LI CHIAMANO POETI

Li chiamano poeti
sono operai
che fabbricano lamenti
li chiamano poeti
appendono parole
al sottile filo
del destino
impastano dolori
per un pane amaro
a una società
che ha sete di potere
sono vele al vento
che hanno perso il mare
impigliate
nelle ombre dell’anima

Li chiamano poeti
per una gara
a sputar dolori
più distanti
soavi
con meno rumore

Li chiamano poeti
custodi
cantori
degli archivi dei vomiti
pieni di cuori
che si fermarono
per le fatiche
dell’inseguire
un’accoppiamento
fatto passare
per abbellire
le bestialità
per
......amore.............
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Da: Silenzi che hanno parlato al vento-www.santhers.com
note:Linguaggio sperimentale-veloce

Anch'io modestamente sono Peto!

Citazione :

sono operai
che fabbricano lamenti

ma qualche cosa costruiscono, finalizzato a cosa non si conosce, ma i mattoni che mettono, una sopra l'altro, qualche riparo lo daranno. A chi cerca riparo.

parole che hanno parlato al vento, in un linguaggio sperimentale e veloce.

Le parole, guarda come escono veloci solo allo sfiorare i tasti sulle tastiera, guarda che roba, tu guardi i tasti poi alzi la testa e vedi una parola, ha questa si puo' dire. Ha quello che l'ha spinta, non credo, davvero. sia bello brutto falso o vero.

Sono indecisa se mi dice quel che sento anche io oppure no.
Ritorno. Devo rileggerla.
L'ho riletta, quello che non mi convinceva era il dubbio che dicessi di poeti che fintamente impastano, costruiscono etc. (che ci sono anche, per carità)
A rileggerla ci vedo i poeti vittime della stessa poesia, del loro essere. Del loro spesso mettersi a servizio di chi poi li leggerà. Poeti che faranno sempre quello, a fatica ed incompresi se non per pochi attimi "interessati".
Poi mi dirai se ti ho lasciato qui una miriade di sciocchezze.

clelia