Diario di guerra del soldato Abdul Al Khamed,
sottotenente della 5° brigata di occupazione,
ultimi mesi di guerra.
27 aprile 2045
Dopo lo sbarco in Sicilia del Fronte di Occupazione Italiana avvenuto lo scorso anno in settembre, la nostra brigata ha aiutato l’esercito a conquistare l’isola e parte di quella che chiamano Magna Grecia; dopodichè, attorno a novembre, siamo stati inviati insieme a un distaccamento libico per la conquista della Campania e del sud del Lazio. Non ci potevo credere, eravamo giunti qui, pieni di rabbia e di rancore, alcuni spinti dalla vendetta, tutti dalla speranza di liberare questo paese: ci aspettavamo di incontrare una fiera resistenza, invece, minati da lunghi anni di delusione, odio, e vuotezza, vedendoci i contadini e i cittadini in buona parte ci hanno addirittura incitato, e la povera opposizione che abbiamo incontrato non è stato difficile superarla. Con noi c’erano marocchini, turchi, libici, egiziali, libanesi, siriani, arabi… tutti i popoli che dopo la fine della guera israelo-palestinese si sono riuniti in un grande stato camito-semita, essendo l’aggressività della fazione militarista di entrambe le parti distruttasi reciprocamente. Conquistato il lazio, però, sono iniziati i problemi: abbiamo cominciato l’assedio di Roma, abbiamo fatto fatica, molta fatica. A gennaio, 3 mesi fa, siamo entrati, ma ancora per le strade c’era un gran numero di soldati e abbiamo dovuto ritirarci in attesa di rinforzi. Ora siamo accampati a non molta distanza dalle mura cittadine, stiamo fronteggiando piccoli battaglioni, sembrano quasi azioni di guerriglia. Domani ci sarà battaglia, forse sopravviverò, inshallah…
5 maggio 2045
Sono giunti i rinforzi e siamo entrati nuovamente nella capitale. Purtroppo abbiamo scoperto che in questi giorni è stato costruito un muro, dietro a S.Pietro: la cattedrale è nostra, ma non possiamo più avanzare. Tra la gioia degli islamici, parte sarà trasformata in moschea, parte invece, per la contentezza degli ebrei, sarà invece adibita a sinagoga. è dolce il canto dell’imam alla sera, sembra di essere tornato a casa….
10 giugno 2045
Il fronte si è stabilizzato, i partiti razzisti ed estremistico-religiosi di questo paese hanno la parte nord, dalle alpi al muro, noi quella sud. Le milizie volontarie politiche hanno presidi in ogni città per rinforzare l’esercito regolare: ci daranno fastidio. Quante morti inutili…
7 settembre 2045
Da Roma a Siracusa ora vige la Democrazia! La dittatura precedente è stata sostituita da un governo provvisorio. Speriamo che la storia non si ripeta…
9 ottobre 2045
Uno strano figuro si aggira per le nostre file, non sembra un soldato, non sembra arabo…
2 novembre 2045
La figura che girava il mese scorso, ho scoperto da fonti sicure che è quella di un italiano, non si sa come si chiami, non si sa che volto abbia, ma pare che stia passando informazioni e organizzando una resistenza nella parte a nord del muro. Inshallah, forse possiamo proseguire.
17 gennaio 2046
Siamo avanzati fino in Emilia-Romagna, manca poco… Ho discusso molto con Lupo Solitario, così si fa chiamare l’italiano. Mi sembra una brava persona… strano, in guerra non ci sono mai brave persone, e se ci sono, smettono in fretta di esserlo.
25 aprile 2046
La conquista è terminata e l’esercito è sciolto! Allahu Akbar, possiamo tornare a casa! Sono già in progetto la costruzione di scuole pubbliche, edifici di culto per ogni religione, associazioni per la professione di ogni tipo di opinione od obiettivo, giornali di ogni tipo e ogni lingua, i partiti sono stati aboliti, il vaticano pure: ora esiste solo la Chiesa, come insieme di fedeli e di preti, niente più gerarchie ecclesiastiche né privilegi politici e religiosi. La lingua ufficiale è l’italiano, ma ogni dialetto è stato protetto e si stanno catalogando le tradizioni e le culture di ogni singola etnia italiana perchè sia conservata e ricordata per sempre. Ovunque sorgono biblioteche, le università abbondano di studenti, la conoscenza rifiorisce. A protezione dei cittadini è rimasta una polizia popolare, non esiste più un esercito, ogni ordigno trovato è stato disarmato e tutte le armi distrutte.
6 maggio 2046
Oggi torniamo a casa, mia moglie mi aspetta e voglio conoscere mio figlio, nato mentre ero qui. Giunto a casa pregherò Allah per le anime che ho dovuto mandargli: ho cercato di uccidere meno persone possibile, e molte di esse erano poveretti come me e i miei compagni. Al porto ho rivisto l’italiano. Non ho resistito. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto:”perchè ci hai aiutati?”, mi fu risposto:”Dopo una vita tanto travagliata, per dare degna sepoltura all’Italia”, “Ma come?” gli ho detto, “l’Italia è rinata, guardala, è bellissima, e tu dici che è morta?”. Disse:”L’Italia non è mai esistita se non nel sogno di qualche folle rivoluzionario, apparso dal nulla e scomparso dopo una breve pacca sulle spalle nella nebbia della storia”. “Ed ora cosa farai?” gli chiesi, “me ne andrò” mi disse, “non mi troverà più nessuno, sono stanco, tutto ciò che voglio è pace e so che, qui in questa penisola, non ci sarà mai pace”. Scossi la testa mentre se ne andava e spariva alla vista tra i fumi del porto; quando mi girai di nuovo verso il bel paese, dal ponte della nave che mi avrebbe portato al volo per casa, vidi il sole tramontare dietro gli appennini tra i mille riflessi del mare adriatico: in quel momento pensai che, forse, se n’era andato l’ultimo italiano…