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 Il tempo di sognare

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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Il tempo di sognare   Il tempo di sognare Icon_minitime31/7/2009, 21:46

Ogni concerto ha un fascino particolare e diverso che li caratterizza e li distingue.
Nel corso degli anni non ricordo a quanti concerti ho assistito; molti sono scivolati via come acqua fresca.
Altri, invece, resteranno per sempre a scaldare un pezzettino di pelle ogni qual volta affiorano, precisi, netti.
Uno di questi è sicuramente il primo concerto al quale mi portò colui che, dopo due anni, diventò mio marito: Franco Battiato che, da allora, è annoverato nella mia top ten.
Ben chiaro la data e il luogo.
Era il 14 ottobre del 1981, al Palazzetto dello Sport di Reggio Emilia, dove pochi mesi prima si tenne il concerto dei Police che passò nella storia del comprensorio: gli stolti dell’organizzazione mandarono in stampa i biglietti in bianco e nero e fu un gioco da ragazzi, per molti, fotocopiarli su carta lucida e fare il piccolo foro a forma di stella, rendendo i cloni identici agli originali e causando in tal modo un sovraffollamento del Palazzetto che vide intervenire anche la police reggiana nel parterre.
Io non c’ero, ma in radio ho sentito parlare talmente a lungo di quel concerto che è come se ci fossi stata; un po’ come quando ti racconti delle bugie e finisci per crederci tu stesso.
Ricordo i Talking Heads alle Caserme Rosse, fine agosto di chissà quanti anni fa, un caldo assassino e il concerto visto in bilico, appollaiata sul furgone senza proprietario identificato.
Nina Hagen, i Polyrock, gli Echo and the Bunniment che scandirono un inverno al Palatenda di Bologna.
Le Feste dell’Unità di Correggio: Beck, Jane’s Addiction, Porno for Pyros, un numero imprecisato di Siouxie.
Un’altra festa di fine estate in un rione di Modena, con degli sconosciuti Smashing Pumpkins che si capiva subito avrebbero sfondato, le sonorità spaccavano e non ci sbagliammo quando iniziarono a uscire dall’etere le note di Tonight, tonight.
E ancora Massive Attack, Laurie Anderson a Firenze, dopo una sosta di circa tre ore sotto una galleria con un camion carico di maiali davanti e Giuliano che tirava un rosario di bestemmie non per la puzza che toglieva il fiato, ma per il ritardo pazzesco che stavamo mettendoci in tasca.
Ho volutamente tralasciato C.C.C.P., C.S.I., P.R.G. per essere monotona; così come tutte le varie band tributo a De Andrè.
Ho tanti concerti in testa, ma se dedico due righe a Kurt Cobain, ai Ramones, ai Clash, a Patty Smith accompagnata da un tipo che ci sembrava di conoscerlo e infatti era poi Mike Stype, facciamo sera.
Mike Stype… ecco, il concerto dei concerti di tutti i concerti ma di tutti tutti tutti della mia vita: era il 21 giugno 1989, Green uscito da poco e che era cibo per colazione, pranzo, merenda e cena.
Credo di non essermi lavata per qualche giorno del suo sudore che mi arrivava dal palco.
Sono passati vent’anni da allora e nessun altro concerto è presente, vivo, come quello.
Ieri sera, per la prima volta, ho visto Ivano Fossati.
Non so quanti anni ha e non ho voglia di gugglare per verificare, da come lo ricordo io ha solo le maniglie dell’amore che gli si sono avvinghiate al giro vita ma è ancora un signore piacevolissimo da vedere.
Ancora di più da ascoltare e da scoprire nelle sue nuove canzoni, più indirizzate e politicizzate rispetto alle altre sue in repertorio che lo hanno reso famoso e che girano tutte attorno all’amore: per sé, per una donna, per un ricordo.
Per un sogno.
Due ore su un palco che calamitava a sé tutta la piazza, che alzava le mani e le batteva ai ritmi più pieni e cantava con lui, sottovoce, le note più intimiste.
Ho aspettato fino alla fine la mia preferita, è stato il penultimo brano prima di salutare un pubblico che gli ha fatto certo capire quanto abbia apprezzato il suo donarsi, senza risparmiarsi, tra la chitarra e il pianoforte e voce.
Confesso: forse non ho più l’età per concerti dove l’unico posto per sedersi erano i ciottoli un poco spigolosi che pavimentano la meravigliosa Piazza Grande, con un Duomo pieno di esoterismo e un Ghirlandina incappucciata, non si sa ancora per quanto tempo.
Non ho più il fisico che mi permette di restare in piedi per oltre tre ore senza poi pagarne le conseguenze con dolori vari sparsi e assortiti agli arti inferiori e alla schiena.
E questo disagio credo sia stata la causa principale che farà sì che ricorderò questo concerto di fine luglio, estate 2009.
Perché c’è un tempo per sognare e uno che andava sognato.
Ma il tempo passa, inesorabile, e martoria le ossa di chi tanto ha sognato e che ora ha deciso che non si dimenticherà di sognare in una poltrona in prima fila.


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Luca Curatoli
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Luca Curatoli


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MessaggioTitolo: Re: Il tempo di sognare   Il tempo di sognare Icon_minitime31/7/2009, 23:46

continua nella tua monotonia te ne prego! e che musica!
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