Domani, domani, sempre domani. Me lo dicevano pure da bambino, domani, come dire mai. Pure Via col Vento finisce con “domani”. Ma oggi niente?
Molti mi dicono che ho sempre fretta di concludere le cose, forse è vero, forse no, diciamo che mi stufo ad aspettare qualcosa perchè per me domani è oggi, eventualmente aspetto fino a mezzanotte.
Come succede con Beatrice. Lei vive a Bologna, dove lavora in un Call Center. Più o meno regolarmente intorno alla mezzanotte, quando il lavoro diminuisce, mi chiama e facciamo due chiacchere.
“Domani sono a Milano, vieni a prendermi tu?” – domani, tanto per cambiare, va bene, vengo a prenderti alla stazione.
Come ogni giorno domani arriva e con il domani anche Beatrice. Sempre solare, allegra, deve essere una caratteristica delle bolognesi, che sanno fare molte cose, non solo i tortellini.
Si prospetta un fine settimana decisamente pepato, visto che Beatrice è assolutamente travolgente, difficile annoiarsi con lei.
Si comincia subito, visto che in stazione quasi mi travolge nella sua corsa verso di me, sembra un film, ma di quelli d’azione.
Come va, come stai, soliti convenevoli, ho una fame da lupo, andiamo a mangiare qualcosa? Va bene, andiamo, intorno alla stazione di Milano c’è di tutto. Non capisco mai bene come mai, con Beatrice, anche in una banale paninoteca provo sensazioni inattese e scopro sapori sconociuti.
Eppure è un semplice panino con il prosciutto! Deve essere lei, non è che ne sia innamorato, però mi piace tanto questa telefonista bolognese. Ha una carica, un non so che’, che attira. Anche se lei non ne vuole sapere di storie sentimentali, diciamo che è di ampie vedute, molto ampie.
Come sempre ha un bagaglio estremamente compatto, di solito si porta dietro la biancheria di ricambio e poco altro, giovane donna in jeans insomma.
E pensare che ha delle gambe stupende, forse per questo le tiene nascoste, può essere che le riservi a pochi intimi, vabbè, io le ho viste. Mi basta.
Il pasto è tutto sommato veloce, lasciamo lo zainetto in macchina e partiamo per una delle sue attività preferite: guardare le vetrine in corso Buenos Aires. Per quanto mi riguarda preferirei un corso da fachiro, sdraiato su un letto di chiodi, ma a lei piace, ci vediamo di rado, facciamola questa cosa.
Naturalmente faccio a modo mio, quindi, la prendo sottobraccio e prendo a camminare piuttosto velocemente.
“Mo se non ti piaze, basta che me lo dizi!” – esclama lei, con il suo accento bolognese, alla quinta vetrina sparita alla velocità della luce.
“Ma no, Bea, lo faccio per te, più veloci andiamo, più vetrine vedi!” – le rispondo sorridendo.
“vabbè replica, magari me le guardo domani con calma”.
Domani, capito, domani da soli, lei se ne va a spasso per i fatti suoi. Gironzoliamo per tutto il corso, lei si ferma a tutte le vetrine di negozi di abiti o profumerie, io più banalmente davanti ai negozi con cose tecnologiche in vetrina. Io tiro lei davanti agli abiti, lei tira me davanti alle telecamere. Gusti diversi. Almeno per la strada.
Per il resto siamo abbastanza in sintonia, stessa musica, stessi pittori e stessi libri. Quasi un’anima gemella, ma di Bologna, mica dietro l’angolo.
Per questa sera abbiamo un concerto jazz di un gruppo sconosciuto ma che mi dicono molto gradevole. Ci andiamo con Giorgio e Fabi, con i quali ceneremo dopo, da qualche parte sui Navigli.
Recuperiamo la macchina e ci avviamo verso il luogo dell’appuntamento: aperitivo e poi via, verso la musica più bella che ci sia.
Giorgio ha la solita aria svampita, Fabi invece mi sembra scuro in volto.
