limbo.
Gli astri erano soltanto sette, quelli che si miravano dalla crepa nel tettuccio.
Un mozzicone, lo tenevo per le grandi occasioni.

Le tue mani non tremano più amore, non tremano...

Sognavamo di fonderci, sangue nel sangue.
Venature, gocce di pioggia che cadevano sul tuo orologio e si diramavano, rosse,
tendenti al marrone scuro.....
L’armonica nella mia bocca,
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Ti si può solo quotare certe volte: hai delle immagini così intense da scardinare ogni possibile risposta. Sai quanto mi piaccia questo testo.
Ti sento
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime4/8/2009, 16:34

Ti sento pure io.Lo sto "ampliando" nella mia testa.Uscirà una cosa molto ma molto intima e ti farà capire di me, cose che non ti ho mai detto a voce.QUesto testo è nostro.Bentornata qui.

PS: La parte che hai riportato è una continua ferita che sanguina.Malgrado la sua semplicità insolita per il mio modo di scrivere.Mi fa venire i brividi ogni volta che la leggo.Io l'ho solo "trascritta", le immagini mi spn state "dettate"
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime4/8/2009, 17:27

Ho capito cosa avesse significato per te scriverlo solo quando ho provato a fare la stessa cosa. La parte che ho riportato è come il mio girasole, so di cosa parli.
Grazie per il benvenuto, è come un piccolo sorriso
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime7/8/2009, 16:04

hashishyyin ha scritto:
Ho capito cosa avesse significato per te scriverlo solo quando ho provato a fare la stessa cosa. La parte che ho riportato è come il mio girasole, so di cosa parli.
Grazie per il benvenuto, è come un piccolo sorriso

E' come un piccolo sorriso.Stavo "ampliando" la bozza originaria.Forse lo farò solo per i miei occhi da vedere e sicuramente nel frattempo non leggerò altro della tua versione per non farmi influenzare.DIciamo che stravolgerò tanto dell'originale e che non mi piacerebbe farlo vedere a nessuno.Sarà un testo molto ma molto intimo e tetro che forse solo tu un giorno leggerai.Ti auguro un buon lavoro con Fanì pure qua.Avrei tolto volentieri pure da qui la mia prima stesura, ma non si può fare.Un abbraccio amore
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime7/8/2009, 16:39

Kostìs ha scritto:
E' come un piccolo sorriso.Stavo "ampliando" la bozza originaria.Forse lo farò solo per i miei occhi da vedere e sicuramente nel frattempo non leggerò altro della tua versione per non farmi influenzare.DIciamo che stravolgerò tanto dell'originale e che non mi piacerebbe farlo vedere a nessuno.Sarà un testo molto ma molto intimo e tetro che forse solo tu un giorno leggerai.Ti auguro un buon lavoro con Fanì pure qua.Avrei tolto volentieri pure da qui la mia prima stesura, ma non si può fare.Un abbraccio amore

"Lei mordeva il vento qui con me, c’ero anch’io.Di solito sono assente.I piedi calcano il suolo ma i miei passi non fanno rumore.Eppure quella mattina d’aprile erano assordanti." Cazzo se c'eri Kostìs e i tuoi passi avevano un ritmo che... Questo testo è innanzitutto TUO poi vengo io e le mie elucubrazioni folli. Scrivi davvero bene, la tua anarchia travolge e coinvolge, il mio modo di scrivere è totalmente diverso molto più strutturato e noioso. Fanì l'ho tratta bene, le ho dato molto del mio cuore e delle mie lacrime. Sono felice che tu non abbia tolto il tuo testo perchè in te sono le radici della mia narrativa. Ti stringo forte agàpi mou
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime7/8/2009, 18:35

hashishyyin ha scritto:
Kostìs ha scritto:
E' come un piccolo sorriso.Stavo "ampliando" la bozza originaria.Forse lo farò solo per i miei occhi da vedere e sicuramente nel frattempo non leggerò altro della tua versione per non farmi influenzare.DIciamo che stravolgerò tanto dell'originale e che non mi piacerebbe farlo vedere a nessuno.Sarà un testo molto ma molto intimo e tetro che forse solo tu un giorno leggerai.Ti auguro un buon lavoro con Fanì pure qua.Avrei tolto volentieri pure da qui la mia prima stesura, ma non si può fare.Un abbraccio amore

"Lei mordeva il vento qui con me, c’ero anch’io.Di solito sono assente.I piedi calcano il suolo ma i miei passi non fanno rumore.Eppure quella mattina d’aprile erano assordanti." Cazzo se c'eri Kostìs e i tuoi passi avevano un ritmo che... Questo testo è innanzitutto TUO poi vengo io e le mie elucubrazioni folli. Scrivi davvero bene, la tua anarchia travolge e coinvolge, il mio modo di scrivere è totalmente diverso molto più strutturato e noioso. Fanì l'ho tratta bene, le ho dato molto del mio cuore e delle mie lacrime. Sono felice che tu non abbia tolto il tuo testo perchè in te sono le radici della mia narrativa. Ti stringo forte agàpi mou

Son tornato assente.Quello che avevo da "dire" mediante la mia scrittura "folle", l'ho detto.Non scrivo niente se non sento qualcosa dentro, se non ho gli stimoli.Non me ne frega nulla della paternità di un idea.Facciamo calare questo siparietto qua.So che la tratterai bene Fanì, io l'ho lasciata senza "padre", meglio cosi
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime7/8/2009, 21:12

