Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.



 
RegistratiIndiceCercaUltime immaginiAccedi

 

 Susanna C.

Andare in basso 
4 partecipanti
AutoreMessaggio
Susanna Costa
Top
Top
Susanna Costa


Numero di messaggi : 366
Data d'iscrizione : 27.03.09

Susanna C. Empty
MessaggioTitolo: Susanna C.   Susanna C. Icon_minitime7/9/2009, 22:51

Solo Ghiaccio

Questo nome io lo conosco bene. La mente fa una capriola e i pensieri allacciano il ricordo di un amore lontano vissuto tra i banchi di scuola.
Ed ora lei, è qui.

L'ho vista passare per il corridoio, con le manette ai polsi.
L'incedere elegante, nonostante la situazione.
Ho pensato che non era giusto vederla con le catene addosso. Così ho pregato il sottoposto di levarle quelle costrizioni inutili. Inutili su lei.
Sembra uscita da un quadro di Renoir. Dipinta a colori pastello. Leggera più dell'aria.
E' entrata nella stanza e si è seduta con calma apparente, dove le è stato indicato.
Accavallando le gambe giusto quel po', tanto da lasciare intravedere uno spicchio piccolissimo di pizzo elasticizzato, molto femminile, molto intrigante.
Non lo ha fatto apposta. Questo lo so. Non è il tipo.
La guardo osservarsi le mani. Affusolate, lunghe, delicate.
Unico ornamento una fede nuziale con la quale lei ogni tanto gioca, girandola sul dito.
Le ha congiunte, ora, ed appoggiate dolcemente, con rassegnazione quasi, lì, dove la gonna crea una piega delineando la linea lunga delle cosce.
Devo interrogarla ed invece sono qui, da un quarto d'ora buono a guardarla, complice lo spiraglio di una porta.
Ha capelli di media lunghezza, di un color castano intenso che le incorniciano il viso magro. Si fermano all'altezza delle spalle, ricadendo per poco e, con una piega ordinata, sul tessuto di lana della giacca. Risaltano poi, su quel viso, due occhi grandi, di un color nocciola intenso. Se la guardassi da vicino, già so che troverei pagliuzze dorate tra il colore caldo di quelle iridi.
Non si guarda intorno. Sembra non essere affatto curiosa di quanto accade e di dove si trova.
Il mio ufficio non è il massimo dell'accoglienza.
Mobili e tendaggi datati che sanno di fumo e di polvere. Carte ammassate un po' ovunque che creano un disordine di cui ora, mi vergogno.
Non dovrebbe essere così.
Dovrei guardarla con gli occhi del funzionario di polizia quale sono.
Non dovrei notare il suo corpo flessuoso farsi un tutt'uno con la sedia scomoda su cui è seduta, senza dimostrare peraltro, il minimo disagio.
Invece no.
La guardo e, più lo faccio e più un senso di tenerezza infinita, mi pervade.
L'istinto mi direbbe di prenderla dolcemente tra le braccia, per accarezzarla piano, lasciando che la mano vaghi dalla gota al collo, per nascondersi poi lì, all'attaccatura dei capelli, sulla nuca delicata e profumata.
Tutto quello che so è che la trascinerei via di qua.
La porterei, forse, al mare. Perchè no? A mangiare in quel ristorante con la terrazza affacciata direttamente sulla spiaggia. Sentiremmo l'odore dello iodio invadere le narici. Poseremmo i nostri sguardi sull'orizzonte lontano. Realizzeremmo la nostra voglia di fuga.
Questo le offrirei. Questo vorrei.
E vorrei anche di più.
Vorrei amarla. E sentire il suo corpo sciogliersi senza più difese mentre la mia lingua impazzita cercherebbe la sua bocca socchiusa.
Vorrei scoprire la pelle bianca e la mappatura dei suoi nei. Anche quelli più nascosti.
Vorrei sentirla fremere al tocco delle mie mani. E fremerei, io, al tocco delle sue.
La trascinerei su un letto per poi dirle "non ti lascio più".
E gioire e godere sentendo salire il suo piacere.
Riposare con lei dopo l'amore.
A questo penso, mentre la guardo.
Questo vorrei.
Seduta, immobile, sembra una statua aggraziata in pelle di marmo.
Darei non so cosa adesso, per conoscere i suoi pensieri.
Se prova strazio nel suo cuore. Se prova dolore.
Apro di nuovo il fascicolo che la riguarda.
Scuoto la testa. Non può essere lei.
Quando mi decido ad entrare nella stanza lei appoggia il suo sguardo su me ed oltre me.
Sento un gran freddo pervadermi la schiena, insinuarsi tra le ossa.
Provo io ora, un dolore improvviso.
Perché non c'è niente di vivo in lei.
Solo il guizzo di luce sull'orecchino di perla che indossa, illumina per un attimo il suo viso.
E' ghiaccio.
Il volto di un'assassina.




Carmela

Sole, fuori.
Nebbia dentro, però.
Meglio uscire. Senza neanche sbattere troppo la porta.
Salire in macchina sotto la spinta dell’inquietudine che dice di allontanarsi per un po’. Di andare.
Dove?
La stessa spinta preme sull’acceleratore.
Imboccare l’autostrada dopo una sosta al bar per un caffè ed il sorriso gentile della cassiera.
Poca strada. Non c’è una gran voglia di guidare. C’è solo voglia di una giusta solitudine.
Che sia una solitudine serena.
Un parco. Alberi che si intrecciano tra i raggi del sole lieve delle nove e trenta del mattino.
A quest’ora è ancora silente. Viene anche il dubbio che ancora sia chiuso.
Fermarsi. Sì.
Ci fermiamo, i miei pensieri ed io.
Attrazione per il verde, per i giochi dei bambini ancora deserti e qualche cane che corre impazzito di piacere per il sole, il prato, lo spazio.
E raggi caldi che illuminano un po’ e qui e un po’ là.
Qualche fotografia per fissare anche questo momento.
Un libro che non sarà aperto.
Due chiacchiere con un’anima bella.
Racconti di storie vissute. Racconti di donne. Lei ha ottant’anni e uno spirito allegro. I capelli curati, lo sguardo sereno.
Ha preso con sé due cani randagi. Li cura e loro poi curano lei. “Sono la mia famiglia, peccato son vecchi”, poi dice.
Insegnante di lettere di un tempo che fu. Racconta di come aiutava i ragazzi, di come li faceva studiare, delle lotte con gli altri insegnanti per non caricarli di compiti la domenica.
“Io ci soffrivo quando la domenica non potevo giocare e dovevo stare sui libri”. Già, mai fare agli altri quel che non faresti a te stesso.
E poi quel marito da cui si separò. “Ho scoperto la libertà, lo sa? Una cosa meravigliosa. Io sono rinata.”
E Lalla e Johnny i due bastardini si accoccolano ai piedi di due “vecchie amiche”.
“Sono nata in Sicilia” e si porta il sole di quella terra stupenda nel cuore.
Due ore di parole e pensieri. E consigli.
“Adesso lei torna a casa, ed anch’io”. Richiama i suoi cani e si avvia.
Si volta però e poi chiede: “il suo nome qual è?”
E alla risposta, sorride ed aggiunge: “bel nome, io sono Carmela, come vede, nome tipicamente meridionale”.
E allora, grazie Carmela, del tuo essere apparsa in questo mattino di marzo, tra il verde del prato, l’anfora antica, la fontana incantata e i giochi colorati.
Hai lasciato che le parole fiorissero come margherite a primavera.


Un uomo così.

