Appena poco più che adolescente
senza che fosse iniziata a crescere fitta
sul mio viso la peluria che ti fa uomo,
con ancora il sogno di un grande amore
che venga a trasformarti come per incanto
i giorni di noia e malinconia,
ho imparato a memoria
quale fosse il copione della vita
quali, i veri sentimenti, se riesco
a distanza d’anni a chiamarli ancora così,
tra un uomo ed una donna
tra genitori e figli
tra due amici o amiche che sono soliti
definirsi per la pelle;
avevo già preso atto
della caducità e della miseria
dalle quali l’uomo non riesce a sollevarsi
incapace di null’altro se non di morire
giorno dopo giorno
avvelenato, prosciugato, soffocato
dal desiderio di potere
da uno sterile e codardo amor proprio
deridendo parole quali
anima amore felicità
cuore ingenuità innocenza
sorriso fiore commuovere,
tutte sostituite da cartacce chiamate conti correnti
inchiostro che sempre di più
vorrebbe su quelle cartacce aggiungere zeri
e poco importa
di quanto possa esserci dietro,
l’importante è avere.
E’ strano adesso che sono adulto
ritrovarsi a vivere un’illusione
che credo mi allontani sempre più dal mondo
che mi fa apprezzare i silenzi
ed i muri sudici della case diroccate
dove di tanto in tanto
vedo qualche clandestino
rifugiarsi di notte;
E’ strano adesso che sono adulto
mentre tutti si scaldano
con un bagno caldo
e stretti sotto le coperte a fare l’amore,
vagare nella notte
fatta di amarezze dal retrogusto candido e dolce;
E’ strano adesso che sono adulto
spegnersi, voltando le spalle alla compagnia
che ti teneva stretto
perché quelli come me
è bene farseli amici,
e brillare sopra un stella di solitudine.