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 Il viaggio (riproposta)

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Mario Malgieri
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Mario Malgieri


Numero di messaggi : 1878
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MessaggioTitolo: Il viaggio (riproposta)   Il viaggio  (riproposta) Icon_minitime1/11/2009, 10:16

Oggi è il giorno giusto per riproporvi, appena editato anche seguendo le vostre critiche, un brano apparso con altro titolo nei laboratori di scrittura.

Lungo il viaggio

Una strada male asfaltata che sale tra tigli e muri a secco, da un lato la montagna già punteggiata dalle margherite e, nell'ombra del vicino bosco di castagni, le prime viole.
A lato una casa isolata, dipinta di giallo, tre gradini sotto un portoncino verde che si apre sulle strette scale d’ardesia.


- Sento qualcosa, ho sempre avuto come un diapason interno che si mette a vibrare, mi accade solo quando sto per entrare in sintonia con un luogo speciale.-
- Tu hai ancora questi legami, dovresti liberartene, sono pesi inutili nel cammino; io ho smesso da tempo di prestare ascolto, ma per me è stato facile, io non sono mai nata davvero.-
- Avevo ragione, guarda!-
- A me pare una casa come ce ne sono tante, a mezza costa dove il monte è ancora dolce, né bella né brutta.-
- La riconosco perfettamente, non è un luogo qualunque dove ho abitato, è la casa della mia felicità.
E’ assurdo, dopo tanti anni tutto è cambiato tranne questo luogo.-
- Non contano gli anni, noi cambiamo, ci consumiamo, i posti mutano, vengono abbandonati, sventrati, oppure mercificati. Solo i ricordi non cambiano e questo è un ricordo.-
- I ricordi… o sarà la nostalgia che rende tutto più bello?-
- Hai ragione, la nostalgia è nell’anima, i ricordi sono nella mente; chi non ha corpo non ha ricordi. Ma la nostalgia, quella sì.-
- La vibrazione mi sta percorrendo tutto, devo entrare.-
- Non farlo, il dolore infierisce dove già aveva iniziato a corrodere e tu soffrirai; te lo ripeto, dovresti invece liberarti da tutto questo e andare avanti nel viaggio. In fondo, è stato solo un breve sogno.-
- Tu resta fuori se vuoi, lo capisco. Io entro, è l'ultima volta, è una promessa.-
- Allora ti accompagno, anche se forse mi farà male.-
- Secondo piano, porta a destra, un campanello di quelli con la chiavetta da girare. Ma noi non vogliamo svegliare nessuno. Ecco, si entra nel soggiorno. Lì c'è la credenza con la vetrina per la cristalleria, il ripiano con la radio, il tavolo, e sulla parete a sinistra la libreria, l'orgoglio della casa.-
- I libri? Mi piacerebbe averne letto qualcuno, so che ci sono persone che li amano molto.-
- I libri, che oggetti meravigliosi, sono come specchi, vi vediamo ciò che è già dentro di noi ma non avremmo mai potuto scorgere senza il loro aiuto. Guarda, qui sono centinaia, dalla storia alla filosofia, dai romanzi ai saggi. Tutti vissuti, letti e riletti, edizioni ormai rare a fianco di altre recenti; i libri entravano e sono sempre entrati, ma non uscivano mai.-

Un uggiolare, poi… tic tic tic, il picchiettio ravvicinato di zampe ungolate che martellano sul pavimento.

- Lui, il mio cagnone, dolcissimo e vigile come sempre, ma come può essere?
- I sensi degli animali sono più acuti, e ne hanno di più. Quanti non so, ma certo vedono e sentono cose che a noi sono negate.-
- Là c’è la cucina con la stufa a legna e i suoi cerchi di ferro da togliere e mettere per infilarci le pentole. Il fuoco acceso la mattina presto, la sera le braci nel prete in legno per intiepidire il letto. C’è la vaschetta per scaldare l’acqua, l’unica acqua calda che si poteva avere. E lì c’è la cassetta per la legna.-

Un frullo di piccole ali, il volo di un passero che esplora lo spazio della stanza e poi si posa in alto, sulla credenza. Reclina il capino, lo mette sotto un’ala e torna a dormire.

