Ho nostalgia di un tempo che non fù mai
se non nella mia mente,
nei giardini della mia fantasia,
dove la parola è un dono da tenere in serbo
per quando il silenzio fuori è troppo forte
e il peso dell'invisibile tale
da schiacciare carne e anima, mescolandoli.
Autoesilio, nei vicoli tortuosi dei miei pensieri,
dove ogni ricordo ha un lontano sapore di rugiada
(ma vivissimo, come l'esplodere di un temporale)
e ogni convinzione è prigioniera solo di se stessa.
Lì mi cullo nella malinconia di una vita
vissuta solo nei dintorni di ogni cosa.
Microcosmo dentro, cellule di stelle,
infinito infinitesimale in cui perdermi;
scaffali di polverosi desideri disattesi
che ancora attendono
nel bianco o nero della loro follia.
Fuori, giochi beffardi di segni profetici
a creare l'illusione di un destino
che non giunge mai a compimento.
Ma qual è la vera follia:
chiedermi ancora chi sono
o volerlo sapere veramente?
Stefania Menegatti
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