Strati di folte illusioni pesando sul capo
con puerile viltà, e, come solida nube
galleggia su cieli quieti e contorti,
spargon, dello stupido,
il puro sorriso.
Preghiera sommessa invoca la carne
quando carne altrui la vince,
e sospiro e ansimo bagnano il silenzio
e del gioco divino gattona la saggezza
mai mesta, mai sorta ma immota sul tempo.
La cadenza d’un attimo rintocca stridula.
Tra emozione e lezione il vissuto si tinge
delle acute risa che macchiano l’effimero
d’eterno riverbero.
Il suono della tua lingua è dormiente piacere,
ma non vile, se non la più fonda fase
dov’il piede corre su nuovo regno e il reale
si colora del tuo volere interno e taciuto.
Questa voce penetra gli strati assorti
che son elmo e finzione,
ma che or mi permetton guerregiar
nel vero conflitto dove il cuore è
terreno ardente sul quale io
son alito senz’occhio.