Ti guardo, mentre seduto al tavolo della cucina, riempi schemi di parole crociate.
La finestra alle tue spalle lascia filtrare raggi di sole che ti illuminano la schiena. Sembra quasi vogliano accarezzare il tuo corpo. Sembra quasi vogliano darti calore.
Chiuso, tra una definizione e l’altra del tuo beneamato passatempo, scosti lo sguardo dai segni vergati a matita sulla carta porosa della rivista, solo per riempire il bicchiere col vino che versi da una boccia piena a metà. Vuota a metà.
Ti guardo. Vorrei davvero che quei raggi di sole ti dessero calore e ti “illuminassero” il cuore.
Ripenso agli ultimi mesi trascorsi tra un pronto soccorso ed un altro. Alla corsa in una notte di giugno. Alla pena provata nel vederti ansante, sfinito. Alla percezione, alla meraviglia quasi, del pensiero che scoccò in quel momento: all’idea che la tua fine fosse arrivata.
E comunque sei qui, silenzioso in un pomeriggio di festa: isolato nel tuo mondo dal quale non esci se non per un sorriso sporadico da regalare a qualcuno di passaggio o, ancora più spesso, per lasciarti andare a rimbrotti che raggiungono apici infami quando decadono in male parole urlate con voce strozzata e morente, sì, essa morente, in bestemmie lanciate come sassi contro il mondo e su noi.
Noi, che ancora ti guardiamo. Con occhi diversi però di quando innocenti, abbiamo creduto che il tuo modo di presentarti in casa fosse quello che la tua figura richiedeva.
E’ stato col tempo che abbiamo capito, scolpendo i nostri giorni nell’immaginario delle tue accuse, ferendoci in ogni istante vissuto col peso di errori immensi commessi a tuo danno.
Darei chissà cosa per riuscire ad allungare una mano, fino ad accarezzarti la testa ormai bianca.
Ma non ci riesco perché da te carezze non sono arrivate mai. Ed io non mi sento così “buona” da non ricordare, anche se tu adesso hai la pelle macchiata dal tempo e le tue mani non sono più quelle lisce e forti di allora.
La tua voce e la tua rabbia mi mettono ancora paura.
Le tue mani che non hanno mai dato amore me ne mettono ancora di più.
Il tuo profilo, i tuoi occhi, sono un po’ anche i miei: mi danno per questo.
E a distanza di tempo, nel momento in cui ti trovo ancora ad urlare e inveire, confermo la mia distanza da te.
Da te e dai tuoi affanni, dalla tua gelosia, dai tuoi modi ingiuriosi.
Da te e dalle tue mani.
Peccato tu sia un uomo così.




