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LA LEGGE-BAVAGLIO
Vietato filmare chi commette reati
un nuovo "macigno" sulle indagini
Il testo approvato al Senato limita il ricorso alle riprese realizzate all'insaputa delle persone sotto inchiesta. Allarme dell'Anm: una norma assurda e ingestibile di LIANA MILELLA
Vietato filmare chi commette reati un nuovo "macigno" sulle indagini Anemone e Balducci al ristorante
QUELLA foto di Balducci e Anemone seduti al ristorante, che da mesi ormai campeggia in tutti i giornali, se fosse stata in vigore la legge-bavaglio sulle intercettazioni, non l'avremmo mai vista perché non si sarebbe neppure potuta scattare. I carabinieri del Ros, per farla, avrebbero dovuto dimostrare, "sulla base di specifici atti di indagine", che il proprietario del ristorante "era a conoscenza dei fatti" su cui la magistratura stava indagando.
Paradosso? No, la pura realtà. Per scoprirla basta consultare la legge nel capitolo dedicato "alle intercettazioni di immagini mediante riprese visive". Foto e video del tutto parificati alle stesse regole capestro per registrare una telefonata a meno che non ci sia in ballo la caccia a un latitante.
"Una norma assurda, impensabile, ingestibile" denuncia il segretario dell'Anm Giuseppe Cascini che, dopo aver passato di nuovo al setaccio il testo nella versione fresca di stampa dell'atto Camera 1415-B, oggi farà esplodere il caso nella consueta riunione del mercoledì della giunta.
La foto emblema della cricca? Quella e molto altro. Un elenco lunghissimo di divieti che metterà in crisi l'attività di pm e poliziotti. E pure l'ansia repressiva di Renato Brunetta, visto che il ministro della Funzione pubblica non si è ancora accorto che con la stretta sulle riprese video non sarà più possibile mettere una telecamera all'ingresso di un ufficio pubblico per controllare, nella zona in cui si convalida il passaggio dei badge, il fannullone di turno. Per non parlare del ministro dell'Interno Roberto Maroni che dovrà fare i conti, come spiega Cascini, con il fatto che "non si potrà più sistemare una telecamera in una piazza dove c'è lo spaccio di droga, o utilizzare in un dibattimento come mezzo di prova la ripresa realizzata da un privato in una banca o in una gioielleria". Per il semplice motivo che "anche quei filmati dovranno obbedire alle regole delle intercettazioni, e per realizzarli ci vorranno i "gravi indizi di reato"".
Non basta. La legge impone ben altro e, secondo il senatore dipietrista Luigi Li Gotti, che ha seguito puntigliosamente i lavori, "anche le indagini di mafia saranno danneggiate perché, in assenza di un'esplicita deroga, le restrizioni alle riprese visive varranno anche per i boss". Limiti singolari, che vale la pena citare per esteso. A partire dal presupposto: "Nei casi di intercettazioni di immagini mediante riprese visive, i luoghi appartengono a soggetti indagati o sono agli stessi effettivamente e attualmente in uso". Non basta: se a utilizzarli sono "soggetti diversi" bisognerà dimostrare, "sulla base di specifici atti di indagine" che essi "risultano a conoscenza dei fatti per i quali si procede". E non è ancora finita: dovranno anche "sussistere concreti elementi per ritenere che le relative condotte siano attinenti ai medesimi fatti".
E dunque, come spiega Li Gotti, "bisognerà ogni volta fare un'indagine nell'indagine per dimostrare che il luogo da filmare appartiene per certo o è utilizzato dall'indagato. O peggio che chi lo usa è al corrente dell'indagine in corso". Ironizza: "Gli facciamo un'intervista e lo mettiamo al corrente dell'indagine? Ma non è vero invece che il luogo conta in quanto luogo e per quello che vi avviene? Che succederà con la mafia dove, per regola, chi affitta una casa a un mafioso non conosce mai la sua vera identità dell'inquilino?". E ancora sulla certezza che "le condotte siano relative ai medesimi fatti" Li Gotti esplode: "Quale giudice potrà mai autorizzare una ripresa visiva sottoscrivendo una sicurezza simile?".
Cascini riassume così la sua delusione: "Siamo alla contraddizione per cui i privati potranno mettere tutte le telecamere che vogliono, mentre magistrati e poliziotti non potranno farlo". Non lo convince la promessa del governo di una futura legge sulle videoriprese. Garanzia che ha portato il relatore al Senato Roberto Centaro a fare marcia indietro sul suo emendamento che escludeva le riprese video dalle regole capestro degli ascolti. Dice Centaro: "Era già passato in commissione, ma è saltato per evitare ulteriori aggiunte al testo del Senato e perché si farà un ddl ad hoc. E comunque, dagli atti, risulta evidente che i limiti valgono solo per le riprese con un supporto audio e non per quelle solo visive". Ma i pm e Li Gotti non la pensano così. E Cascini chiosa: "Se le norme entrassero in vigore per un solo minuto farebbero danni enormi. In vista di una futura legge bastava non fare norme nuove e lasciare in vigore quelle attuali".
e questa è un'altra chicca!