Non so dire cos’è
che leggera
mi porta.
Non so dire cos’è
che ho perduto
in soffitta.
Non so dire cos’è
che fa celebrare
oggi il mio nome.
So che al mattino
pronunciando le labbra
mi mettevo
il rossetto.
So che il diavolo
m’abitava rosso
dirimpetto.
So che fui
legittima figlia
del fiore del cavolo
cresciuta nel giardino
incantato di sbarre
dove ricca cresceva
la lirica, sorella,
della maledizione
riversata
che mi fece donna
in poesia.
So che la morte
ben spesa non esiste.
So che spesso
la mente mal resiste.
So che varcavo
di bianco stesa
usurati portoni.
So che vivo
con gatti giocando
tra passo
ai quattro cantoni.
( ad Alda)