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 QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI

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MessaggioTitolo: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime11/4/2010, 22:30

“Mi sono svegliato da un incubo per ritrovarmi in questo” ||

La sua voce usciva da quel pezzo di plastica. Un registratore tascabile. Vide la stanza dove lui, solo poche settimane, gli era davanti. Una scrivania antica con due poltrone di pelle verde, una vetrina, una piccola consolle col marmo sopra e le bottiglie di liquore, i bicchieri di cristallo, i titoli incorniciati che ci si aspettava di vedere in un qualsiasi studio d’avvocato. E la finestra.

> “Non vorrei dire in quali condizione ero al momento del risveglio. Mi sono ritrovato in un letto d’ospedale e non ricordavo niente. Per loro ero solo uno dei tanti che era appena uscito dalla rianimazione. Solo qualche giorno dopo mi sorprese il fatto che non veniva nessuno a trovarmi. Possibile che fossi solo al mondo? Poi è tornata l’immagine di Anna. Alle mie domande sul fatto che lei non ci fosse, mi veniva detto che tutto si sarebbe messo a posto. Dovevo riposarmi. Che le stesse riposte stupide me le desse il dottor Manfredi, mi feriva ancora di più. Era chiaro che mi stesse mentendo. Glielo leggevo negl’occhi” ||

Il silenzio era talmente carico come se lui dovesse all’improvviso entrare e dire con la sua stretta che malgrado tutto erano ancora amici.

> “Non mi piaceva che mi trattassero come un bambino. Tutte quelle accortezze, quelle precauzioni per non turbarmi. Mi sentivo stanco, come se avessi subito una operazione. Tramavano qualcosa alle mie spalle e quando gridai che volevo vedere mia moglie, il dottor Manfredi fece uscire l’infermiera dalla stanza. Ricordo quella mattina: era tutto bianco in camera, pulito e falso. Quando mi ha detto quella cosa con quel tono di voce così basso, grave, ho buttato lo sguardo fuori dalla finestra. Si vedeva solo un cielo celeste: sembrava finto”||

La finestra era aperta.

> “Gli chiedo mia moglie come sta e lui mi parla come se le parole uscissero da un tubo. Erano esasperatamente lente; aspettavo che finisse. Me lo sentivo che qualcosa le era successo… saperla da sola mentre ero qui in ospedale. Lui mi parlava come se fossimo a pranzo o come quando mi chiedeva consigli su quali titoli finanziari acquistare. Mi dice che non la potrò vedere mai più. Mi dice che è morta e che presto mi interrogheranno. Non prima di essermi rimesso. Aggiunge che devo mantenere la calma. Ci credi che non ricordo niente di quel momento? Sento solo le sue parole nella testa. Lei è morta; non sa dirmi come; non risponde a tutte le mie domande. Un tempo lunghissimo” ||
>>| “Ricordi quella sera?” “Non so più cosa sia un ricordo e cosa no. Dimmelo tu cosa dovrei ricordare!” “In questa fase è importante che tu mi dica tutto quello che riesci a ricordare…” “In questa fase! Tu pensi seriamente che ce ne saranno delle altre? Almeno tu! Ti prego almeno tu non prendermi in giro!” “Desidero sentire le cose da te; ti ascolto senza preconcetti, ma ricorda che oltre tuo amico sono il tuo avvocato. Voglio solo aiutarti. Pietro ti faranno a pezzi e tu lo sai! Smonteranno la tua vita…” “ Lo so mi faranno l’autopsia come l’hanno già fatta a lei. Sono ancora vivo e voglio raccontare le cose a modo mio” “Adesso lo puoi fare, ti ascolto” ||

Dalla finestra si vedeva il fiume. Rispetto ad alcuni giorni fa si sera sgonfiato.

|<< “…Si vedeva solo un cielo celeste: sembrava finto…” >>|
“Litigavamo spesso. Ci vedevamo poco e litigavamo spesso. Lei è sempre stata cosi, ma gli ultimi tempi non esitava ad attaccarmi. Io la desideravo ancora, ma lei mi rifiutava. Eravamo in crisi… la differenza di età probabilmente cominciava a pesarle, anche se non volevo ammetterlo. Non ho mai pensato che lei non mi amasse più. Sapeva comunque essere presente nelle piccole cose. Era davvero poco per me eppure mi lanciava dei segnali. Ero impegnato a confermami come uomo al suo fianco, che non riuscivo e vedere altro. Come non ho potuto capire? Come ho potuto lasciarla scivolare giù, mentre lei mi chiedeva aiuto. Aiutami mi gridava. Quei suoi inspiegabili attacchi d’ira… era sempre stata così, mi dicevo e poi adesso c’erano tutti quei problemi. Troppo per lei. Davvero troppo perché non crollasse” ||

Un grosso tronco stava incastrato tra un pilastro del ponte. Faceva freddo.

>  “Volevo diventare padre. Le ho detto: mi devi dare un figlio. Lei pensò che la mia fosse una provocazione. Un’altra volta urlando, mi disse che piuttosto si sarebbe uccisa. Non diedi peso a quelle parole. Sapevo che aveva bisogno di me… col tempo si sarebbe calmata. Non so come ho potuto credere che lei potesse essere più forte di me, in quei momenti. Solo adesso la ricordo, una delle prime volte che ci siamo visti. Quel giorno sulla scogliera mi disse che non l’avrei mai dovuta abbandonare. Tremava. In piena estate. Sono stato accecato dal mio egoismo. Non ho visto quanto soffrisse. Quel giorno si aggrappava a me come se potesse cadere…” >>|
“Volevo sempre fare sesso con lei. Mi sembrava naturale. Si chiudeva a chiave nella stanza, gli ultimi tempi. Eravamo sempre più distanti. Ci spiavamo come due vecchi. Ma lei era ancora molto bella. Ero stanco. Sempre più stanco. Lei lo vedeva e questa cosa la impauriva. Io invece di rassicurarla, la richiamavo a dei doveri e le rinfacciavo tutto. Un giorno le chiesi perché non voleva diventare madre, come se questa cosa non l’avessimo già affrontata. Lei mi riparlò del suo terrore di subire dei cambiamenti nel suo corpo. Mi parlò del dolore ed io le dissi che questo non poteva essere un problema. Gridai quelle cose che si dicono per ferire. Lei si buttò sul tappeto; io la presi per i polsi e la schiaffeggiai. Mi disse che non l’avrei più toccata. E così è stato, tranne per…” ||

Sulla riva del fiume un ragazzo correva controcorrente. Allargava le braccia, probabilmente per fare dei profondi respiri. Indossava un paio di pantaloncini gialli.

|<< “...Volevo diventare padre...” >>|
“Un giorno, eravamo in vacanza, al mare… Lei raccoglie un pallone colorato e lo avvicina alle piccole mani di una bambina. Era di spalle e vedevo solo la sua ombra. La bambina non si muove. Poi Anna si accovaccia sulla sabbia; le avrà sorriso, non lo so, perché subito la bambina allungò le braccia verso di lei. Si strinse al petto quella ragazzina ed io ero lì senza fiato, a sperarci ancora. Avrei voluto abbracciarla anch’io e dirle tutte le parole che non le avevo mai detto. Avrei voluto rassicurarla, ma sapevo che questo non era possibile. Eravamo andati in quel posto dove ci eravamo conosciuti. Sembrava convinta di quel che mi diceva. Sarebbe diventata madre, questo mi disse. In un mercatino comprammo un libro di nomi. Non siamo mai stati così felici e terrorizzati di stare assieme…” >>| “Non c’è più speranza per me, come potresti aiutarmi? Dimmi cosa potresti fare per me, dimmelo come amico e non come avvocato” ||

Sulla riva adesso non c’era più nessuno.

> “Vuoi chiedermi se ricordo tutto di quel giorno? Se posso essere sicuro di…” “Non è ora il tempo per ricostruire tutto” “E quando altrimenti! Quando se non ho più tempo!” “Scusami. Scusami… non, dimmi solo una cosa, la voglio sentire da te…” “Non l’ho uccisa io ma è come se l’avessi fatto. Quel giorno stavamo montando come due cani rabbiosi. Le avevo già messo le mani addosso. Lei se ne andò nella sua stanza a piangere ed io battevo i pugni sulla porta. E’ come se l’avessi uccisa io…” “Non l’hai uccisa tu” “Sì, ti dico di sì. Avrei dovuto smetterla di chiederle cose che non poteva darmi. Ero un uomo malato e stanco; era già tanto che non mi avesse mollato. Cosa potevo chiederle di più? Poi lei apre la porta: mi si butta addosso… Aveva quel pugnale. Non penso che l’avesse premeditato di farlo in quel modo. Lei non voleva incolparmi o forse sì ma non in quel modo… Poi ricordo frammenti di immagini: la mia sorpresa sul suo volto, il vaso verde andare in frantumi… Ero già debole quel giorno e la litigata mi aveva sfinito e svuotato… Credo di essere caduto ancora aggrappato a lei…” ||

Di nuovo il silenzio. Spingere quel tasto era un po’ come chiudere gli occhi su quella storia.

>>| “ Non mi resta molto da vivere. Questa è la mia confessione. Lo sapevo già allora, ma non ho esitato a chiederle quello che l’ha distrutta definitivamente. Ho chiesto ad una donna fragile di diventare madre. Di essere più forte di suo marito e della sua malattia. Pensare che loro sarebbero sopravvissuti, mi faceva immaginare la loro vita. Invece li ho uccisi tutti e due” “Ti prego, non dire niente di tutto questo” “Basta. Ho finito. Sappiamo come finirà la storia. Ricordami quando non ci sarò più. Ricordami, ma non per questo. Oppure dimenticami” ||

C’era ancora un suo respiro, alcuni scambi tra di loro, prima che l’ospedale li separasse. Era l’ultima registrazione.
Qualcosa li univa. Adesso era in piedi, davanti alla finestra. Specchiarsi in un anta di vetro, come lui aveva fatto poche settimana fa e davvero sembrò di vederlo riflesso lì: come se un buco nero potesse risucchiarlo da quella sicurezza costruita negli anni; come se fosse lui l’uomo condannato a morte da una malattia, con una moglie che porta avanti una gravidanza: facendo crescere il dolore dentro di sé; come se fosse l’amico il suo avvocato. E lo giudicasse semplicemente perché aveva vissuto. Dalla finestra ora chiusa non si sentiva più niente. Il sole se ne era andato via.


Ultima modifica di PDG Lunedì il 12/4/2010, 15:51 - modificato 2 volte.
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime11/4/2010, 22:31

Eccoti, PDG...
Formattazione voluta o provo a sistemarla?
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime11/4/2010, 22:32

No, è voluta.
Per sottolineare...
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime11/4/2010, 22:33

E' stato semplice. Ora vado a nanna. A domani...

così la desidero. ciao Daniela
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime11/4/2010, 22:33

Sì, ho capito il perchè, PDG del lunedì.
A domani, sì...
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 07:46

Cara Lunedì (abbrevio, lo so che sei una Penna, anzi un'ottima penna) , ho letto una prima volta.
Non è facile.
Dovrò rileggere con calma cercando i collegamenti e il filo, oltre la storia di fondo.
Perchè la costruzione è complessa e sofisticata, non si lascia scoprire a prima vista.
Quindi tornerò più tardi, ora non posso soffermarmi oltre.
A dopo, promesso.
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 08:02

Buongiorno a tutti! la pdg, oddio come mi devo chiamare? la pdg verde si è alzata tardi, e ora sta sorseggiando un caffè al ginseng.

Mario prenditi tutto il tempo che vuoi, non è una corsa. A dopo.
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 09:18

ti chiamerai semplicemente PDG! Very Happy
Buona la storia, va riletta due volte per apprezzarla in pieno, giusta anche l'impaginazione che mette in risalto l'amico, che guarda dalla finestra e ripensa ai fatti, forse cercando di non giudicare. Ma è difficile non farlo!

Direi che si tratta di una penna nuova, al maschile. forse Fabio.
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 09:36

Non è un brano di facile lettura, molto introspettivo e cinematografico.
Confesso che ho dovuto rileggere per arrivare alla "storia" senza essere sicura di esserci arrivata nel modo giusto.
Aiutami a capire se ho ben capito: un uomo, geloso, ossessionato dalla sua donna, che desidera un figlio, lei esasperata, malata, confusa, stanca, si ammazza e lui è colpevole nel momento in cui esige, da una donna malata, di diventare padre, diventando assassino.
Non è che mi sia del tutto chiara la trama, PDG...
Perchè lui rilascia la confessione all'avvocato?
E' nel braccio della morte?
Alla fine, quando scrivi "con una moglie che porta avanti la gravidanza", pare poi che lei non sia più morta... Insomma, dammi/dacci un lume...
Perché per il resto la tua è una penna sicura e senza troppe sbavature, un solo refuso (un non al posto di un no) ma è una stronzata...
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 10:24

Rita, la PDG ti ringrazia e non dice se è nuova o usata.


Daniela spiego meglio la trama che in questa forma da me pensata non è di immediata comprensione.

Lei si è uccisa in maniera plateale con un pugnale, gettandosi addosso al marito. Lui (anche se nel racconto questa parte non è descritta) rovinando a terra con la moglie, batte la testa da qualche parte. Per questo si risveglia in ospedale. Naturalmente i primi sospetti ricadono su di lui, un marito possessivo, più grande di lei. Lui sta morendo. A lei le saltano i nervi già fragili. L'avvocato che dovrebbe difendere il marito è anche suo amico. Spero si capisca che l'uomo accusato di omicidio è già morto, quando l'avvocato ascolta la registrazione.
Nel terzultimo blocco (esclusi i passaggi dell'avvocato che ascolta le registrazioni) scrivo:

"...Avrei dovuto smetterla di chiederle cose che non poteva darmi. Ero un uomo malato e stanco..."

Nel passaggio da te evidenziato (quello in cui l'amico avvocato ricostruisce il filo della trama)siamo in un punto dove passato e presente si confondono. Probabilmente l'amico avvocato ricostruisce a modo sua la storia di una vita dell'altro e in qualche modo ci si identifica. Nell'ultimo blocco sono morti marito e moglie (e il figlio che aveva in grembo) però la storia è ancora lì nel registratore...
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 10:29

Umamma, rileggerò ancora dopo le tue spiegazioni...
Però non ti offendere se non avevo capito che era già morto...
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 11:18

Ciao PDG, anche io ho letto e riletto.
Alla fine ho compreso sia i segni che indicano l’uso del registratore (che in un primo momento, mi erano parsi errori di battitura) sia il senso completo della storia.
Ma ho letto tre volte, per arrivarci!
La storia è sicuramente emozionante, ma lascia che dica quello che penso: se leggendo “Guerra e pace” o “Addio alle armi” o “Delitto e castigo” avessi dovuto leggerli tre volte per capire il senso della storia, penso che mi sarei arresa.
Tu scrivi bene (anche se ci sono alcuni refusi, oltre a quello evidenziato da Daniela), ma questo non giustifica che il lettore debba metterci del suo per comprendere il senso di quanto scrivi o chiederti lumi per farsi aiutare nella comprensione.
Un suggerimento: basterebbe andare a capo quando la parola passa da un personaggio all’altro e già la comprensione migliorerebbe.
Insomma, personalmente amo una lettura più semplice e diretta anche quando i sentimenti sono complessi e forse anche contorti.

Il testo è comunque coinvolgente, nonostante la fatica!!!

Ciao PDG

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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 11:25

allora sò un genio, la trama l'avevo capita, anche se impegnandomi, ma i virgoletti neri, no, quelli non sapevo cos'erano. Mi giustifico ammettendo che non ho un registratore, ho solo la memoria ( scarsetta!) che non ha i segni neretti.
Bè no, forse non sono un genio, ho solo letto tanti gialli. R.


Ultima modifica di Rita Paleari il 12/4/2010, 15:01 - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 11:25

Io avevo capito i segni ma poco la trama...
A ciascuno il suo, tesò!
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 11:29

ah, ma io sono stata all'asilo con Aghatona Christona! flower
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 11:37

Rispondo prima a te Marghe.
Comprendo quel che dici e non vorrei essere paragonata a simili opere. Questo è solo un racconto, anche se voleva raccontare un'intera storia... per questo ho pensato al dispositivo tecnico; un modo per raccontarne solo alcuni frammenti.
Dispiace per la lettura difficoltosa ma ho ritenuto in questa occasione di non andare a capo.

Rita anche a me picciono i gialli. Sono i primi libri che ho letto.

Daniela non mi offendo. Altrimenti non avrei partecipato.

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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 11:42

Grazie, PDG gentile :-)
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 11:43

Che poi mi viene in mente una mia pagina, da leggere un po' come questa tua. E i commenti che vennero lasciati che assomigliano grosso modo a quelli che sto scrivendo io...
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Fabio Marchiò
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 12:05

Cara PDG, poichè femminile è.
La sicumera che evidenzio, è un salto carpiato triplo, ed è per me gioco, spero anche per voi, e per te, PDG.
Fremo dalle ore notturne, dall'apparizione di "Quando sono morto" per due ragioni, una il capire come postare, sono new (nessuna mia stellina giallina...:-) l'altra è il capire dopo la lettura.
Coraggio preso nelle mie mani, son grandi e forti, e via di getto a leggere cosa dicono gli altri (rassicura e traccia la via, seguir gli altri) ed ora, un po' con il fiatone son sul trampolino e mi butto.
Interessante l'idea del simbolismo digitale delle funzioni del "pezzo di plastica" quindi primo sforzo, capire la funzione, questo mi ha messo un po' di ritrosia, sentendomi "tradito" primo errore da lettore (scrivi liberamente presumo senza l'intenzione di trabochettare chi legge...).
Passo e ripasso alla lettura e m'impegno, altro demerito, se non MI fossi impegnato a leggere avrei abbandonato, quindi la storia soffre una depressione da difficoltà iniziale, ho evidenziato in grossetto il pezzo di plastica, usando "registratore" creavi una traccia immediata e bypassavi la "depressione da impegno"...ok proseguo...La storia è complessa e non chiusa, ci son tracce di memorie di relazioni non esplicite ma latenti, leggendo, emergono domande, sugli intrecci tra il raccontante, l'ascoltante, la moglie...avvocato possibile amante (ricordo di un'amicizia tradita, ricordo di un'amore impossibile e doloroso...), il medico appare e scompare, gli chiede di raccontare, che è importante, che poi l'interrogano, che ora è meglio lui parli...scarichi, il medico ha bisogno di impostare una "cura"? Stabilire uno "status" del paziente, forse amico, forse no...? scompare e appare l'avvocato, l'amico? Di chi? Perchè? E' forse sua la moglie uccisa? E' forse suo il desiderio di paternità? Garbuglio, ma ci metto del mio e questo evidenzia come la storia non sia chiusa ma aperta ad elaborazioni e finali e comprensioni diverse... Se un'uomo trattiene i polsi di una donna è per trattenerla e per farsi sentire, "ascoltami!" " non te ne vai da me, finchè non ho finito di dire quello che devo..!" è il messaggio, non si trattiene quello che si vuole colpire, si colpisce e basta e l'azione del colpire è per mandare via (passami la metafora, mandar via-distruggere-annichilire-allontanare)....questo passaggio identifica PDG secondo me come donna, dove la violenza è trattenimento attraverso la forza dei colpi, delinea, con la forza che se ti colpisco sei alla mia portata sei nel mio raggio d'azione....sei trattenuta.
Sà da sempre di esser malato? Lo sà anche l'amico-nemico-avvocato? La paternità, come ultima spiaggia per divenire immortale, quindi anche l'ultimo respiro tende e si fa padre...troppo tardi..la morte aleggia attorno al morituro, ma non sembra la sua morte fisica, sembra la morte delle relazioni, una morte interiore che lui sente e che alla fine si presenta anche fisicamente, ma ormai è già morto, qualche cosa ha già ucciso...
...elaborare i propri "lutti" è motore di vita, non per gli uomini, che non si permettono l'elaborazione ma fuggono verso altre vite (....chiodo scaccia chiodo....) orrenda citazione, ma vedo sempre così succedere in giro. Penso a lei, sottotraccia che maledisce per l'eternità, e questo spaventa, noi maschi, mi spaventa...quello che ho scritto fin'ora, so che le parole sono "pietre" forse più che pietre, e se poi è autobiografico? Non ne esco ma mi assumo al responsabilità di lasciare queste di parole, che vogliono essere "d'amore" solidarietà e conforto, perchè è cposì che viovo ed è così che scrivo.
Un abbraccio, cara PDG, potente penna che estrai da me "tutto", Fabio M.
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 12:05