Scala A, terzo piano, interno 10

La casa, al terzo piano rialzato di quel palazzo giallo è ancora là.
I muri, scrostati in più punti, ricordano tempi passati in cui il suo colore era bianco.
I suoi occhi affacciati sul mondo erano verdi, così come le timide ringhiere dei balconi: tondini esili, bombati e distanti tra loro, quel tanto da incutere paura del vuoto.
A nulla servivano, allora, i vasi di gerani francesi colorati, collocati a bella posta su quel balcone . La caduta nel niente dei loro rami lunghi e chiassosi invitava la vista ad andare oltre, lì dove non si voleva arrivare.
Si mostra destando stupore, quel palazzo del vecchio quartiere, nasconde ricordi bambini. Meraviglia che, il tempo trascorso, non abbia tirato giù i mattoni fino a mettere a nudo le anime fredde di cemento armato che riposano anonime tra strati di malta, di sabbia, di tufo e vernici.
Il portone non è più lo stesso.
Il vetro ed il ferro pesante stanchi di sbattere pesantemente le loro virtù, hanno lasciato il posto ad uno sterile pezzo d'acciaio, vestito di un finto noce che non lascia più trasparire quella speciale visuale, un po' triste ed anonima, di una guida di plastica lunga, circondata da vasi con foglie verdi e giganti.
Quella striscia si lasciava calpestare benevola, muta, con i suoi colori che dapprima sgargianti avevano, col tempo, assunto dei toni modesti e, per questo, ancora più caldi e più veri.
Passi stropicciati lungo le scale, niente ascensore, no, no.
Gradini che hanno visto passare le vite e che, nella loro continuità, su fino all'ultimo piano, hanno ascoltato discorsi, raccolto confessioni e lacrime ed urla e risa di gioia.
Io, adesso, che osservo da lontano. Cerco un ricordo e se ne affacciano mille.
Tra le scale e corse di bimbi. Io pure.
Scala "A", Scala "B".
E pane e zucchero a rifocillare stomachi affamati di crescere tra vita vera e storie. Ad indorare col dolce sapore quel poco che era e che c'era.
L'odore dei pomodori in conserva ad agosto, dei minestroni e del brodo in inverno.
Tutti a saper tutto di tutti. E a respirare odore di cavolo cappuccio, di verdure a lessare di segreti da scoprire.
Dietro ogni porta la vita che andava.
E famiglie e giovani coppie. E figli da sfamare e donne a casa e mariti a lavorare.
La televisione da scoprire, il primo canale, il secondo verrà.
Un pizzico ancora di felicità. Tra i muri dipinti a nuovo, tra le sfumature di un verde pastello che fu.
Mi vedo a spiare quel tempo.
Ritorno indietro con gli anni. Mi chiedo dov'è che quel sogno si è poi spezzato.
E se tra quelle mura io avrei mai immaginato, di essere un giorno così, come sono.
Rivedo una stanza da letto e sul letto una donna e il suo pianto.
E' lì, adesso lo so che il sogno morì.
In un giorno qualunque sorpresi l'infanzia andar via.
La chiamai da un balcone sospeso nel tempo, nascosta tra gerani e vasi di coccio incastrati.
Andai oltre il vuoto e mi chiamai poi per nome.
Ma l'età che era stata non mi ascoltò.
Si girò per un solo istante. Un sorriso furtivo, per me.
E poi se ne andò.
Torna in alto Andare in basso
Nuccio Pepe
Top
Top
Nuccio Pepe


Numero di messaggi : 1010
Data d'iscrizione : 13.12.08

Susanna C. Empty
MessaggioTitolo: Re: Susanna C.   Susanna C. Icon_minitime8/9/2009, 08:29

leggo, medito,...voto.
Torna in alto Andare in basso
http://www.nucciopepe.wordpress.com
Marco Naldi
Top
Top
Marco Naldi


Numero di messaggi : 369
Data d'iscrizione : 06.01.08

Susanna C. Empty
MessaggioTitolo: Re: Susanna C.   Susanna C. Icon_minitime8/9/2009, 09:00

ma la lei del primo racconto.... è Sharon Stone? Laughing

Vado a fare il mio dovere di ligio elettore.
Torna in alto Andare in basso
Ospite
Ospite




Susanna C. Empty
MessaggioTitolo: Re: Susanna C.   Susanna C. Icon_minitime8/9/2009, 16:38

belle pagine
letto
caffeino e entro nella cabina elettorale

ciaooo
Torna in alto Andare in basso
Daniela Micheli
Admin
Admin
Daniela Micheli


Numero di messaggi : 14694
Data d'iscrizione : 04.01.08

Susanna C. Empty
MessaggioTitolo: Re: Susanna C.   Susanna C. Icon_minitime16/9/2009, 20:51

Ma io votai, Sue?
Cribbio... non lo so davvero...
Torna in alto Andare in basso
Contenuto sponsorizzato





Susanna C. Empty
MessaggioTitolo: Re: Susanna C.   Susanna C. Icon_minitime

Torna in alto Andare in basso
 
Susanna C.
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» ASSENSO - SUSANNA COSTA
» STAGIONI - SUSANNA COSTA
» AIUTATI CHE DIO T'AIUTA - SUSANNA COSTA

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
 :: Prosa e Poesia :: Prosa-
Vai verso: