Il nome

Il nome! il nome!
Toglietemi quel nome.

Scambiatelo
Donatemi un caffè
Offritemelo
Gettatemelo addosso.

Il mio nome ha condannato il nostro bacio
Quel nome non sono io
Badate bene ai vostri occhi
Tanto desti
Da descrivere il paradosso della bellezza
Con un silenzio.

Assente
Non vi raggiunge nemmeno la brezza
Delle mie grida ignote.

Scappate anche …
Quel passo, quell’occhio
Mi lasciate tutto il paradiso in un ricordo.

Non badate al presente
La mia audacia è timidezza
Le mie parole uno sguardo
Il mio desiderio un dono.

Che dite?
Provatelo almeno un attimo
Vi calza a pennello
È nato per le vostre labbra
Il bacio che vi dono non è bello
È come voi
Il senso intero del mio giorno.

Il nome! Zitto!
Non sono io quel Cascamorto.

beng ! beng!

O il nome O la vita. Dicci la cifra delle lettere del tuo nome !
e poi ti getteremo un caffè addosso (bollente o freddo ? eheh)

cos'è (per curiosità) il paradosso della bellezza ?

La bellezza non ha specchi.
Esiste per gli altri ma non vede se stessa.

Questo è forse il contorno di una frase che mi ha affascinato
e della quale avverto un significato più profondo.

Mi sento un bimbo in una fattoria
tra i versi
come sempre alla ricerca.

La bellezza non ha specchi.
Esiste per gli altri ma non vede se stessa.



Non mi pare un paradosso, dato che la bellezza non ha valore assoluto di bellezza.
Ha solo valore. Gli altri ci aggiungono il plus valore, tanto che diventa
troppo soggettiva per tutti.

mi piace il paragone del bimbo nella fattoria.
somiglia a qualcosa di curiosamente ingenuo e sbarazzino

cosa cerchi tra i versi , holly ?

Il mio regno per un Nome. Ma cosa ha di brutto il tuo nome?

Possibile che tu abbia solo 17 anni? Le tue parole hanno una forza antica!

Quasi 18 Rita


mai avuto complimento migliore

Il mio nome nulla, cara Franca
è l'ombra che lo segue
a essermi d'impiccio

Oddio, mi sa che hai ragione Lara
ma il paradosso c'è
solo che ancor non lo vedo
ma lo sento.

Sai com'è
il mio pensiero è come icaro
non s'intinge nel mio inchiostro
ci si sfracella.

holly prosati ha scritto:

Il mio nome nulla, cara Franca
è l'ombra che lo segue
a essermi d'impiccio

Allora significa che è il nome a tirarsi dietro l'ombra
significa che il nome è più forte dell'ombra.

holly prosati ha scritto:

Oddio, mi sa che hai ragione Lara
ma il paradosso c'è
solo che ancor non lo vedo
ma lo sento.

Sai com'è
il mio pensiero è come icaro
non s'intinge nel mio inchiostro
ci si sfracella.

il paradosso della bellezza
non ha bisogno di vedersi
ma di esserne sfiorati

mio caro hollycarus, non ci si spaventa
per così poco, con altre vite di riserva

Quale corpo, per quanto forte,
saprebbe liberarsi della propria ombra?

L'ombra non si può strappare
solo nascondere.

Spoglialo del nome
e depurerai pure l'immondo.

Non sono sicura che spersonalizzandolo
si depurerebbe l'immondo
quindi solo l'accettazione è possibile
la verità sotto il sole.

l'ombra si raccoglie nei suoi nascondigli
ma segue la luce e quel corpo in movimento
forse nessun corpo è così forte da liberarsene
ma dare un nome alle oscurità fuggiasche
è forse possibile.

leonardesco il tuo dire,
ti seguo nella spirale della......labirintite

Il nome è una convenzione
un simbolo di ciò che dobbiamo poter comprendere
ogni cosa è carica del valore di cui è pregno quel simbolo.
Così come la nave pirata resta tale, senza la propria bandiera,
allo stesso modo l'oggetto privato di nome non muta la propria natura
ma proprio perché è a noi che serve quel nome
togliendolo ogni cosa appare pura e priva delle carattestiche
donategli dal tempo.

In questo modo il mio corpo
privo di nome
appare privo di quell'ombra nota
e di questo muore tutto ciò che sai e puoi sapere
e rimane solo ciò che vedi e senti;
e forse vedi pure un'ombra
che però non ha voce nel passato.

Questo intendo
ma ormai l'ombra di questa conversazione
proietta argomenti più vasti e indistinti.

Seguendo l'ombra di una sensazione.

esatto,
così vedi, ti seguo nel labirinto, anzi seguo la tua ombra

sì è vero, che ogni cosa che ha identità ha e richiede una sua logica
mentre se tutto è sciolto nell'indistinto, si riesce quasi a "depurarne"
ogni senso.
il dramma è che spesso poi si cade nell'errore di dare a quel nome
un nome di pensiero proprio, e lo si contamina di riflesso.
Perchè l'uomo ha bisogno di un nome, holly ?

Il nome è l'illusione della certezza
su qualcosa che certo non è.
L'uomo ha bisogno di Leggi
che siano di scienza o di vita.
L'uomo ha bisogno del modo giusto
e dello sbaglio.
Deve poter focalizzare ogni cosa,
e se persino l'incomprensibile si chiama Dio
e l'infinito si comprime tra i numeri
è evidente che l'uomo non riesce
ad avvertire la natura
ma che ha bisogno di poterla vedere
sotto la lente dei propri parametri.
L'uomo deve poter vedere
il suo mondo
dentro all'universo.
Così che la verità si offusca
per far spazio agli aforismi dell'ingegno.
L'uomo ha sempre avuto questo
bisogno di potersi odiare.

agrifoglio ??
(mi piace)
eccolo qui un nome evocativo
e proprio perchè rappresenta un nome
posso chiedere come mai la scelta di questa pianta ?


microcosmo e macrocosmo è sempre stata l'altalena dell'Uomo.
In mezzo la marea infinita di aforismi dell'ingegno
interi palazzi dedicati alle domande,traforati pezzo per pezzo
su presunte verità,
costruiti sui nomi.
rampa dopo rampa per inerpicarsi verso l'altro, verso il macrocosmo
verso dio non lo so, ma la tensione dell'uomo alle cose offuscate
prive di nomi
è la sfida verso se stessi

Forse l'uomo ha bisogno di uscire dalla terra
o da se stesso per trovare qualcosa di sè
per cercare di non odiarsi più ?
la sua incompletezza è nel suo non nome ?

aquifolium...bello.

Andare oltre, scavare a fondo...

Credo che sia proprio questo il problema
la convinzione che ci sia bisogno di fare qualcosa
probabilmente bastarebbe fermarsi e contemplare
ma alle persone piacciono le cose complicate.

Smettere di pensare e...
iniziare a sentire.

Convinti di poter arrivare alla verità
per mezzo di una serie di bugie
Veri Artisti!

Ma non è vero,
la gente è sempre mossa dall'incertezza
altrimenti non sbaglierebbe mai.
e non odierebbe se stessa.

se parliamo di arte, è vero che bisogna solo "sentire"
come bisogna solo sentire la sfera dei sentimenti
la tensione che li anima senza il flusso della ragione (scavatrice)

Questo tuo non è vero
si appiglia a qualcosa che non mi sembra di aver espresso,
quando avrei detto che la gente non è mossa da incertezza?
Io ho detto che la gente è convinta che ci sia sempre bisogno di Fare
questo tuo "scavare", questo cercare qualcosa che è nascosto..
la verità è evidente
non bisogna cercarla
bisogna imparare a vederla..
bisogna sentirla.

L'uomo ha bisogno di Leggi
che siano di scienza o di vita.

ecco è implicito qui. Dove è incertezza l'uomo ha bisogno di verità
ha bisogno di scavare di sapere di sè e di ciò che lo circonda,
ne ha bisogno per procedere verso la sua stessa verità.

La verità la si sente,
e concordo.

personalmente io scavo solo per conoscere, per imparare e per andare avanti
oltre i miei pregiudizi, e scavo nelle verità confuse perchè come tutti
ne devo "sentire" , percepire la purezza.

Cercherò di spiegarmi meglio.
L’uomo si sente scomodo nell’incertezza che costituisce l’universo.
Questo disagio lo porta a ricercare la conoscenza.
La conoscenza è come sappiamo limitata;
potremmo definirla come quella porzione di universo, o meglio,
di realtà, dalla quale riusciamo a ricavare la verità.
Riesce in questo modo ad avere l’illusione della certezza.
Questa certezza comporta una sicurezza, e in questa sicurezza
crea il proprio mondo, definendo quei confini che lo separano dall’universo.
L’uomo cerca di conquistare pezzo a pezzo varie parti dell’universo.
Ciò lo porta a cambiare il proprio pensiero, a sconvolgerlo e migliorarlo.
La conoscenza dell’uomo muta con il tempo ed è tale, è vera, solo nel presente
in cui viene raggiunta.
La nostra realtà è il mondo che ci siamo creati
ma la Verità, quella di cui parlo, non quella raggiunta per mezzo della conoscenza,
quella Verità è l’universo
al quale la nostra mente non riuscirà mai ad arrivare.
Ma le nostre sensazioni possono cogliere le varie sfumature dell’infinito
se lasciate libere da qualsiasi tipo di condizionamento.
Se l’uomo smetterà di temere la possibilità di cui si nutre l’universo
potrà scorgere la totalità di ciò che è lui con il tutto.
Smetterà di fare affidamento a una realtà illusoria e ad un presente inesistente.

Viviamo vedendo il passato, perché questo è il limite della mente.
Ma noi stessi facciamo parte dell’infinito e possiamo arrivare a quell’infinito
scoprendo e lasciandoci scoprire da esso.

La Verità è una forma che non ha parole.


Forse è proprio per questo che non riesco a spiegarmi

Io penso che la conoscenza abbia un limite. In ogni modo nella nostra ricerca della verità credo che abbiamo bisogno sia della mente che del cuore.

Infatti anch'io ho scritto che la conoscenza è limitata
ed è proprio il cuore che ci permette di scoprire l'infinito.
La mente è solo un pennello.

In che senso la mente è un pennello?