Ti ho sentito pensare, mentre immaginavo lo sguardo muto dei tuoi occhi che raccontava una storia priva del suo libro.
E senza parole avevi appena detto lo stesso silenzio dietro indicibili significati.
Poi, il mio urlo improvviso, seguito da nessuna risposta, e solo intorno voci confuse a cantare la sofferenza di troppe domande.
Qualsiasi motivo è percezione dopo ogni richiesta e colpisce come un cavaliere cieco per ferire, come una spada alla ricerca di un dolore già sanguinante.
Su un percorso tracciato in un taglio, il tuo tempo è fuori binario dalla ferita che non guarisce, mentre la vita colpisce e sembra un corsa su una cicatrice inguaribile.
Come in un capitolo di pagine mai lette: nessun titolo, nessun passato, nessun tempo.
Forse il presente, ma non vi è la tua lingua a dipingere la nostra storia, se non un respiro che trattengo a mimare colori
in un pennello senza direttore.
Forse il futuro, ma non c'è nessuna scena in questo deserto diffuso se non l'intento di vagabondare, fingendo di andare, arrivando da nessuna parte.
Correremo così esausti, dopo aver appreso le nostre linee e in ogni caso dimenticando i nostri ruoli, mentre quello che sembra oggi essere in arrivo sta tornando ad un punto di partenza ignoto.
Lontani e distanti da un qualche dove siamo
per metterci in viaggio e perderci guidando, pur sapendo che non sarà la strada da seguire.