"Chi non sa sedersi sulla soglia dell'attimo, dimenticando tutto il passato, chi non sa stare ritto su un punto senza vertigini e paura come una dea della vittoria non saprà mai cos'è la felicità, e peggio ancora non farà mai qualcosa che rende felici gli altri." (Nietzsche)
- E’ bellissimo. Vero? – ci stringiamo attorno a quella culla, spalla a spalla nell’ambiente angusto e caldissimo, con occhi intenti.
E’ arrivato oggi, da pochi minuti e, siamo ancora increduli e indecisi.
E’ nelle occasioni solenni che la famiglia si stringe come un pugno. Oggi siamo qui e ci siamo ritrovati proprio tutti.
Solo per sciatteria le crepe da invisibili che sono si ingrossano, mettono radici fino a dilatarsi dappertutto. Così se non oggi, allora sarà domani, preannunciato da scricchiolii sordi che si insinuano negli attimi di felicità, però l’incrinatura presto si spezzerà in uno schianto.
Ieri lo schianto, oggi la famiglia è riunita per ricucire i legami solidi della lealtà invisibile.
E’ toccato a me ieri rovinare sotto il peso della lesione: mentre ero seduto, il bidet ha ceduto aprendosi in due come il mar rosso al mio passaggio.
Questo strumento di civiltà, bianco come un trono, ci inquieta tutti e alimenta rancori generazionali.
Sono tutti contenti che sia bellissimo il nuovo trono, però nell’aria avverto una nota pesante di biasimo: mi accusano di aver rotto il vecchio bidet.
Però qui tra tutti loro mi trovo bene, le riunioni di famiglia sono tranquille, conosco tutte le domande e anche le risposte: ci rassicuriamo a vicenda in questo bozzolo che altri hanno filato per noi, da sempre.
Le idee nuove attecchirebbero male qui dentro, le troviamo semplicemente ostili, spazzandole con il piede, distrattamente, appena arrivano a tiro.
- Bada di non rompere anche questo, ora! – la voce di mia madre mi colpisce tra le scapole, mi manca il respiro all’improvviso.
- Non l’ho rotto –
- Non si è rotto da solo comunque, dunque… -
la sua logica stringente rimane sospesa a mezz’aria, ondeggia nelle esplosioni oro delle piastrelle.
Questo bidet nuovo è inquietante, come tutti i bidet di tutte le generazioni che lo hanno preceduto.
Sembra innocuo, ma la sua malignità è sfacciata, quasi oscena: ovale perversione geometrica di ceramica bianca, perfetta e senza centro.
La storia delle mie disgrazie inizia giusto al centro della sua perfezione.
E’ deciso – Tu non sai usarlo – mi dicono , allora mi guardo intorno cercando alleati, in cerca di qualcuno che conosca la verità.
L’ho rotto perché mi ci siedo a cavalcioni, lo cavalco a cosce aperte di fronte alla rubinetteria: adoro sentire il fiotto d’acqua calda che mi schizza tra le gambe. Per questo l’ho rotto, dicono.
Mi sento perverso, lo uso contro natura. Mia madre giunge al parossismo, si siede sul bidet per spiegarmi.
Con le spalle alla rubinetteria e il pudore di non mostrare il sesso: così quella protuberanza metallica che spruzza l’acqua lambisce il culo, scivolando tra le cosce.
- E’ questo il modo giusto – urla.
Cazzo se mi sento perverso ora! Devo smetterla di andare contro corrente, anche contro la corrente della rubinetteria.
Bisogna imparare ad usare le cose nel modo giusto.
Sono confuso!
La tradizione mi aggredisce con tutto il suo peso, generazioni di liberi fruitori del bidet mi guardano e nel loro sguardo leggo lo sgomento, il disprezzo.
Non lo userò più, fino a quando non avrò capito la segreta virtù delle cose.
Volto le spalle a tutti.
Anche al bidet, finalmente!