Lettera a mia sorella.A dirlo alle nuvole stamane
che il sole l'ho rubato
nel cappello che mi porto,
e il mondo non ha senso senza
questo correre da solo !
Anche lui non si ferma e io che
ci posso fare se l'insegna
che mi porto in cuore indica
la terra.
Inseguo ciò che saremo,
perchè il mio mondo è il centro
di un edificio eterno
che è familiare e terso,
ed è sereno;
te l'ho promesso
Arianna.
Non si muore solitamente,
è un caso eccezionale che ci coglie
ogni mattina simbolica,
e l'eccezione della porta accanto,
è la testa china al mormorio
del gelo di quei quattro figli
di puttana, che ti bussa alla finestra
e loro alzano il riscaldamento,
come se la colpa non esistesse.
E invece c'è, l'ho trovata
nella tazzina infondo al mio caffè,
e non m'ha detto molto, era banale.
E trovo divertente rubare alle porte
il bussare incessante per regalarlo ai
miei pensieri,
e farmi guidare dalla livella di sangue
nei miei occhi neri, come foglia in combustione.
assaggiando il miele del tuo destino
come se fossi un'ape destinata a
morire per una qualche regina.
Non sono Inglese, ed ho scoperto
che la matematica regge il mondo,
povero me,
son rovinato, cerca di capire il momento.
Ma la mia vita è sentiero di rami,
proprio ieri ne ho visto uno e ho gridato:
Un ramo è morto !
Le querce qui sfilano come modelle
di intime nostalgie non dette,
e il raccolto della tua essenza ha dato
i frutti più belli,
quelli della tua bocca, melograni
senza stagione, che mi balzano agli
occhi ogni giorno
da quando guardo fuori e non dentro,
il mio mondo.
Vivo tra bianco e nero questo grigio
candore, che sà di sogno ma anche
di dolore, e non bado alle ghiande
e alla nostalgia, mentre sale il fumo
e la mia condanna, e accendo il motore,
sempre ti scrivo, sempre difenderò
il mio e il tuo bene,
anche da qui sulla montagna dell'orrore.
Amo[n-]r[a]fu