Mi riservo di indagare con comodo, tanto abbiamo tempo e ci troveremo certamente da soli, prima o poi. Il poi non arriva domani, ma praticamente subito: ecco, così mi piace, non sopporto l’attesa, mi sembra tempo sprecato.
Fabi mi confida che aveva una storia in corso, ma è finita improvvisamente per indecisione del suo, come chiamarlo, candidato fidanzato? Ecco, qualcosa del genere. Queste sue storie mi fanno sempre un po’ dispiacere, mi piacerebbe vederlo felice ma per oggi dovrò contare solo sulla travolgente capacità di Beatrice di coinvolgere tutti in cose assolutamente sciocche ma decisamente rilassanti, almeno per la mente, perchè il fisico ne risente e anche di brutto.
Arriviamo al locale del concerto in poco tempo, intanto lei ha preso Fabi sottobraccio e parlano fitto fitto. Meno male, così almeno si distrae. So che finiremo tardissimo, anche questa sera, come al solito, ma non mi dispiace. Beatrice verrà a dormire da me, io ho un solo letto, il divano è scomodissimo, quindi qualcosa di interessante succede, conoscendo la mortadellina di Bologna. Bene, bene.
Giorgio più o meno apatico, Fabi consolato e io... beh, che vi frega di quel che farò dopo? Affari miei e di Beatrice, giusto?
I ragazzi della band sono bravini, suonano bene, e mi regalano una bella interpretazione di Take Five, che mi fa sempre impazzire, farei un monumento a Paul Desmond, se lo merita davvero.
Naturalmente, come sempre, Beatrice non sta ferma un attimo: il bar, il bagno, altri tavoli del locale, ogni angolo è suo, in particolare quello vicino a Fabi. Un tantino disturba il concerto questo suo saltellare, ma va bene così, tanto avrò modo di farla stare calma dopo.
Mi concentro sulla musica, siamo arrivati alle cover di Stan Getz, niente male davvero questa band. Come tutte le cose divertenti il concerto finisce e decidiamo di cenare lì, inutile andarsene in giro a piedi per i Navigli, tanto quel che ci danno qui, è lo stesso che ci darebbero altrove.
Vedo con piacere che Fabi è un po’ più sollevato.
Chiamare il cibo del locale “cena” è forse eccessivo ma con una bistecca e una bella insalata ce la caviamo bene.
Ora Fabi mi sembra decisamente più rilassato, che dicevo io?
Con Beatrice difficile rimanere annoiati o cupi, qualunque cosa accada lei è capace di fartela dimenticare.
Il clima è decisamente più rilassato quando arriviamo al canonico caffè. Persino Giorgio sembra ringalluzzito, va detto che a lui non piace particolarmente il jazz, ma le barzellette di Beatrice lo hanno messo di ottimo umore. Fabi è sollevato e io mi preparo al resto della notte con Beatrice, niente male, niente male davvero.
Guardo l’ora, sono circa le due, quindi oggi è già diventato domani.
Per fortuna è sabato e quindi non abbiamo nessuna fretta, lasciamo che il tempo scorra tra le nostre chiacchere. Almeno quelle che scambio con Giorgio, perchè Fabi continua a parlare fitto fitto e a bassa voce con Bea.
Naturalmente arriva l’ora della chiusura, ci avviamo alle nostre macchine, la notte è tutto sommato tiepida, senza luna ma tiepida.
Saluto Giorgio, saluto Fabi. Mi avvicino a Beatrice come per accompagnarla all’auto, quando lei mi guarda dritto negli occhi.
“Fabi non sta tanto bene, vado a dormire da lui, così gli tengo compagnia”.
Ma a me chi tiene compagnia?
Guardo Fabi, ha l’aria di chiedere scusa, guardo Beatrice, sorride, tanto lei sorride sempre. Scuoto la testa. Va bene, ormoni, falso allarme. Tornate pure da dove siete partiti, chè stanotte è come tutte le altre.
Beatrice mi dà un bacio sulla guancia destra, abbozza un abbraccio e all’orecchio mi sussurra: “Dai, non te la prendere, ci sentiamo domani”.
Ma sto cazzo di domani non muore mai?