Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.



 
RegistratiIndiceCercaUltime immaginiAccedi

 

 I vecchi Borghi. Ultima parte.

Andare in basso 
AutoreMessaggio
Franca Bagnoli
Star
Star
Franca Bagnoli


Numero di messaggi : 1679
Data d'iscrizione : 02.04.10

I vecchi Borghi. Ultima parte. Empty
MessaggioTitolo: I vecchi Borghi. Ultima parte.   I vecchi Borghi. Ultima parte. Icon_minitime28/4/2010, 16:52

Nei vecchi Borghi non tutti erano innocenti. C'erano mogli che tradivano i mariti e mariti che tradivano le mogli. Della sora Checca si diceva che tradisse il marito perfino con i preti che frequentavano il Vaticano. Lei, una bruna dagli occhi maliosi, si lamentava del marito che la trascurava, sempre inchiodato com'era al suo negozio di "santaro". "Ah, ma io nun m'ammalo pé lui- diceva Checca - un vermutte e una brioscia e me passano tutte le buggere". Ma la gente era convinta che non fossero i vermuth e le brioches a farle passare le buggere.
Succedevano cose proprio incredibili, nei vecchi Borghi. Achille, l'imbianchino, aveva amanti di qua e di là e la moglie, una donna magra e sempre spaurita, era costretta a fare la lavandaia a domicilio perché, con i pochi soldi che le dava il marito, non ce la faceva a tirare avanti i quattro figli. Achille, oltre che infedele era anche manesco e Peppina, la moglie, non si vegognava a confessare di prenderle dal marito. Eppure, nonostante lo temesse tanto, confidava alle amiche che quando Achille voleva fare l'amore con lei, lo costringeva a pagarla. "E che devo fa?- diceva- si paga l'amiche è giusto che paghi pure a me che so la madre de li fiji".
Quando era in vista un matrimonio tutto il quartiere era in movimento. Si scambiavano informazioni sullo sposo o la sposa, specialmente se erano di un altro quartiere o addirittura forestieri. Stando così le cose, suscitò un interesse enorme ed un vespaio di chiacchiere il matrimonio della figlia di un caffettiere.
La ragazza, piccolina ma molto graziosa e raffinata, sposò un nobile forestiero di cui i borghiciani riuscirono a sapere ben poco. Fu un matrimonio di lusso, con la sposa in abito bianco, insolito per quei tempi, e lo sposo in marsina. La famiglia del caffettiere salì ai vertici della gerarchia sociale e vi rimase anche quando, tornati gli sposi dal viaggio di nozze, tutti i borghiciani seppero, chissà come, che lo sposo, la prima notte di nozze, era rimasto a sedere su una poltrona, invano incoraggiato e accarezzato dalla moglie che aveva indossato un'audace camicia da notte. Le notti successive furono uguali alla prima, tranne una insignificante differenza: lo sposo, la terza notte, aveva abbandonato la poltrona per il più comodo letto. In Borgo tutti sapevano ma la sposa vergine e la sua famiglia fingevano di non sapere che tutti sapevano e per orgoglio non chiesero mai alla
Sacra Rota, l'annullamento del matrimonio. Tutti furono generosi con la sfortunata famiglia. Nonostante i commenti fossero tanti e piccanti, nessuno si azzardò mai a fare la più piccola allusione in presenza della sposa o di qualche membro della sua famiglia.
Quando i borghiciani ricevettero lo sfratto per l'imminente demolizione delle loro case, maledissero le manie di grandezza di Mussolini. Erano convinti che nessuna bonifica urbanistica avrebbe potuto sostituire la bellezza delle loro vie che, scorrendo intorno a S. Pietro, larghe o strette, rumorose o silenziose che fossero, facevano dell'antica basilica un monumento vivo, immerso in una vita cittadina di cui il suo campanone scandiva puntualmente i ritmi.
I più poveri dovettero allontanarsi, come emigranti, in squallide ed amorfe periferie. I benestanti cercarono casa nel quartiere Prati che non li accettò. La loro concezione delle gerarchie sociali fu mandata all'aria da impassibili portieri in divisa che, data un'occhiata ai loro interlocutori, scuotevano la testa e negavano che nei loro palazzi ci fossero appartamenti in affitto anche se un cartello affisso sul portone li smentiva clamorosamente. La prima a capire il vero motivo del rifiuto fu la sora Teta che, dopo aver peregrinato da un palazzo all'altro, dette sfogo alla sua rabbia popolana con l'ultimo portiere da lei interpellato. "Eh,già! Io e le fije mie nun portamo er cappello. Come potemo abbità nelle case de li signori? Teneteveli a caro, sti porci signori. Ve devono pagà bene pe' tené segrete le loro porcherie.
Manco morta verebbe a stà in un palazzo come questo"
Soltanto due o tre orefici riuscirono a sistemarsi nel quartiere Prati. I borghiciani si dispersero, così, per tutta Roma. Molti di loro non si rividero più.
Torna in alto Andare in basso
http://www.francamente.ning.com
 
I vecchi Borghi. Ultima parte.
Torna in alto 
Pagina 1 di 1

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
 :: Prosa e Poesia :: Prosa-
Vai verso: