Antonella arrivò, ancora ansimante, davanti alla sua porta di casa. Era stata in giro tutta la mattina per il suo lavoro di segretaria di una piccola azienda. Era molto preoccupata di non riuscire a preparare il pranzo , in tempo per l'arrivo di Marco. Erano sposati da poco più di un mese e lei non era ancora riuscita a far quadrare, in termini temporali, il suo lavoro con il nuovo ruolo di moglie.
Buttate giacca e borsa sul divanetto dell' ingresso, andò direttamente in cucina . Il suo sguardo si posò subito su un biglietto poggiato sul tavolo, sotto un bicchiere perché non volasse via. Lo prese in mano e lesse: “Non mi aspettare. Farò tardi”. Tirò un respiro di sollievo: Marco non sarebbe venuto a casa per pranzo. “Bene.- pensò Antonella – mangerò due uova al tegamino e un po' di frutta. Mi riposerò un po' e dopo avrò tutto il tempo di preparare una bella cenetta a lume di candela.
Questo programma fu rigorosamente rispettato fino alle 16 quando Antonella entrò in cucina per passare all' esecuzione dei piatti che aveva scelto per una cena che avrebbe dovuto essere memorabile. Alle 18, 30, nella cucina tirata a lustro, erano dispoti, sul banco di lavoro, piccoli vassoi e ciotole con tanti tipi di antipasti, un vassoio grande con sottili fettine di roast beef sulle quali sarebbe stato versato, al momento di servire, il sughino nel quale era stato cotto il grosso rotolo di carne Su un fornello un soffice purè da accompagnare al roast beef e da riscaldare velocemente al momento giusto. Nel freezer un gelato al cioccolato che Antonella aveva imparato a fare da un' amica svizzera. Data un' occhiata compiaciuta
al ben di Dio esposto in cucina , Antonella fece una doccia, pettinò i capelli con una fantasiosa crocchia sulla nuca e una frangetta sulla fronte. Infine indossò l'abito lungo che metteva quando Marco la portava al ristorante di lusso, nelle grandi occasioni. Nel soggiorno il tavolo era stato apparecchiato con le stoviglie più belle e con la tovaglia di Fiandra, regalo della nonna. “Ecco fatto – si disse a voce alta . Ora non resta che aspettare le 19, 25, per accendere le candele rosse su due candelieri d' argento, appena in tempo per l' arrivo di Marco alle otto. Io me ne starò in camera da letto e ne uscirò quando sentirò le grida di meraviglia di Marco.
L' orologio a pendolo batté le 20,30. Antonella, che si era appisolata, guardò il suo orologio da polso.
Si, erano proprio le 20,30. “Proprio stasera doveva smentire il mito della sua puntualità – si disse Antonella, per niente preoccupata. Andò cautamente nel soggiorno ed ebbe conferma dell' assenza di Marco.
Tornata in camera da letto, un po' delusa, Antonella aspettò ancora. Ma alle 22 cominciò ad essere preocupata, tanto da decidere di telefonare alla madre di Marco. “Scusa, Luciana, Marco è da te?”
“No. Ma perché me lo chiedi, Antonella? E' successo qualcosa?” No. Ma mi chiedo dove può essere. Torna sempre a casa alle otto. Ma stà tranquilla. Un imprevisto può sempre capitare. Forse avrà incontrato un vecchio amico, perso di vista da tanto tempo. Sai come vanno le cose. Ci si abbandona ai ricordi e ci si dimentica del tempo che passa. Appena torna ti telefono” Con un “Ciao”, Antonella riagganciò la cornetta, sempre più preoccopata. Non aveva voluto mettere in ansia la madre di Marco ma lei continuava a chiedersi perché Marco, qualunque imprevisto gli fosse capitato, non avesse pensato di telefonare a casa. Passata la mezzanotte chiamò la Polizia stradale per chiedere se dallo 19 in poi, nella sua zona ci fossero stati incidenti. Le risposero che non c' erano stati incidenti di rilievo. Nessun morto, nessun ferito. Antonella era in piena crisi di panico, quando squillò il telefono. Era Luciana che chiedeva notizie. Quelle che le diede Antonella la stravolsero, ma volle mantenere il controllo e propose ad Antonella di telefonare a tutti gli ospedali e cliniche private presenti nel loro territorio. “Ascoltami- disse alla nuora – ora faccio un elenco di cliniche e ospedali. Io telefono ad una parte e tu all' altra. Tra un po' ti chiamo per dirti a quali ospedali dovrai telefonare tu. Cerca di stare calma. Vedrai che tra qualche ora troveremo Marco” D' accordo - disse Antonella con un filo di voce. All' alba tutti gli elenchi in mano alle due donne erano spuntati con in calce una lunga sfilza di no. A quel punto suocera e nuora decisero di andare dai carabinieri per denunciare la scomparsa di Marco, Carabinieri e Polizia fecero lunghe ed accurate indagini che, tuttavia, non approdarono a nulla. La famiglia di Marco ricorse alla trasmissione televisiva “Chi l' ha visto”. Incominciò un calvario di speranze e delusioni che durò alcuni mesi. Antonella, su pressione della sua famiglia e di quella di Marco dovette ricorrere alle cure di uno psichiatra. Fece diligentemente le cure prescritte ma non volle andare né a casa dei suoi genitori né a quella dei suoceri. La sera indossava il lungo abito elegante, si preparava un panino, accendeva le candele sul tavolo del soggiorno che non era
mai stato sparecchiato, andava in camera da letto, si sedeva sulla sponda e aspettava.
Fino al giorno in cui un TSO del suo psichiatra la mandò ad una struttura ospedaliera adeguata.
Dedicato alle molte persone che ogni anno scompaiono nel nulla.