Eccolo.
Sì, è lui. «Oggi è già ieri», è il matto che parla «ma è domani quando iniziò la fiaba, quella ambita», insiste nel suo sproloquio «sognata da bimbi cresciuti...ragazzi come noi. Rideremo poi? nei laghi di vita celeste?».
Si rende ben conto che il tutto nacque leggendo i contrasti in cui ci specchiamo.
Crede gli altri tali a lui...egli, anima semplice, attratto dal libro della tentazione, sino ad insistere nell'assurda lettura, sino a trasmutare carta ed immagini.
Venne infine «a cosa serve parlare?», il vocio è soffuso.
Insistette.
Sino a far lo stomaco duro: il male interiore è la ragione che teme l'abdicare all'animo e all'istinto. La vita esplode e si ribella, vuole godersi l'esistenza nonostante ogni cosa si rivolti contro di noi.
Sì, è vero, ma non è possibile.
Eccolo: vuole piangere; non ci riesce.
La rabbia gonfia l'uomo che osserva intorno a sé; serra i pugni, digrigna i denti come un cane rabbioso, abbandonato da chi ha saputo fingere, da chi ha voluto attingere senza mai dare...cosa? Ciò che tutti si crede sia amore.
Il delirio è certezza, il delitto incertezza; la mente s'ammala così.
Si sfoga, vivida come il sangue che scorre, nelle vene, ed eccita.
Il “matto” al ritorno ha china la testa.
«Anche oggi diverrà domani», è il suo mesto declamare.