La squilla li annuncia tonante,
cupeggia il rullar dei tamburi,
rimbomba quel passo assordante
dei prodi che avanzan sicuri.
Fra i monti dal piano più aprìco
garrisce un vessillo nel vento,
spauri l'arcigno nemico
che scorga cotanto portento.
E allor sian l'onore e la gloria,
che guidano il fato e la mano,
a scriver col sangue la storia
del fiero che uccise il villano.
Ed ecco, dall'ala sul fianco
si mostran coruschi al sereno
color che, togati di bianco,
a parola mai vennero meno.
Gli scalpita e sbuffa l'arcione,
son pronti allo stupro ferace,
e il sangue del vinto in tenzone
è il sol che gli sporchi il torace.
Si fionda la torma dal colle
di polvere s'alza una nube,
qual gloria vedranno le zolle
tra i morti nel fango più rude!
Così, tra quei corpi virtuosi,
svuotata la voce per terra,
si chiaman vittorie i marosi
e questa, signori, è la guerra.