Rergina a Recife lavorava e piangeva. Pensava a Rosa e a Luiz. Aveva un gran desiderio di andare a trovare Rosa a Teofilo Otoni ma la padrona non le permetteva di assentarsi a lungo, poi con quali soldi ci sarebbe andata?
Di Luiz non sapeva niente. L'aveva visto partire per andare a spaccare pietre e il suo cuore tremava. Se avesse saputo che viveva nella strada il suo cuore si sarebbe spezzato. Quando passava davanti ai negozi dove andava a fare spese nei tempi felici, l'assaliva un dolore misto a rabbia.
Un giorno decise di andare a trovare padre Carlos. Il viaggio era abbastanza lungo ma Regina era decisa a farlo, a costo di qualsiasi cosa. Si mise in cammino all'alba quando in casa tutti dormivano. Arrivò di pomeriggio e fortunatamente trovò Carlos alla Missione. "Regina! - chiese, allarmato, Carlos quando la vide - che è successo?" "Carlos, non ce la faccio più a stare lontana dai miei figli. Non so che fine abbia fatto Luiz e non posso andare a trovare Rosa" "Calmati, Regina. Rosa, se vuoi, posso andare a trovarla io. Quanto a Luiz....preghiamo Dio. Andrò a cercarlo nei posti dove si tagliano pietre, ma ce ne sono tanti! Sarà una lunga ricerca. Questa notte puoi restare qui da me. Sei troppo stanca per tornare a Recife" "No, no, Carlos. Sono uscita senza permesso. Saranno tutti furiosi". Ripartì subito e arrivò a Recife a notte inoltrata. La casa era immersa nel silenzio e nessuna finestra era illuminata. Si vide persa. Naturalmente non aveva le chiavi. Si fece coraggio e si attaccò al campanello. Si accese una luce e poco dopo la porta si aprì."Ma dove sei stata?" - chiese il padrone, furente. "Ho tentato di andare a trovare Rosa – mentì Regina. "Eh, si! Teofilo Otoni è qui all'angolo! Hai idea di quanti chilometri dista da qui? Mi vuoi proprio prendere in giro? Dove sei stata sono fatti tuoi. Questa volta faccio finta che non sia successo niente, ma non ci sarà una seconda volta. Saresti licenziata. "Grazie, signore" Entrò in casa e andò a dormire.
Dopo qualche giorno si presentò padre Carlos. Appena lo vide, Regina l'abbracciò singhiozzando disperata. " Su, su, Regina! Ti porto una bella sorpresa. Regina lo guardò, accennando un sorriso tra le lacrime. Carlos le porse un foglio. "Leggi" - le disse. "Non so leggere" - disse Regina, arrossendo. "Non è colpa tua, Regina, se non sai leggere. Ti hanno espropriato anche di questo bene. Leggo io. E' una poesia scritta da Rosa". A Regina si illuminò il viso. "Leggi, leggi, Carlos."
Polvere
"Polvere,
quello che resta
quando un nordestino ancora
parte dalla sua terra
natale in cerca
di lavoro e sopravvivenza"
Rosa
Regina sgranò gli occhi in cui la gioia e l'orgoglio spezzavano la parola. Carlos la guardava. "Ti avevo detto che era una bella sorpresa! Sei contenta? "Grazie" - sussurrò con un filo di voce. L'abbracciò, posando la testa sulla sua spalla. Ansimava, Regina, attraversata da mille pensieri. Alla fine fece la domanda che le bruciava dentro. "E Luiz? Hai notizie di lui?" "Purtroppo no, Regina. Ho cercato tra gli spaccatori di pietre. L'ultimo che ho incontrato mi ha detto che partì improvvisamente senza dire dove sarebbe andato" Regina tacque.
Ripose la poesia di Rosa nella tasca del grembiule e salutò Carlos con una preghiera: "Cercalo ancora".
Luiz era in grande difficoltà. Mangiava quando poteva, rubacchiando e frugando nei bidoni della spazzatura, dormendo davanti alle chiese, nei prati o addirittura tra le braccia di marmo di una statua di donna. Ma era terrorizzato dagli squadroni della morte. Era entrato nel loro mirino. "Marcado para morrer" ( Segnato per morire). Si era fatto molti amici, anche loro braccati. Si aiutavano a vicenda, avvertendosi all'avvicinarsi del pericolo, escogitando possibili via di fuga, chiacchierando e trovando addirittura il modo per divertirsi. Erano scampati diverse volte ai raids degli squadroni e ogni volta avevano festeggiato sniffando colla. Luiz era il più temerario del gruppo. Era diventato una sorta di Arsenio Lupin per la destrezza con la quale rubava gli oggetti più svariati sotto gli occhi dei venditori. Era diventato un incubo per i commercianti e per la polizia. Una mattina fu trovato morto davanti ad un supermercato. Probabilmente era stato freddato nel sonno. Il suo corpo era composto e il volto sereno. Aveva le braccia allargate come ali che sembravano voler spiccare un volo. Sul petto un foglio bianco con la scritta: "La tua vita non valeva niente. Dovevi morire". La notizia si diffuse in tutto il Brasile perché i giornalisti seppero darle la più ampia risonanza. Carlos ne fu sconvolto. Andò a trovare Regina che, appena lo vide gli chiese se sapesse qualcosa di Luiz. Carlos sorrise, un sorriso pesante come piombo. "Nessuna notizia, Regina. Ma, come si dice? Niente nuove, buone nuove. Il cuore mi dice che Luiz sta bene". Regina tacque, lo sguardo perso in lontananza come a cercare l'immagine del figlio. Carlos ringraziò Dio che Regina non sapesse leggere.
Nota: la poesia attribuita a Rosa è stata scritta da Eliane nella Casa de meninas di Teofilo Otoni (dal libro di G. Stanganello "Se dalla notte o dal giorno".).
Il ragazzo che dorme tra le braccia di una statua non è una mia invenzione patetica. Nella copertina del libro della Stanganello c'è una fotografia che ritrae precisamente quello che ho scritto. E' stata scattata da un giornalista di Rio. Non è nemmeno una mia invenzione il cartello posto a mo' di lapide sul petto di un ragazzo ucciso dai "bonificatori".