Cara Ester,
stanotte ti ho sognato, non ricordo com'era il sogno, so solo che tu c'eri .
Mi piace pensare che tu abbia voluto mandarmi gli auguri per Natale,ma non ci credo veramente.
Ricordi quando facevamo i preparativi per la cena della vigilia?La sera era nostra , era degli amici ed era della nostra allegria , dei doni pensati e non comprati a caso. Tu poi eri un vulcano di idee. Ti ho sempre un po' invidiato per questo. Ogni tanto ti penso, non troppo spesso perchè mi fa male ma ogni tanto resisto e ti penso. Penso a quanto eri forte, a quanto eri viva a come hai sfidato il terribile percorso che hai dovuto affrontare. Un po' l'abbiamo affrontato insieme, ho cercato di starti vicina come potevo . Io, più vigliacca di te che chiamavi le cose col loro nome , che non ti sei mai nascosta dietro le illusioni.
Sei arrivata fino in fondo col sorriso, con la tua risata che a volte mi sembra ancora di sentire . Ricordi, insieme a te ce ne sono tanti: il mercato a Tortona dove facevamo i nostri “affaroni”, e alla fine, io ti portavo le borse con i carciofi perchè non avevi più forza nelle mani,le serate con gli amici al ristorante messicano dove regolarmente mi insultavi perchè ti consigliavo cibi troppo piccanti. Tu mi dicevi:-Ma come cazzo fai a mangiare questa roba? Sei fuori?
E poi le cene a casa tua e a casa mia . La più bella, la cena cinese, te la ricordi? Abbiamo cucinato spaghetti di soia che nemmeno il cane ha voluto assaggiare.
Però stavamo bene vestite da geishe, con gli occhi truccati con la riga, il cuscino sul sedere, e il copridivano indossato come un kimono. Fantasia ne avevamo da vendere.
Ma poi a parte quello, tu riuscivi a tirare fuori da me le cose che non raccontavo a nessuno, riuscivi a farmi esternare dubbi e paure e ad esorcizzarle. Quanta forza , eri una roccia . Ma non ce l'hai fatta nemmeno con tutta quella forza. Avrei voluto starti ancora più vicino, ma avevo anche mia mamma malata, lo sai, mia mamma che ti ha raggiunto l'anno dopo. Spero che esista l'altra dimensione, quella di cui discutevamo per ore, forse solo per sperare, per darci il coraggio di andare avanti con quell'angoscia che ogni tanto ci prendeva. E allora ,si piangeva insieme, eravamo libere di piangere insieme, senza vergognarci dell'attimo di debolezza. Ripenso a quando arrivavo a casa tua , avevo le chiavi, e tu dormivi il sonno di piombo della morfina; io mi sedevo lì accanto fino a quando non ti svegliavi, e quando mi vedevi col giornale sulle ginocchia mi dicevi”Ciao”, solo ciao ,e mi sorridevi . Basta, ti saluto ora , spero che ogni tanto tu e la mia mamma vi facciate compagnia. C'è anche tuo padre ora lì, stroncato dal dolore ti ha seguito quasi subito. Ovunque tu sia , ti voglio bene. Buon Natale
Emma