La sedizione dell’immane sogno
che muove
al labbro intinto di fiamme
un’inane lamento
oltre il tumido e truculento
come pernicioso
come vile e macerato
oltre l’endemico male,
così o forse peggio
frantuma le nubi
la desquamazione di un mondo
l’epitaffio di un giorno
la fine dell’essenza reale
così si ravvolge l’infinito a un’emozione
e svanisce il decorso del tempo
e nulla più è caduco o senescente
nulla volge a termine
in quel luogo
stretto
dove timido e impaurito
dall’esecrante sguardo di quel sogno
un bacio o solo lo smunto amore che ne decora l’ombra
s’incastra tra sonno e giorno
stringendo entrambi
nell’angolo
dove la luce più forte
è nera.