Pane e tulipani

Non si sono accorti che sono rimasta qui.
Posso capire che gli altri della compagnia non notino la mia assenza, ho un semplice abitino a fiori che passa inosservato, al pari della mia figura di casalinga di mezza età: né grassa, né magra. Né alta, né bassa.
Ma che il compagno di una vita e i figli che con lui ho generato mi lascino qui, alla toilette del casello dell’autostrada, è inconcepibile davvero.
Ed ora che faccio?
“Scusi, me lo darebbe un passaggio? Sì, Venezia è perfetta, stavo proprio pensando di andare là, non ci sono mai stata in vita mia. No, non ho bagaglio, solo questa borsetta. Grazie, lei è molto gentile”.
Viaggio piacevole, ho anche dormito e il mio autista è stato molto gentile.
Ecco Venezia… E’ una città sonnolenta, lenta, che induce al romanticismo, come il signore che mi sta fissando con i suoi occhi scuri e mi sta invitando a seguirlo, mi vuole portare a ballare nella sua casa.
Mi deve aver visto decisamente fuori luogo e smarrita, per darmi ospitalità stanotte.
Ha la casa che gli assomiglia, piena di libri, come credo siano le case di chi con le parole si è nutrito. Dice che è un filosofo.
Io mi sono nutrita a pane.
La sua vicina di casa è molto gentile, mi ha fatto un massaggio rilassante e mi ha indirizzato dal fioraio all’angolo, dice che cerca una commessa.
Il fioraio è stato gentile ad assumermi.
Chissà che farà Antonio a casa. E i ragazzi?
Strano, è la prima volta che ci penso da quando mi hanno dimenticata sull'A1.
Sarà questo odore di pane appena sfornato, che si mescola a quello dei fiori del negozio che mi ha fatto pensare a loro.
E’ un odore che non avevo mai respirato prima di oggi.
Domani torno a casa, dico ad Antonio ed ai ragazzi che mi sono stancata di mangiare pane.
Io voglio nutrirmi a tulipani.