- Il passerotto! L’abbiamo raccolto a primavera, implume caduto da un nido. Mia mamma l’ha nutrito con imbeccate di mollica inzuppata nel latte e poi, quando le piume sono spuntate, altri bocconcini di carne, mosche e becchime. Pensa, lui non è mai fuggito di casa, si posava sulle nostre spalle e ci becchettava le guance, mangiava a tavola con noi e ci salutava felice al nostro rientro.
E col cagnone ci giocava, si divertiva a tirargli i peli. E lui, paziente, ci guardava con l’aria di dire: “Lo faccio per voi, se no questa impertinente briciola pennuta me la mangerei in un boccone”.
- E poi, com’è finita?-
- E poi un inverno… per stare al caldo lui si metteva sulla legna, nella cassetta vicino alla stufa. Mia mamma arrivò con i nuovi ciocchi e non lo vide. Lui, fiducioso, non fuggì. Morì così, sulla mano di mia madre in lacrime, schiacciato da un pezzo di legna.-

Il cane continua a uggiolare piano. Una voce dalla stanza.
- Cosa c'é? Vai a cuccia e lasciaci dormire!-


- Mio padre!-
- Nostro padre, anche se io non sono mai nata, è pure mio padre.-

Il cane smette il suo mugolio, si guarda intorno e poi si dirige svelto non verso la cuccia, ma nella cameretta del suo padroncino. Un colpetto col muso sulla mano sporgente dalle coperte e si acciambella sullo scendiletto.

- Sono tornati tutti a dormire, guarda come sono sereni mamma e papà. -
- Li ami moltissimo, vero? Io non so cosa provo, non li ho mai avuti realmente, se non in senso biologico e per un battito di ciglia. Ma la biologia non ti culla, non ti allatta, non ti coccola quando cadi in cortile e ti fai male, non ti aiuta a fare i compiti. Deve essere stato molto bello per te.-
- Certo, è stato bello, hanno fatto tutto quello che potevano, e di problemi ne avevano tanti, alcuni li ho saputi solo quando ero adulto, troppo tardi per apprezzare ancora di più ciò che avevano fatto.
Dici che possiamo far loro una carezza?-
- Certo, non lo sapranno mai, ma farà bene a noi.-
- Ecco, adesso possiamo uscire.-
-Non vuoi rivedere… ? -
-Forse, sì andiamo, è qui, nella cameretta accanto.-
- E’ un bel bambino, ha undici anni, vero?-
- Sì, undici, va in prima media. Voglio dirgli qualcosa, è strano ma queste parole le ricorderà per tutta la vita. E poi una carezza pure a lui.-
- Allora anch’io gliela farò, in fondo poteva essere mio fratello.-

Il bambino dorme col cuscino sopra la testa, scomposto nel lettino. Il cane si sveglia, si alza e fiuta l’aria, nervoso.
Fuori, dalla finestrella che dà sul bosco, un primo chiarore accompagna il fruscio delle foglie del platano più vicino. Si è levata la brezza dell’alba.
Il bambino cambia posizione, accenna un sorriso ma non si desta.
Il cane si accuccia di nuovo sullo zerbino, ma non dorme: gli occhi continuano a perlustrare la stanza e le narici si allargano di continuo nel tentativo di catturare ogni minimo segnale odoroso.


