stamani leggevo poesia sul tavolo vecchio della cucina (mentre borbottavano i fagioli) e rabbrividivo, forse per il fresco che annuncia altre stagioni. o forse per la voce e la carne stessa del poeta.
in te c'è la stoffa, quella cura che si deve non tanto alle parole, non so come dire, a tutto ciò che muove questo caotico mondo. è il corpo stesso, un tempo urna sacra e speranza.
mi è piaciuto quella sorta di abbraccio tra gli anni del cane e i denti del vecchio.
ci sei? o sei solo parole scritte, un catalogo delle meraviglie?