è vero, si deve faticare un po' prima di mettere a fuoco chi è che parla nell'incipit e cosa gli è successo. del resto non tutte le scritture sono telefonate, nel senso che non imboccano il lettore. conosco perfino libri illeggibili per me, eppure hanno fatto la fortuna dei loro autori. un esempio è Gomorra di Saviano che ha venduto uno o due milioni di copie: mi chiedo quanti lo abbiamo letto fino in fondo. io non ci sono riuscito.

divagazioni a parte, alcuni passaggi mi sembrano addirittura troppo informativi. è un po' come se tu PDG avessi scritto con la consapevolezza di avere poco spazio per raccontarci una storia. ne potrebbe venire un romanzo e lì le informazioni si sarebbero potute disseminare con più efficacia. interessante per questo motivo, la trovata del registratore tascabile.

mi sono piaciuti gli sguardi dell'avvocato fuori dalla finestra.

in definitiva l'idea è suggestiva, seppure nella sua realizzazione ha perso un poco in scioltezza. comunque una prova coraggiosa PDG
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 12:07

elamiseria che commentone, Fabio!!!!!!
sorrido per l'incipit: mai avere certezze sulle penne, qui sopra Smile
besos
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 12:08

Wèèèè Luca, ciao!
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 12:08

Luca, concordo assolutamente sulla tua conclusione, non è facile scrivere senza farlo e far accennare... mi sono capita da sola, ecco...
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Luca Curatoli
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 12:14

è così Daniela. come Rita sono lettore di gialli... in verità ultimamente ho la fissazione per un solo autore. le maniere di scrivere s'inventano anche scrivendo e le regole sono fari per le navi che vogliono raggiungere il porto. e per le altre, in mezzo al mar?
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime12/4/2010, 12:25

Rieccomi; prima di soffermarmi sulla seconda lettura ho preso un paio di zabaioni (in mancanza di filetti di merluzzo) nel tentativo di rafforzare il mio paio di neuroni superstiti.
Ma vedo che la mia difficoltà iniziale alla comprensione è largamente condivisa da ben altre menti che la mia, quindi mi rassereno un poco.
Grazie alla tua spiegazione la trama ora mi è abbastanza chiara, anche se permane qualche zona d'ombra come evidenziato da Fabio.
Confermo il giudizio a caldo sull'abilità della penna, un'abilità che forse si autocompiace un poco a scapito del lettore. Del resto sono sicuro che se avessi voluto scrivere lo stesso racconto in una forma piana e lineare ci saresti riuscita: quindi si tratta di una tua precisa scelta di autore e come tale va accettata. Io personalmente preferisco la semplicità e la lettura "facile", ma se avessi letto in vita mia solo quel genere di scrittura i tre quarti della mia biblioteca (non piccola)sarebbero ancora intonsi.
Riconfermo il mio plauso e, per le letture facili, attenderò le altre penne della settimana., forse.
Rolling Eyes
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MessaggioTitolo: Re: QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI   QUANDO SONO MORTO - DIGITAMAN LUCA CURATOLI Icon_minitime

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