- Abbiamo sbagliato, non dovevamo entrare, è un paradosso essere qui.-
- Un paradosso? E chi lo saprà mai? Io poi non sono mai esistita e nulla potrà cambiare la situazione in qualsiasi modo.-

- Mamma, papà, esistono i fantasmi buoni?-
- Tesoro, io ho sempre pensato che se esistessero sarebbero di nostre persone care, come i nonni, o gli avi, e che certo ci vorrebbero bene. Ma perché me lo chiedi?-
- Io ne ho sognati due. Mi hanno fatto una carezza e uno mi ha detto, ma non ho capito bene, che devo essere felice, che questo è stato il momento più bello della sua vita nella casa più bella. Ma non mi ha detto chi era.-
La mamma impallidisce un poco, anche il padre ha un moto di sorpresa. Appena risvegliati si erano raccontati il loro strano sogno. E non avevano trovato una spiegazione.
Negli occhi di entrambi un attimo d’incertezza, poi la mamma si siede ai piedi del letto e sorride pensierosa.
- E' strano, abbiamo fatto anche noi un sogno dove c’erano due persone, e una ci accarezzava. Ma a noi ha detto solo "ciao mamma, ciao papà, vi volevo tanto bene".-
- Ma perché erano due a chiamarvi mamma è papà, io sono solo.-
Un lungo sguardo tra i due adulti. Non era ancora il momento.
- E’ vero, ma avresti potuto non esserlo, un giorno ti racconteremo quello che è accaduto tanti anni fa.-


- Lo sappiamo quello che accadde, e tu piccola sorella lo hai saputo sulla tua carne. Eppure c’è il perdono in te.-
- Io so che se non fosse accaduto, in questa casa non si sarebbe mai accesa la gioia. Non può esserci gioia senza una madre. Io non ho avuto bisogno di perdonare.
Ma è tempo che si vada, dobbiamo riprendere il nostro viaggio.-

Il cane si alza e va verso la finestra, la coda accenna un agitarsi nervoso.
Le tendine bianche si muovono piano, come se una brezza le avesse appena sfiorate.
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Giampiero Pieri
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Giampiero Pieri


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MessaggioTitolo: Re: Il viaggio (riproposta)   Il viaggio  (riproposta) Icon_minitime1/11/2009, 11:20

Oh sì. Me la ricordo questa pagina. Ottima riproposta. Non so esattamente cosa hai rivisto, mi sembra che sia perfetto così. Molto dolce, anche quando parla, senza rancore, quella vita non voluta. Ci sarebbe da dire su questo, ma è un argomento troppo controverso.
Complimenti, p.
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Luca Curatoli
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MessaggioTitolo: Re: Il viaggio (riproposta)   Il viaggio  (riproposta) Icon_minitime1/11/2009, 11:36

mie è piaciuto quel dialogo, tra chi è dentro la storia e chi non ha potuto entrarci.
sebbene, forse per via della mia fretta, di arrivare al dunque, mi sono sfuggiti i rapporti tra i protagonisti, in questa scrittura priva di nomi e labile di pronomi personali.

c'è un rapporto interessante tra il dentro e fuori qui e
se non fosse per questa frase sulla quale vorrei indugiare

- Hai ragione, la nostalgia è nell’anima, i ricordi sono nella mente; chi non ha corpo non ha ricordi. Ma la nostalgia, quella sì.-

tutto scorrerebbe come dovrebbe scorrere
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Il viaggio (riproposta)   Il viaggio  (riproposta) Icon_minitime18/11/2009, 17:02

La ricordo anche io. E poichè non ho notato alcun editing, significa che era già perfetta quando era nata...
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Mario Malgieri
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Mario Malgieri


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MessaggioTitolo: Re: Il viaggio (riproposta)   Il viaggio  (riproposta) Icon_minitime18/11/2009, 20:19

Daniela Micheli ha scritto:
La ricordo anche io. E poichè non ho notato alcun editing, significa che era già perfetta quando era nata...

c'è l'editing, in piccoli dettagli.... grazie per il "perfetto" ma forse è un filino esagerato.
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MessaggioTitolo: Re: Il viaggio (riproposta)   Il viaggio  (riproposta) Icon_minitime

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