Vuoi reagire a questo messaggio? Crea un account in pochi click o accedi per continuare.



 
RegistratiIndiceCercaUltime immaginiAccedi

 

 L'AMORE E' CIECO

Andare in basso 
4 partecipanti
AutoreMessaggio
Luca Curatoli
Star
Star
Luca Curatoli


Numero di messaggi : 2173
Data d'iscrizione : 04.01.08

L'AMORE E' CIECO Empty
MessaggioTitolo: L'AMORE E' CIECO   L'AMORE E' CIECO Icon_minitime10/6/2010, 22:58

Le due donne si voltavano spesso verso la banchina: quel gesto aveva per loro un particolare significato e lo avrebbe avuto ancora di più per chi avesse saputo la loro storia. Ma qui di storie ne giravano molte. Quasi tutte con una valigia.
Cecilia era tutta protesa nella direzione dei fischi, dello sferragliare dei treni sulle rotaie, ma forse la incuriosiva quel sottofondo di persone che si incrociavano pochi metri in basso. Questo osservava la donna di fronte a lei. Si chiamava Olga ed era la più giovane delle due. Erano in un self-service: una specie di balcone sulla galleria della stazione. La giovane aveva uno di quei piccoli bagagli con le rotelle, accanto al tavolo. Pensava a quanto strano fosse lasciare quel posto che era divenuto in pochi mesi, la sua casa. Spesso ci consumava i pasti, in una mezz'ora. Senza pensare a niente. Specie nei primi giorni, quando il rapporto con quella donna caparbia e ammantata di carisma, la faceva soffrire. Aveva soltanto bisogno di soldi e casa, come in tutti i luoghi che attraversava incessantemente. Qui era rimasta più del dovuto e la cosa la sorprese. Cosa rappresentava quella donna con le orbite opache davanti a se? Quando ogni mattino le raccontava del tempo, fuori dal buio perenne delle sue stanze, ci si perdeva in quegli occhi. Un poco le facevano paura: aveva sempre pensato alla cecità come ad una disgrazia immensa. Non poter mirare il cielo…
Ora una tristezza più grande la opprimeva. Cecilia non dipendeva più da lei e questo distacco l’aveva vissuto poco a poco, illudendosi che la sua fosse solo gelosia e che tutto si sarebbe rimesso a posto. Cecilia aveva incontrato un uomo anziano come lei. Uno di quegli angeli che le adolescenti nemmeno si sognano, senza sapere ancora cosa siano il dolore e la pietà, e di come l'amore vinca tutto questo. Mario si chiamava. Era la premura fatta persona. Diceva di amare la voce di quella anziana donna, le sue parole, la sua bontà. Perfino la sua casa piena di fiori amava. Cecilia era davvero una donna fortunata. Questo pensò la giovane e allora fu come un grido o un frase gettata tra il brusio della folla.
- Va tutto bene tesoro?
La giovane le strinse la mano, perché non voleva preannunciarle nessuna vibrazione nel tono della sua voce. Se avesse potuto avrebbe pianto. Olga guardava gli altri parlare e le parole si confondevano con i panini che un gruppo di ragazzi, probabilmente in gita, infilavano nelle loro bocche. Certe cose, in verità molte, la disturbavano. Come poteva essere accaduto che quella donna fosse riuscita a forzare la serratura della sua esistenza? Osservava la sua Cecilia che ora non le apparteneva più. Anche stamattina l’aveva aiutata a scegliere l’abito e la collana giusta. Le avrebbe accarezzato le mani. Invece si convinse a parlarle.
- Sei in buone mani - le disse, ma subito quelle parole le risuonarono false e stupide. Quella donna la guardava come se la vedesse veramente. Lei sapeva tutto. Non ci vedeva ma sapeva sempre tutto. Leggeva nelle sue parole il risentimento, un certo astio per quell’uomo che l’aveva di colpo strappata alle sue cure. L’altra fece un gesto col braccio, come per dire: pensa alla tua vita. Io sono vecchia.
Ora le due donne guardavano verso direzioni diverse: Cecilia era in ascolto di una rumorosa famiglia, due tavoli dietro di loro. Un bambino in una lingua sconosciuta diceva delle cose, probabilmente a sua madre; la donna rispondeva in quella strana lingua e con uguale infantile dolcezza. Sentì il suono metallico di un cucchiaino cadere a terra e la voce di un uomo, probabilmente suo padre, che lo raccolse con prontezza, per poi lasciarlo ricadere sul tavolo, con un allegro tintinnio. Doveva essere una famiglia molto unica e organizzata almeno a sentire quel cucchiaino: uno di quelli portati da casa. Poi di colpo sorrisero.
Olga osservava i treni in arrivo e si perse in un pensiero che non avrebbe rivelare nemmeno a se stessa. Tante volte la partenza le era sembrata una soluzione alle sue ansie. Se ne andava senza alcuna felicità e speranza e si chiese se mai lo fosse stata. Solo pochi anni prima sognava di uomini in luoghi sconosciuti alla sua immaginazione, che la potessero scaldare. Ora non si faceva nessuna illusione e l’unica sua consolazione era la bellezza delle cose non umane.
Fra poco Mario sarebbe arrivato. Era una persona sensibile e di sicuro avrebbe fatto in modo di presentarsi a treno partito.
- Lo so che Mario non è bellissimo come dici tu.
- Come fai ad esserne sicura…
- Ho gli occhi nelle mani, me l’hai detto tu un giorno.
- Pensavo di aver detto una cosa bella, per farti piacere.
- E invece hai detto la verità. Tu devi sempre vedere tutto bello vero?
Qualcosa si era già rotto tra di loro. Fu quel giorno, quando si presentò con Mario, mano nella mano. Si sentì tradita anche se sapeva che non era giusto pensarlo. Si erano distaccate nello stesso tempo. L'una, in un momento, non toccò più la giovane allo stesso modo: l'altra la sfuggiva con lo sguardo. Non aveva più bisogno dei suoi occhi. Tuttavia nella separazione restavano unite.
Il treno la chiamava e avrebbe voluto non sentire. Il fischio era solo per lei. Olga come se fosse notte, si ritrovò davanti alla sua carrozza: leggeva il numero e pensò a qualcosa che sperava non l’avrebbe angustiata durante il viaggio. Si abbracciarono. Cecilia le sorrise stringendo tutte e due le mani. Le disse buona fortuna: cosa avrebbe potuto augurarle. Olga non era felice, la sentiva quella sua insoddisfazione, nei muscoli tesi delle mani.

