NON L'HO MAI DETTO A NESSUNO - DIVAGAZIONI LATERALI

Non l’ho mai detto a nessuno, ma qui, fra noi, posso confessarmi.
Da tempo osservavo mio figlio, calato in quella disgraziata età che è l’adolescenza. Musi lunghi o quanto meno assenza di comunicazione, chiusura verso i genitori e conseguente apertura verso gli amici. E se gli amici fossero stati “ il branco?”
Sentivo la sua insoddisfazione, se non proprio a volte la sua tristezza.
Ben venga l’età, dove tutto è passato, nemmeno le delusioni fanno male, sì è già visto il peggio. Si può dire quello che si pensa, al limite diranno che sei rincoglionita. Sei out e libera.
L’adolescenza è invece un continuo arrampicarsi per diventare, per essere o forse semplicemente per esistere, almeno ai propri occhi.
Sapevo benissimo che andava a scuola un giorno sì e molti no, ma non volevo dargli l’impressione di controllarlo, memore del fiato sul collo che esercitavano i miei, con il risultato di allontanarmi da loro sempre di più.
A mio marito non dicevo nulla, non volevo che prendesse il ragazzo di punta, facendolo maggiormente vittima del mondo, come accade a diciassette anni, quando tutto si vorrebbe fare e nulla accade.
Poi iniziarono le maggiori paure; veniva a casa tardi, a volte con le pupille dilatate, forse indizio di consumo di alcol o droghe.
Quasi vivisezionavo il suo comportamento, lo vagliavo al microscopico domandandomi se veramente non ci fosse nulla da ridire, o se ero io che non volevo veramente sapere.
Quel giovedì avendo deciso di fare il bucato, andai in camera sua e raccattai il raccattabile.
Ma guarda che collezione di calzini e magliette ci stanno qua, pantaloni neri, jeans doverosamente strappati, ma perché non mette la roba a lavare da sé?
Ecco qua, nella tasca c’è una manciata di cent. che se finiscono in lavatrice, si rompe tutta.
E qui, che è sta roba?
Gesù una scatolina da orefice, non si sarà mica fidanzato senza dire nulla!
La apro e il sangue mi si coagula nelle vene: una pasticca grossa come una caramella!
Oddio, oddio, sarà ecstasy, anfetamine, crack, o che altro?
Gesù, Gesù, lo sapevo, oddio, ma cosa abbiamo fatto di male, dove abbiamo sbagliato? Un conglomerato d’ansie, sospetti, dubbi, angosce, mi si annodò al collo come una cravatta.
Per carattere però io sono una che non si arrende e che cerca sempre una soluzione. Avrei inventato qualcosa per conoscere la verità e affrontarla, non so come e quando,  nel frattempo avrei taciuto.
Finalmente mi venne l’idea: telefonai ad Adriana, la mia collega, di lei mi potevo fidare.
Lei mi ascoltò pazientemente, cercando di tranquillizzarmi, capiva benissimo il mio stato d’animo, anche lei aveva una figlia adolescente e, come me, tremava per questa generazione così fragile e spesso portata a fare scelte che si pagano poi all’infinito.
Le dissi cosa avevo in mente di fare: avrei preso io la pasticca e lei mi avrebbe telefonato ogni ora per sapere come stavo. Se fosse accaduto qualcosa poteva sempre portarmi dal dottore e spiegare tutto.
Solo allora, trasformatosi il dubbio in certezza, avrei affrontato mio figlio. E mio marito.
Mi misi a letto, pensando che fosse il luogo più sicuro per stare male, presi la pasticca dopo aver meditato se ci voleva latte caldo o vino, che ne so io delle droghe, poi dedussi che i drogati non vanno certo in giro con un termos di latte caldo o un fiasco di chianti e optai per un bicchiere di acqua.
Aspettai non so quanto di essere allegrissima, sfasata, sdoppiata, di vedere ramarri rosa o Padre Pio.
A dir la verità un tantino delusa mi sentivo, non stava accadendo nulla. In vita mia mai mi ero fatta uno spinello, quasi quasi un’esperienzuccia non mi sarebbe dispiaciuta, che naturalmente finisse prima del ritorno di mio marito e del figlio. Sarebbe stato difficoltoso dare spiegazioni mentre svagellavo. Accesi la TV, c’era un film di cowboy in bianco e nero.
Cavolo, ma cosa si paga a fare il canone, per vedere film dell’epoca di Cartagine?
Alla fine tra uno spot e l’altro, mi addormentai, mentre pensavo che dovevo ancora mettere la roba in lavatrice.
Mi svegliò il telefono e mio figlio che strillava :
- Mamma è per te, ma non si mangia stasera, io ho fame.-
Adriana era preoccupatissima, mi chiamava da tempo, ma io con la TV accesa non avevo sentito e poi stavo sognando Clint Eastwood, quando aveva già il sorriso storto e diceva “quando un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile…ma lo diceva lui o l’altro?
Mio marito stava apparecchiando e mi guardava apprensivo:
- Che c’è, ti senti male? Perché sei andata a letto?-
-Mamma, dove sono i miei pantaloni neri? Avevo una scatolina con una pasticca per la diarrea, la mensa della scuola mi fa venire gli effetti speciali!-.
-Boh, io non ho trovato nulla. L’avrai persa! Davide ti spiace andare a comperare le pizze, questa sera non mi va di cucinare.-
Mi sedetti in salotto con un’emozione tragicomica nel cuore e la sensazione di avere perso un’occasione: cazzz, mi ero drogata con una pasticca per la diarrea!
Che squallore.