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 I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI

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Luca Curatoli
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MessaggioTitolo: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 21:23

Odio soffiò

Libertà diventò vento
e vento voce
a gridare Pace.

Diventò tuono il vento
a strappare drappi
d'arcobaleno e amore.

Odio soffiò
tra i vicoli di Genova
nuova rabbia crebbe
e tutto implose
esplose e cadde.

Poi tutto tace
persino il vento.

Scorre il tempo
non c'è cicatrice
non guariscono
mai mai mai
certe ferite.




19 Luglio 2001

Era emozionata.
“Sbrigati treno, ma che sei? Un tarta_treno?" pensò Daniela.
Erano due mesi esatti che non vedeva Gianluca, ogni minuto in più un'eternità.
La voce del controllore la scosse dai suoi sogni a occhi aperti.
Daniela cominciò a frugare nello zaino alla ricerca del biglietto, mai una volta che riuscisse a trovare subito qualcosa.
Sorrise. Lei non perdeva le cose, si nascondevano.
Quando poi lo zaino contiene una succursale della casa, la cosa diventa ancora più complicata.
Rovesciò sul sedile accanto al suo una decina di pennarelli, due block notes, vari foglietti, un portafoglio che aveva visto giorni migliori e la sua inseparabile agenda. Una preziosa, costosa "Moleskine", copertina nera, taglia media, tasca interna e quella carta spessa che fa l'amore con l'inchiostro. Sua madre gliela faceva trovare ogni Natale sotto l'albero e lei la scartava felice, ansiosa di sfiorare coi polpastrelli quelle pagine intonse, destinate a riempirsi di pensiero.
Finalmente il biglietto si decise a comparire ( stava ridendo l'infingardo cartoncino o pareva a lei?).

“ Ragazzi, io vado. Vado a prendere Daniela!”
Un coro di fischi e risate accompagnò quella frase.
“ Oh” esclamò un capellone biondo, dallo sguardo allampanato e la faccia del Che disegnata sulla maglietta “ Stavolta Gianlu s'è proprio innamorato”
“ Non se n'era mai andato prima di finire uno striscione” contrabbattè Maria, diciotto anni di rabbia, tutti espressi nella foga con la quale stava riempiendo gli spazi bianchi di un bel rosso acceso.
“ Il servo fallo tu” si leggeva, a lettere cubitali, sul lenzuolo steso per terra.
Gianluca rise, gli occhi azzurri, lucidi di vita e di sfida.
Era caldo a Genova quel giorno, un caldo torrido, ma ancora più calda era l'attesa.
L'aria  immobile, persino le foglie stavano appese, quasi timorose d'ogni refolo di vento. Non c'era vento, anche lui taceva e aspettava.
Il giovane arrivò alla stazione di corsa, trafelato. Non si erano mai visti tanti poliziotti in giro. La città era blindata, chiusa in una stretta di potere che loro non avevano voluto, non volevano, non approvavano. Domani l'avrebbero gridato forte il loro sdegno, anche per chi di urlare non aveva più voglia, o coraggio o forza e non vedeva altra scelta che subire.
Le energie che si sarebbero incrociate il giorno dopo a Genova facevano paura, l'impegno messo per soffocarle ne era la prova lampante.
Gli occhi dei due ragazzi si incrociarono da lontano e il sorriso di Daniela lo avvolse come miele.
Era bella. Si erano incontrati l'agosto dell'anno prima in Puglia a un concerto reggae, in una notte magica di musica e vino e voglia di stringere forte la vita fra i denti, per assaporarne ogni stilla.
Insieme si divertivano, ridevano e parlavano tanto, soprattutto del mondo che non avrebbero certo disegnato così.
A diciannove anni si sentivano quasi in obbligo di provare a migliorarlo.
Si rifugiarono in un abbraccio e in un bacio a occhi aperti, per entrare l'uno nello sguardo dell'altro, per riconoscere le stesse sensazioni.
Quella sera fecero l'amore per la prima volta, vicino alle bandiere della pace pronte per essere sventolate il giorno dopo, contro i «signori» del G8; tra i colori dell'arcobaleno si dissero «Ti amo», sentendosi adulti per la prima volta.
Si addormentarono abbracciati stretti stretti, sognando chissà cosa.

“ Daniela!, Daniela! Dove cazzo sei?”. L'urlo si perse in un fragore di vetri.
Gianluca si guardò intorno, il fumo dei gas lacrimogeni che i poliziotti, in tenuta da sommossa, avevano lanciato contro il loro gruppo gli bruciava negli occhi e nella gola. Non riusciva a vedere niente.
Poco lontano due vetrine erano esplose e un compagno appena più grande di lui era steso a terra, mentre due guardie lo colpivano con i manganelli, senza pietà.
Era follia. Due cassonetti dell'immondizia presero fuoco, due uomini dal volto coperto da passamontagna neri quasi lo travolsero, perdendosi subito nel panico della folla.
Gianluca si alzò la kefia sulla bocca per non respirare veleno, gli occhi due lampi a cercare il rosso della felpa di Daniela.
Si infilò in un vecchio carrugio, seguendo altri due amici.
Lei era lì, sana e salva.
Non trovava più il telefonino ed era tornata indietro a cercarlo, senza fortuna.
La prese per mano, cercando di scappare da quell'inferno e raggiungere il corteo principale.
Era guerriglia urbana. Intensa, cattiva, inimmaginabile,violenta.
Il suo gruppo si era disperso, non in grado di affrontare il corpo a corpo con le guardie, armate fino ai denti.
Erano cani sciolti ormai. Gli errori organizzativi erano evidenti, come era evidente che molti si erano infiltrati nel cuore della manifestazione a creare appositamente disordine, dando allo Stato la scusa per quella reazione, dura, spietata e antidemocratica.
Una città era messa a ferro e fuoco, non era quello che doveva succedere. La situazione era completamente sfuggita di mano sia ai dimostranti che alle forze dell'ordine.
Le urla delle sirene si alzavano alte e insistenti.
Ogni azione provocava una reazione.
In seguito in molti si chiederanno quanto tutto questo fosse voluto, e soprattutto da chi.
Il panico e l'odio serpeggiavano per le vie incontrollati, mentre i "signori incravattati" sedevano nel loro bunker a decidere delle sorti del mondo.
Daniela e Gianluca fuggirono per le strade strette, tra i panni stesi che parevano guardarli beffardi, simbolo di una normalità che non era più.
Il cielo assurdamente azzurro, qualcuno gridò che in Piazza Alimonda avevano sparato.

Nella scuola «Diaz» l'atmosfera era di pietra. Notte, e nessuno dormiva.
La notizia girava, di bocca in bocca, di sgomento in sgomento, veloce come saetta, tagliente come lama.
Un ragazzo era stato ucciso. Un proiettile aveva sopra inciso per sempre il nome di un compagno.
Prima che si cominciasse ad assimilare la notizia, urla concitate cominciarono ad arrivare dai corridoi. Il fumo si fece denso, gas lacrimogeni erano stati gettati nella scuola.
Gli agenti, coperti dalle maschere anti_gas, fecero irruzione e non risparmiarono nessuno. Ragazzi accampati per la notte, ragazzi disarmati, a viso scoperto, venivano picchiati ed arrestati. Non si faceva distinguo alcuno tra i manifestanti, tutti uguali, tutti delinquenti, tutti criminali da sopprimere.
Gli ordini erano precisi e con precisione venivano eseguiti. Il rumore degli anfibi in corsa copriva quasi le grida.
Daniela non si accorse nemmeno da dove le arrivò il calcio. La prese in pieno viso, rompendole il naso. Un fiotto violento di sangue rosso investì Gianluca, mentre invano cercava di proteggerla.

I genitori di Daniela arrivarono all'ospedale la mattina dopo, verso le undici.
Avevano seguito la manifestazione alla televisione, angosciati; sapevano che Daniela era là, il cellulare della ragazza risultava sempre spento.
La telefonata, arrivata poco prima delle cinque del mattino, li aveva colpiti come uno schiaffo.
Perchè l'avevano malmenata? Era solo una ragazza. E loro perchè, perchè non le avevano impedito di partire?
Durante il viaggio di ritorno lei non spiccicò neanche una parola, lo sguardo vitreo e preoccupato. Gianluca era stato fermato e sicuramente era ancora in questura, ma lei stava troppo male e i suoi, bhè i suoi volevano fuggire al più presto da Genova. La volevano riportare a casa, al sicuro.

La mattina seguente Gianluca la chiamò per rassicurarla e sapere come stava.
Un mese dopo riuscirono a vedersi e questa volta fu lui a raggiungerla a Roma.
Alla stazione Daniela lo aspettava sotto la pensilina del binario; gli sembrò più piccola quando la scorse, dal finestrino del treno.
Forse era il giubbotto di due taglie più grande, o forse i capelli, lunghi e sciolti su quel visino smunto, o gli occhi ancora pesti per la frattura al naso.
Gli sembrò improvvisamente più adulta quando la baciò, ad occhi aperti, per perdersi nello sguardo di lei.
Anche questa volta le sensazioni erano le stesse, gioia di ritrovarsi, di abbracciarsi forte, di raccontarsi, di farsi raccontare.
La voglia di ridere no. Quella non c'era più, una rabbia immensa per quello che avevano visto, sentito, vissuto, l'aveva sostituita.
Avevano una ferita in comune ora, la stessa ferita aperta per sempre anche su Genova.
“ Abbiamo cancellato con un pennarello il nome Alimonda” le disse Gianluca.”Per noi si chiamerà per sempre piazza Carlo Giuliani”
Si chinò per baciarla ancora, questa volta ad occhi chiusi.
In tasca, ancora intatta, la voglia dolce di libertà , mischiata a quella nuova e più amara del riscatto.

15 0ttobre 2010

"Ragazzi, forza con quegli striscioni, Gianluca torna fra poco e, se non li approva,bisogna ricominciare tutto daccapo!" urla Daniela, per farsi sentire da tutti, nel brusìo concitato che riempie il pomeriggio uggioso nella loro "Tana".
Qualcuno ride, qualcuno mugugna.
Il "Tanaliberitutti" è un laboratorio sociale auto_gestito da una trentina di studenti, non senza sforzo, in una delle borgate della capitale. Ogni decisione viene discussa, ma si tiene in grande considerazione l'opinione di Gianluca, il più anziano del gruppo e, per il momento, l'unico laureato.
A lei mancano un esame e la tesi, ma prevede un piccolo ritardo per finire gli studi. Questo pensa Daniela, accarezzandosi il pancione incipiente.
Domani si sfila accanto agli operai della "Fiom", sostenendo il loro diritto al lavoro, alla dignità, alla giustizia.
Tanta gente è attesa a Roma, l'atmosfera è elettrica, ma quasi festosa.
La parola d'ordine che gira fra i collettivi è " Niente disordini".
Il vento gioca tra i rami, sembra cantare e fare da contralto ai vecchi canti comunisti che i ragazzi intonano, chinati per terra a disegnare.

Nove anni fa, in un torrido pomeriggio di luglio, persino le foglie avevano paura d'ogni refolo di vento.
Daniela scaccia il pensiero con un gesto d'insofferenza. Niente sarebbe accaduto l'indomani. Ne è sicura, così sicura che parteciperà anche lei alla manifestazione.
Gianluca entra di corsa nel laboratorio, trafelato; si blocca un attimo, guardandola.
Sono passati tanti anni da quella notte magica, sulla spiaggia salentina del loro primo incontro, ma le sensazioni provate, quando gli occhi si incatenano, sono sempre le stesse. Sensazioni d'amore.


Ultima modifica di La Penna del Giorno il 24/10/2010, 23:09 - modificato 5 volte.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 21:28

1 2 3 prova ci sono amministratore....
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 21:30

Ok...
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 21:31

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mentre aspettiamo suoniamo un pò va....
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 22:25

Una cronaca appassionata e appassionante. Nella manifestazione del 2001 ci fu violenza, certo ma ci fu anche il volto luminoso dell' utopia. La manifestazione della F.I.O. M. è stata pacifica e bella, molto bella. Come vedi, cara PDG il mio è un giudizio schierato. Non potevo commentare il tuo racconto altrimenti. E' una storia di oggi e mi sembra che non si possa commentarla a prescindere dalle proprie idee. Dal punto di vista letterario mi limito a sottolineare il ritmo deciso, incalzante, del racconto.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 22:32

Franca Bagnoli ha scritto:
Una cronaca appassionata e appassionante. Nella manifestazione del 2001 ci fu violenza, certo ma ci fu anche il volto luminoso dell' utopia. La manifestazione della F.I.O. M. è stata pacifica e bella, molto bella. Come vedi, cara PDG il mio è un giudizio schierato. Non potevo commentare il tuo racconto altrimenti. E' una storia di oggi e mi sembra che non si possa commentarla a prescindere dalle proprie idee. Dal punto di vista letterario mi limito a sottolineare il ritmo deciso, incalzante, del racconto.

Grazie Franca bella...anche il mio racconto è schierato. Perchè...si capisce molto?
Se ci sono refusi letterari dimmelo pure, mica mi offendo, anzi sarei onorata di essere corretta da te
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 22:42

Si un errore l' ho trovato. Contralto non vuole l' apostrofo. Aggiungo che si sente l' eco di "Piazza Alimonda" di Guccini ma non è una valutazione negativa. E' normale che quando una canzone ci emoziona ci entra dentro per manifestarsi poi nelle nostre parole.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 22:47

Franca Bagnoli ha scritto:
Si un errore l' ho trovato. Contralto non vuole l' apostrofo. Aggiungo che si sente l' eco di "Piazza Alimonda" di Guccini ma non è una valutazione negativa. E' normale che quando una canzone ci emoziona ci entra dentro per manifestarsi poi nelle nostre parole.

L'effetto è voluto Franca, infatti è la canzone che ho messo nel portale,e penso che sia la più bella tra le tante scritte per quel giorno. Mi emoziona tanto tanto quella canzone, a me che ero là ed è tanto che volevo scriverci un racconto e una poesia per accompagnarla.
Grazie per la correzione...


amministratoreeeeeeeeeeeeeeeee posso correggere l'errore o lo lascio lì a monumento della mia ignoranzaaaaaaaaaaaaaaaaaa?

Grazie bella signora, sei sempre la ...mejo, come direbbe la Daniela del mio racconto
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Franca Bagnoli
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 23:02

Non esagerare, PDG.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime24/10/2010, 23:04

Franca Bagnoli ha scritto:
Non esagerare, PDG.
non esagero per niente
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 07:48

Episodio vibrante, drammatico, che ci riporta davvero a una realtà, quella di oggi, fatta di violenza, incomprensione e, a volte, di grandi distanze sociali.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 08:49

Un racconto schierato, certo, e per giornate del genere nessuno può tirarsi indietro: o da una parte o dall'altra. Poi si potrebbe discutere , e si è discusso, di tante cose, ma non è questa la sede.
Il racconto è bello, vede gli avvenimenti da dentro (altro motivo per essere schierato, non poteva non esserlo), con un ritmo incalzante e dialoghi ben scritti. Ottima prova. PdG
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Luca Curatoli
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 10:23

a Genova ci sono stato un fine settimana del mese scorso. una città che mi ha commosso, come molte città di mare. luogo più lento della capitale, mi è sembrato (ma ci sono arrivato alle 11 di un sabato) con molti negozi e ristoranti chiusi perfino la domenica sera; che dovevi chiedere alla gente, dove mangiare e scoprire le cose... però in rete - la sera prima di partire - da un sito a l'altro le parole si rincorrevano nell'elogiare una piccola trattoria: "da Maria": di quella città allora, appena sbarcato da un aeroporto che rispetto a Fiumicino, sembrava l'ufficio postale di una cittadina (però come è stato semplice trovare l'uscita col bancone info bene in vista. a Fiumicino nemmeno c'è scritta la parola "uscita". devi seguire una freccia, tra tante frecce e gente che sembra impegnata in una specie di corsa ad ostacoli). quale sorpresa, io che conoscevo la città solo attraverso una cartina, ritrovarmi la trattoria in una traversa della piazza dove avevo l’albergo. dentro c’erano ancora le mattonelle verdi delle vecchie cucine e pezzi di carta coi nomi dei piatti attaccati ovunque; Maria, la cuoca che leggende parlavano di una donna accogliente che in trent’anni non aveva mai preso un giorno di ferie, non c’era più. gli studenti l’adoravano e poi ancora si poteva mangiare con pochi soldi. dei tavolacci lunghi di legno ti davano la possibilità di mangiare in comune. io mi sono sempre sentito tagliato fuori dalla possibilità della condivisione. Forse il mio è un fatto generazionale, eppure i movimenti umani e sociali che ancora agitano questo paese, sembrerebbero smentire questa specie di corazza che mi sono costruito durante i magnifici anni ‘80; lì con la persona che amo e sua cugina, ho parlato don due milanesi trapiantate nella città dei cantautori. meglio di una guida portata da una città molto più grande e incasinata, è stata quella deliziosa chiacchierata… a Genova la bellezza ti prende di sorpresa: città a dimensione umana, simile alle mie cartoline d’epoca; ma con il colore delle persone vive. città dove le ville rinascimentali finiscono coi loro giardini, direttamente sul porto. città di piccole piazze e palazzi affrescati sulla strada, patrimonio dell’ unesco.
mi risulta incredibile pensarla come il teatro di un evento blindato e pomposo come il g8. "la zona rossa" che allora mi sembrò da subito una cosa fuori luogo, anche se allora come altri spettatori non stavo comprendendo appieno la gravità delle energie che si stavano mettendo in campo... "la zona rossa" come a dividere una città, a militarizzarla, rappresentarsela come il teatro di uno scontro tra due mondi. quelle cose lì poi sono state dirottate su navi militari, gelide località. ma ci vedrei anche un bunker ultra tecnologico. sembra quasi che gli organizzatori, politici in testa, siano stati più ciechi dei telespettatori che seguivano la cronaca di quel disordine e di quella morte annunciata. chi era in piazza sentiva? presagiva? era preparato a quello che sarebbe seguito e definito con vari termini da opposte grammatiche.

questa pagina di diario è divisa in due. la parte iniziale sembra un film già visto parecchie volte, con l'entusiasmo, l'ingenuità non solo di chi vorrebbe cambiare il mondo, ma di chi crede che abbia diritto di parola e di espressione, in un paese dove le città sono diventate tanti teatri e dove tutti in pieno diritto, durante l’epoca della democrazia a colpi di media, mostrano un aspetto della realtà. mi viene da chiedere quanto di quello che vedo è mosso dalle passioni umane - tutte anche quelle più meschine, che portano le diverse fazioni politiche a fronteggiarsi a suon di slogan, in piazza - e quanto sia frutto di una regia più o meno occulta.

anzi la leggo divisa in tre, questa pagina, con quell'incontro dopo la ferita... ok su queste cose si potrebbe parlare e se ne è parlato fin troppo. sul fatto che le ferite, sembrano venire dopo le scritte col pennarello: sui muri, sugli striscionie e sui nomi di marmo. però i corpi e le emozioni sono vere. da questo punto di vista, ci racconti la storia, pdg impegnata dal tuo fronte. sarebbe auspicabile per una società civile rimettere assieme i pezzi. debole ma salda utopia perfino di chi non ha altro che il pensiero per sopravvivere.

tra una data e l'altra sono passati dieci anni e il mondo dovrebbe essere cambiato... eppure il presente somiglia al passato e i giovani in cosa sono diversi da quelli degli anni '60?

non sono di parte perchè da una vita non so da che parte sto. ben bene rintanato nel mio piccolo mondo. rimarco due cose come se fossero scritte da te per me, con l'evidenziatore:

Ogni azione provocava una reazione.

Il cielo assurdamente azzurro


(oggi il cielo lo si può scrivere con photofiltre... riempire dei propri pensieri, ed è del tutto fuori luogo starci a ridere sopra. tanto molti non hanno capito niente)

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Paolo Secondini ha scritto:
Episodio vibrante, drammatico, che ci riporta davvero a una realtà, quella di oggi, fatta di violenza, incomprensione e, a volte, di grandi distanze sociali.
Grazie Paolo.
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Mario Malgieri ha scritto:
Un racconto schierato, certo, e per giornate del genere nessuno può tirarsi indietro: o da una parte o dall'altra. Poi si potrebbe discutere , e si è discusso, di tante cose, ma non è questa la sede.
Il racconto è bello, vede gli avvenimenti da dentro (altro motivo per essere schierato, non poteva non esserlo), con un ritmo incalzante e dialoghi ben scritti. Ottima prova. PdG
Si Mario, si è discusso tanto e si continua a discutere.
Si, il racconto è schierato, io lo sono,e oggi come si fa a non esserlo.
Sono felice che ti sia piaciuto.
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Luca Curatoli ha scritto:
a Genova ci sono stato un fine settimana del mese scorso. una città che mi ha commosso, come molte città di mare. luogo più lento della capitale, mi è sembrato (ma ci sono arrivato alle 11 di un sabato) con molti negozi e ristoranti chiusi perfino la domenica sera; che dovevi chiedere alla gente, dove mangiare e scoprire le cose... però in rete - la sera prima di partire - da un sito a l'altro le parole si rincorrevano nell'elogiare una piccola trattoria: "da Maria": di quella città allora, appena sbarcato da un aeroporto che rispetto a Fiumicino, sembrava l'ufficio postale di una cittadina (però come è stato semplice trovare l'uscita col bancone info bene in vista. a Fiumicino nemmeno c'è scritta la parola "uscita". devi seguire una freccia, tra tante frecce e gente che sembra impegnata in una specie di corsa ad ostacoli). quale sorpresa, io che conoscevo la città solo attraverso una cartina, ritrovarmi la trattoria in una traversa della piazza dove avevo l’albergo. dentro c’erano ancora le mattonelle verdi delle vecchie cucine e pezzi di carta coi nomi dei piatti attaccati ovunque; Maria, la cuoca che leggende parlavano di una donna accogliente che in trent’anni non aveva mai preso un giorno di ferie, non c’era più. gli studenti l’adoravano e poi ancora si poteva mangiare con pochi soldi. dei tavolacci lunghi di legno ti davano la possibilità di mangiare in comune. io mi sono sempre sentito tagliato fuori dalla possibilità della condivisione. Forse il mio è un fatto generazionale, eppure i movimenti umani e sociali che ancora agitano questo paese, sembrerebbero smentire questa specie di corazza che mi sono costruito durante i magnifici anni ‘80; lì con la persona che amo e sua cugina, ho parlato don due milanesi trapiantate nella città dei cantautori. meglio di una guida portata da una città molto più grande e incasinata, è stata quella deliziosa chiacchierata… a Genova la bellezza ti prende di sorpresa: città a dimensione umana, simile alle mie cartoline d’epoca; ma con il colore delle persone vive. città dove le ville rinascimentali finiscono coi loro giardini, direttamente sul porto. città di piccole piazze e palazzi affrescati sulla strada, patrimonio dell’ unesco.
mi risulta incredibile pensarla come il teatro di un evento blindato e pomposo come il g8. "la zona rossa" che allora mi sembrò da subito una cosa fuori luogo, anche se allora come altri spettatori non stavo comprendendo appieno la gravità delle energie che si stavano mettendo in campo... "la zona rossa" come a dividere una città, a militarizzarla, rappresentarsela come il teatro di uno scontro tra due mondi. quelle cose lì poi sono state dirottate su navi militari, gelide località. ma ci vedrei anche un bunker ultra tecnologico. sembra quasi che gli organizzatori, politici in testa, siano stati più ciechi dei telespettatori che seguivano la cronaca di quel disordine e di quella morte annunciata. chi era in piazza sentiva? presagiva? era preparato a quello che sarebbe seguito e definito con vari termini da opposte grammatiche.

questa pagina di diario è divisa in due. la parte iniziale sembra un film già visto parecchie volte, con l'entusiasmo, l'ingenuità non solo di chi vorrebbe cambiare il mondo, ma di chi crede che abbia diritto di parola e di espressione, in un paese dove le città sono diventate tanti teatri e dove tutti in pieno diritto, durante l’epoca della democrazia a colpi di media, mostrano un aspetto della realtà. mi viene da chiedere quanto di quello che vedo è mosso dalle passioni umane - tutte anche quelle più meschine, che portano le diverse fazioni politiche a fronteggiarsi a suon di slogan, in piazza - e quanto sia frutto di una regia più o meno occulta.

anzi la leggo divisa in tre, questa pagina, con quell'incontro dopo la ferita... ok su queste cose si potrebbe parlare e se ne è parlato fin troppo. sul fatto che le ferite, sembrano venire dopo le scritte col pennarello: sui muri, sugli striscionie e sui nomi di marmo. però i corpi e le emozioni sono vere. da questo punto di vista, ci racconti la storia, pdg impegnata dal tuo fronte. sarebbe auspicabile per una società civile rimettere assieme i pezzi. debole ma salda utopia perfino di chi non ha altro che il pensiero per sopravvivere.

tra una data e l'altra sono passati dieci anni e il mondo dovrebbe essere cambiato... eppure il presente somiglia al passato e i giovani in cosa sono diversi da quelli degli anni '60?

non sono di parte perchè da una vita non so da che parte sto. ben bene rintanato nel mio piccolo mondo. rimarco due cose come se fossero scritte da te per me, con l'evidenziatore:

Ogni azione provocava una reazione.

Il cielo assurdamente azzurro


(oggi il cielo lo si può scrivere con photofiltre... riempire dei propri pensieri, ed è del tutto fuori luogo starci a ridere sopra. tanto molti non hanno capito niente)


Grazie Luca. Bellissima la tua descrizione di Genova. Bellissima.
Mi scrivi


e i giovani in cosa sono diversi da quelli degli anni '60?

Io speroo che non lo siano nel cuore e nella voglia di riscatto.
Ho letto tanta forza e tanta speranza a Roma il 16 ottobre. Sono la mia speranza i giovani.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 11:19

[quote="La Penna del Giorno"][quote="Luca Curatoli"]
anzi la leggo divisa in tre, questa pagina, con quell'incontro dopo la ferita... ok su queste cose si potrebbe parlare e se ne è parlato fin troppo. sul fatto che le ferite, sembrano venire dopo le scritte col pennarello: sui muri, sugli striscionie e sui nomi di marmo. però i corpi e le emozioni sono vere. da questo punto di vista, ci racconti la storia, pdg impegnata dal tuo fronte. sarebbe auspicabile per una società civile rimettere assieme i pezzi. debole ma salda utopia perfino di chi non ha altro che il pensiero per sopravvivere.


Le ferite ancora sanguinano e continuano a sanguinare ogni volta che vediamo alla tv i manganelli che colpiscono le donne di Terzigno
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 12:04

a Terzigno come ad Avetrana, sembriamo tutti spettatori passivi. con i giornalisti o sedicenti tali, che prima mostrano senza pietà e poi s'interrogano sui meccanismi del mostrare. molti di questi una volta erano dall'altra parte della barricata... anche se adesso nemmeno lo sappiamo più dove questi tuttologi stanno per davvero.

dove saranno invece i giovani che oggi manifestano? dove saranno domani? e in quale domani saranno? anche se la domanda sembra oziosa perchè qui più di qualcuno sta pensando attivamente di cambiare la faccia della nostra realtà. ora, adesso. ognuno ha il suo modello "Italia" nella testa. a legare questi pezzi d'Italia, reale e virtuale, sembrano sia sempre i soliti fatti... la bruta forza dei fatti.
il libero pensatore, tra l'altro detentore per libero mandato, del dicastero dell'economia, ha detto tra l'altro che i nuovi nati sono ormai tagliati fuori da quel sistema sociale che ancora tentiamo di difendere dai pervasivi poteri forti. tagliati fuori, mi sembra che questa siano state le parole del ministro che biascica le parole...

e poi ci meravigliamo di quello che vediamo alla tv. a Napoli e in tutta la regione assistiamo solo all'effetto di quel degrado generale che io ho visto fin da bambino, quando andavo a trovare i miei parenti, durante le feste. per non parlare del marcio che non si vede. il tessuto sociale slabbrato da anni di cattiva storia, non vedo come si possa rimarginare a suon di slogan e decreti d'emergenza. però l'emergenza esiste e non si può far finta di niente.

da qui le contraddizioni perfino nei movimenti di cui mi sfuggono i collegamenti con le realtà locali. naturalmente questi collegamenti esistono, seppure sono fagocitati dal linguaggio della macchina mediatica. a Terzigno, si legge sulle prime pagine dei giornali, ora è il problema di ritornare all'ordine e di colpire i violenti. ma perchè la gente riduce le proprie strade a barricate? e prima della realtv, come si viveva per quelle strade?

dico questo con la consapevolezza e la refrattarietà rispetto ad ogni pensiero imbolsito (almeno per me) in un movimento, in un richiamo alla partecipazione sotto l’insegna di un partito, di una associazione, di un simbolo, fosse solo una bandiera arcobaleno.

perché a Genova è successo questo? perchè è successo anche dopo e probabilmente succederà ancora? perché la città di Napoli non riesce a smaltire i suoi rifiuti?

possiamo pure farci affascinare dalle metafore, dai simboli svuotati fino all’immagine, dal manganello, che si sa, quando ti picchia fa male, come del resto fa male la realtà.

l’amministratore delegato di un grande gruppo industriale pontifica in un aula magna. e intanto decreta il licenziamento di migliaia di lavoratori che per il cuore storie rimangono… e poi ci dicono che tutto dipende da qualcosa di più grosso, che non riusciamo più a immaginarci se non tramite percorsi sempre più mediati. o forse è sempre stato così
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 12:16

Luca Curatoli ha scritto:
a Genova ci sono stato un fine settimana del mese scorso. una città che mi ha commosso....
Non posso non rigraziarti per questa parte di commento dedicato alla mia città e alla mitica Maria in particolare. Genova è restia a concedersi ai turisti, è verissimo, e la nota sui negozi e ristoranti chiusi di sabato e domenica ne è la riprova. Genova è per chi entra in sintonia con lei e col carattere dei suoi abitanti, almeno quei pochi genovesi che ancora ci sono, s'intende. Tu evidentemente sei entrato perfettamente nello spirito della città, grazie.


Ultima modifica di Mario Malgieri il 25/10/2010, 12:50 - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 12:17

Luca Curatoli ha scritto:
a Terzigno come ad Avetrana, sembriamo tutti spettatori passivi. con i giornalisti o sedicenti tali, che prima mostrano senza pietà e poi s'interrogano sui meccanismi del mostrare. molti di questi una volta erano dall'altra parte della barricata... anche se adesso nemmeno lo sappiamo più dove questi tuttologi stanno per davvero.

dove saranno invece i giovani che oggi manifestano? dove saranno domani? e in quale domani saranno? anche se la domanda sembra oziosa perchè qui più di qualcuno sta pensando attivamente di cambiare la faccia della nostra realtà. ora, adesso. ognuno ha il suo modello "Italia" nella testa. a legare questi pezzi d'Italia, reale e virtuale, sembrano sia sempre i soliti fatti... la bruta forza dei fatti.
il libero pensatore, tra l'altro detentore per libero mandato, del dicastero dell'economia, ha detto tra l'altro che i nuovi nati sono ormai tagliati fuori da quel sistema sociale che ancora tentiamo di difendere dai pervasivi poteri forti. tagliati fuori, mi sembra che questa siano state le parole del ministro che biascica le parole...

e poi ci meravigliamo di quello che vediamo alla tv. a Napoli e in tutta la regione assistiamo solo all'effetto di quel degrado generale che io ho visto fin da bambino, quando andavo a trovare i miei parenti, durante le feste. per non parlare del marcio che non si vede. il tessuto sociale slabbrato da anni di cattiva storia, non vedo come si possa rimarginare a suon di slogan e decreti d'emergenza. però l'emergenza esiste e non si può far finta di niente.

da qui le contraddizioni perfino nei movimenti di cui mi sfuggono i collegamenti con le realtà locali. naturalmente questi collegamenti esistono, seppure sono fagocitati dal linguaggio della macchina mediatica. a Terzigno, si legge sulle prime pagine dei giornali, ora è il problema di ritornare all'ordine e di colpire i violenti. ma perchè la gente riduce le proprie strade a barricate? e prima della realtv, come si viveva per quelle strade?

dico questo con la consapevolezza e la refrattarietà rispetto ad ogni pensiero imbolsito (almeno per me) in un movimento, in un richiamo alla partecipazione sotto l’insegna di un partito, di una associazione, di un simbolo, fosse solo una bandiera arcobaleno.

perché a Genova è successo questo? perchè è successo anche dopo e probabilmente succederà ancora? perché la città di Napoli non riesce a smaltire i suoi rifiuti?

possiamo pure farci affascinare dalle metafore, dai simboli svuotati fino all’immagine, dal manganello, che si sa, quando ti picchia fa male, come del resto fa male la realtà.

l’amministratore delegato di un grande gruppo industriale pontifica in un aula magna. e intanto decreta il licenziamento di migliaia di lavoratori che per il cuore storie rimangono… e poi ci dicono che tutto dipende da qualcosa di più grosso, che non riusciamo più a immaginarci se non tramite percorsi sempre più mediati. o forse è sempre stato così

Oggi un amico ha scritto: Lo Stato che chiama emergenza la sua inadeguatezza.

dove saranno invece i giovani che oggi manifestano? dove saranno domani? e in quale domani saranno?Dove erano ieri?

Deve essere una trilogia questa mandata di racconti Io ho voluto provare a rispondere proprio a queste domande.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 12:18

[quote="La Penna del Giorno"][quote="Luca Curatoli"]

Ti consiglio di leggerlo:

https://www.facebook.com/note.php?note_id=465007682776&id=100000884713895

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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 12:33

Mario quella città un po' mitizzata per via del celebre navigatore e per la musica, colonna sonora della nostra povera vita, è riuscita a smuovere dentro qualcosa, perfino in un donna vicina alla sessantina, che ha provato di tutto, movimenti e mode del '68 comprese. è benestante e viaggia spesso per il mondo. ad agosto è stata in Tibet e il viaggio l'ha lasciata quasi indifferente, pur essendo buddista praticante. mi ha detto che a Genova ci ritornerà volentieri per una lunga permanenza. sì, quella città è così poco turistica e mi ha rammentato nella possibilità di scoprirla piano piano... per certi versi mi ha rammentato la mia Salerno natale. molte chiese erano aperte solo per l'orario delle messe... molto diversa da una Roma formato cartolina, salvo accorgerti che la città è ostaggio del traffico, delle auto blu... assediata dai negozi immensi e tutti uguali in franchising. ho trovato un baretto che qui nella capitale nemmeno lo avresti degnato di un'occhiata, nei pressi di piazza fontane marose, dove ho alloggiato... mancavano due ore alla partenza e ho fatto in tempo ad assagiare la vostra specialità: la panera!


Ultima modifica di Luca Curatoli il 25/10/2010, 12:39 - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 12:35

lo leggerò logandomi col mio nome e cognome fittizio. ciao, pasta e zucchine mi apettano. a stasera!
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 12:52

Mario Malgieri ha scritto:
Luca Curatoli ha scritto:
a Genova ci sono stato un fine settimana del mese scorso. una città che mi ha commosso....
Non posso non rigraziarti per questa parte di commento dedicato alla mia città e alla mitica Maria in particolare. Grnova è restia a concedersi ai turisti, è verissimo, e la nota sui negozi e ristoranti chiusi di sabato e domenica ne è la riprova. Genova è per chi entra in sintonia con lei e col casattere dei suoi abitanti, almeno quei pochi genovesi che ancora ci sono, s'intende. Tu evidentemente sei entrato perfettamente nello spirito della città, grazie.

genova...
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime25/10/2010, 15:01

Citazione :
quella carta spessa che fa l'amore con l'inchiostro

già questa frase mi fa gustare il brano.

Sì un brano da gustare perchè ci riporta dentro la cronaca, la cronaca di fatti che non dovrebbero mai accadere. Sul perchè avvengano certe cose ci si può interrogare, dibattere, litigare. Si può discutere di infiltrati, di cani sciolti e così via, ma quello che resta, quello che dà i brividi è una vita, una vita giovane che non c'è più.

Scritto bene, coinvolgente.
grazie PdG
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MessaggioTitolo: Re: I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI   I COLORI DELL'ARCOBALENO - ANNAMARIA GIANNINI Icon_minitime

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