Kostìs ha scritto:
hashishyyin ha scritto:
Kostìs ha scritto:
E' come un piccolo sorriso.Stavo "ampliando" la bozza originaria.Forse lo farò solo per i miei occhi da vedere e sicuramente nel frattempo non leggerò altro della tua versione per non farmi influenzare.DIciamo che stravolgerò tanto dell'originale e che non mi piacerebbe farlo vedere a nessuno.Sarà un testo molto ma molto intimo e tetro che forse solo tu un giorno leggerai.Ti auguro un buon lavoro con Fanì pure qua.Avrei tolto volentieri pure da qui la mia prima stesura, ma non si può fare.Un abbraccio amore

"Lei mordeva il vento qui con me, c’ero anch’io.Di solito sono assente.I piedi calcano il suolo ma i miei passi non fanno rumore.Eppure quella mattina d’aprile erano assordanti." Cazzo se c'eri Kostìs e i tuoi passi avevano un ritmo che... Questo testo è innanzitutto TUO poi vengo io e le mie elucubrazioni folli. Scrivi davvero bene, la tua anarchia travolge e coinvolge, il mio modo di scrivere è totalmente diverso molto più strutturato e noioso. Fanì l'ho tratta bene, le ho dato molto del mio cuore e delle mie lacrime. Sono felice che tu non abbia tolto il tuo testo perchè in te sono le radici della mia narrativa. Ti stringo forte agàpi mou

Son tornato assente.Quello che avevo da "dire" mediante la mia scrittura "folle", l'ho detto.Non scrivo niente se non sento qualcosa dentro, se non ho gli stimoli.Non me ne frega nulla della paternità di un idea.Facciamo calare questo siparietto qua.So che la tratterai bene Fanì, io l'ho lasciata senza "padre", meglio cosi

PS: C'ero? La mia memoria si è sbiadita a tal punto in cosi tante cose( quella compresa) da sembrare una totale amnesia.Vabbè adesso anche le parole sono latitanti.Non è giusto continuare a tormentarle, in passato mi avevano dato qualche soddisfazione, forse rifugio.Se non altro le devo essere riconoscente
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime7/8/2009, 22:17

Kostìs ha scritto:
PS: C'ero? La mia memoria si è sbiadita a tal punto in cosi tante cose( quella compresa) da sembrare una totale amnesia.Vabbè adesso anche le parole sono latitanti.Non è giusto continuare a tormentarle, in passato mi avevano dato qualche soddisfazione, forse rifugio.Se non altro le devo essere riconoscente
Sì c'eri ma se non ha senso per te come potrebbe averne per chiunque altro? Mi auguro che un giorno tu possa tornare ad esserci. Visto che non ricordi di dico che mi è parso che avessi gradito quella giornata
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Kostìs
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime7/8/2009, 23:39

hashishyyin ha scritto:
Kostìs ha scritto:
PS: C'ero? La mia memoria si è sbiadita a tal punto in cosi tante cose( quella compresa) da sembrare una totale amnesia.Vabbè adesso anche le parole sono latitanti.Non è giusto continuare a tormentarle, in passato mi avevano dato qualche soddisfazione, forse rifugio.Se non altro le devo essere riconoscente
Sì c'eri ma se non ha senso per te come potrebbe averne per chiunque altro? Mi auguro che un giorno tu possa tornare ad esserci. Visto che non ricordi di dico che mi è parso che avessi gradito quella giornata

Quella giornata mi era piaciuta tantissimo.Ma è una giornata che fu....Smettiamola di parlare di cose personali in pubblico per favore.Chiederei anche alla redazione di rimuovere questo mio testo anche e soprattutto per i "commenti" che ci siamo scambiati.Se non ci fosse per il fatto che sei stata tu a scrivere, non avrei risposto di sicuro
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime24/9/2009, 08:00

Io lascerei il testo così com'è, i pensieri a volte sconnessi non potrebbero essere più spontanei.
Questo storia è decisamente sconvolgente, affilata come una lama, contiene frasi di una poesia profonda, come solo oltre il Rubicone può essere.
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Kostìs
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime24/9/2009, 08:20

divagazioni laterali ha scritto:
Io lascerei il testo così com'è, i pensieri a volte sconnessi non potrebbero essere più spontanei.
Questo storia è decisamente sconvolgente, affilata come una lama, contiene frasi di una poesia profonda, come solo oltre il Rubicone può essere.

Sei molto gentile e te ne ringrazio.Hai ragione sulla spontaneità, ecco perchè ho dato una sterzata nuova al testo.L'ho ampliato con il contributo della mia compagna e cambiato veste ai caratteri.Ma non l'ho toccato sennò in punta di urgente "ispirazione".Nè è uscita un mucchio di parole forse più folle anche di questo.Alcuni passaggi del vecchio testo, sono rimasto integri, ma solo alcuni.Questa storia è un mix di frammenti di vita propria e di quella altrui sfiorata indirettamente.Ora pubblico la versione nuova e definitiva.La mia buona giornata
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MessaggioTitolo: Re: Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale )   Per me a cena, solo elettrodi ( Versione originale ) Icon_minitime

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