Una donna di una certa età con le labbra dipinte di rosso, si allontanò col suo bastone, dalla banchina vuota. Si confuse con la folla con questo pensiero: a volte i giovani non sanno sorridere.
Torna in alto Andare in basso
Giampiero Pieri
Star
Star
Giampiero Pieri


Numero di messaggi : 2332
Data d'iscrizione : 20.01.08

L'AMORE E' CIECO Empty
MessaggioTitolo: Re: L'AMORE E' CIECO   L'AMORE E' CIECO Icon_minitime11/6/2010, 05:16

Un non luogo dove per forza accelera la vita, quest'altra stazione. Amore e gelosia esaminati in una delle infinite posssibilità del loro manifestarsi, esaltate dalla tirannia del poco tempo disponibile prima dell'arrivo del treno, arbitro non designato ma riconosciuto da tutti. E su tutto il volgersi altrove della vita con le sue assurde logiche ragioni. Una bella pagina, Luca.
Torna in alto Andare in basso
Divagazioni laterali
Star
Star
Divagazioni laterali


Numero di messaggi : 1499
Data d'iscrizione : 21.09.09

L'AMORE E' CIECO Empty
MessaggioTitolo: Re: L'AMORE E' CIECO   L'AMORE E' CIECO Icon_minitime11/6/2010, 08:23

Sembra incredibile, ma nelle stazioni le parole si bloccano; sembra di avere tante cose da dire, ma si rinuncia, perchè il tempo a disposizione sembra poco e così si sprecano parole contratte..
I pensieri invece diventano limpidi e veloci come la lama di un rasoio, e Olga lo sa bene.
Torna in alto Andare in basso
Franca Bagnoli
Star
Star
Franca Bagnoli


Numero di messaggi : 1679
Data d'iscrizione : 02.04.10

L'AMORE E' CIECO Empty
MessaggioTitolo: Re: L'AMORE E' CIECO   L'AMORE E' CIECO Icon_minitime11/6/2010, 11:05

Un bel pezzo. Mi ha afferrato una grande tristezza. A volte i rapporti interpersonali sono difficili e angoscianti.
Torna in alto Andare in basso
http://www.francamente.ning.com
Contenuto sponsorizzato





L'AMORE E' CIECO Empty
MessaggioTitolo: Re: L'AMORE E' CIECO   L'AMORE E' CIECO Icon_minitime

Torna in alto Andare in basso
 
L'AMORE E' CIECO
Torna in alto 
Pagina 1 di 1
 Argomenti simili
-
» Cieco di piena oscurità

Permessi in questa sezione del forum:Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
 :: Prosa e Poesia :: Prosa-
Vai verso: