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 Racconto dell'orrore

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Alfredo Canovi
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MessaggioTitolo: Racconto dell'orrore   Racconto dell'orrore Icon_minitime13/5/2011, 19:45


Loom Lake è un campeggio per scolaresche molto famoso nel West Virginia, per il suo luminoso lago sulle cui sponde si ergono dodici splendidi bungalow interamente costruiti in legno di frassino, tra i quali spicca per grandezza e magnificenza la sala mensa, col suo portico sopraelevato di tre gradini dal terreno, per proteggere dall’umidità e dagli insetti le derrate alimentari che contiene al suo interno.
Altri dieci edifici, cinque da una parte e cinque dall’altro lato della mensa sono le camerate dedicate rispettivamente alle ragazze ed ai ragazzi, e poco distante l’abitazione dei “custodi del branco”, così si fanno chiamare le quattro persone addette al controllo ed al divertimento delle scolaresche.
Tutto intorno fa da cornice la foresta di Reffert, composta da una fitta vegetazione di querce, aceri, abeti ed alcuni rarissimi cedri gialli; questo scenario idilliaco rende Loom Lake il campeggio più ambito da tutti i ragazzi della contea.
Stasera è l’ultima notte per la comitiva di Wichita, formata da un gruppo di una sessantina di ragazzi e ragazze del liceo Withmore e la stanno festeggiando seduti intorno ad un grande ed accogliente falò.
Alcuni di loro arrostiscono i candidi marshmallows ,poggiandoli, infilzati in un ramoscello di frassino a poca distanza dal fuoco scoppiettante, altri cantano canzoni country, accompagnati da una delle hostess che strimpella, o poco più, una chitarra scordata, ma a nessuno sembra importare molto.
All’appello però mancano tre ragazzi, ed il capo dei “custodi”, Ryan, un aitante giovanotto biondo di venticinque anni, se ne accorge subito, e con lo sguardo preoccupato controlla tutto l’ambiente circostante nel tentativo di scorgere le loro figure.
Egli è preoccupato perché due degli scomparsi sono Mark e David ,due classici bulli di città che nel corso dei quindici giorni appena trascorsi hanno portato lo scompiglio nella loro camerata con pesanti scherzi rivolti ad alcuni nerd del gruppo.
Approfittando della loro stazza robusta e muscolosa e della loro faccia tosta hanno reso questa vacanza un inferno a tutti, ma soprattutto a Kane, un ragazzotto obeso e timido, vistosamente complessato, con l’unica colpa di essersi perdutamente innamorato di Helen, la ragazza di David, nonché sorella di Mark.
Ovviamente lui la rimirava da lontano, estasiato dalla sua bellezza e dalla sua dolcezza, però ogni volta che le si avvicinava cominciava a balbettare, rendendosi e sentendosi lui stesso uno stupido colossale.
A lui bastava questo, poterla guardare gli dava un senso di appagamento e di calma, sapeva benissimo che il fatto che lei stesse con quell’energumeno non gli avrebbe dato alcuna possibilità.
Mark però si era accorto di questo, e da quel momento il ragazzotto era diventato il suo bersaglio, insieme a quello del suo migliore amico David.
Quasi con orrore Ryan si accorse che nel gruppo di ragazzi mancava anche Kane, quindi si alzò di scatto e si diresse, velocemente ma silenziosamente, per non allarmare nessuno, verso il sentiero che conduce proprio nel mezzo della folta boscaglia.
“Non voglio farlo, penso che stavolta stiamo proprio esagerando” si lamenta sottovoce Mark.
“Mark. Non fare il cacasotto!” Lo redarguì l’amico.
“Ormai l’esca è stata lanciata” Riprese David, “e poi è giusto che Kane abbia la lezione che merita per essersi permesso di alzare i suoi occhi su Helen” Ed aggiunse in tono incisivo”…Che è anche tua sorella!!”
“E poi non gli facciamo niente, semplicemente lo lasceremo ad aspettare per ore nel mezzo di questa spaventosa foresta l’arrivo di Helen”
“Come l’arrivo di mia sorella!” si allarmo Mark” Che c’entra lei?”
“Nulla, mio pavido amico, tua sorella è alla festa a divertirsi con tutti gli altri, ho, diciamo così…fatto pervenire a quel nerd una lettera con la quale Helen gli dava appuntamento per stasera qui, aveva la necessità impellente di dirgli una cosa molto importante”
“Quale?” Chiese timidamente l’amico.
“Nulla” Sbottò David “Non esiste nulla da spiegare”
“Semplicemente lui aspetterà qui il suo arrivo, lei non si farà viva e lui farà la figura dello stupido quando domani, sul pullman che ci riporta a Wichita noi due lo sputtaneremo!”
“Sei un demonio” Sorride Mark.
“Lo so!” Risponde compiaciuto.
L’attesa dura pochi minuti, poi in mezzo alla macchia si ode un fruscio come di rami calpestati e fronde spostate con vigore per permettere il passaggio verso la piccola radura.
“Svelto, nascondiamoci dietro quel pino” sussurrò David all’amico, indicando il poderoso fusto del sempreverde, perfettamente in grado di celarli entrambi, lo raggiunsero con pochi passi e si fecero scudo con esso, badando però di lasciare fuori quel poco di viso necessario per non perdere la scena dell’arrivo e la conseguente inutile attesa della loro vittima.
Trascorsero ancora pochi, lunghissimi istanti perché Kane uscisse trafelato dalla boscaglia, imprecando contro quel fitto fogliame, sottovoce però, se Helen era già lì non avrebbe gradito udire i suoi sproloqui verso la flora locale, e a lui non garbava affatto fare quella meschina figura con lei.
Col cuore gonfio di speranza e traboccante felicità si diresse al centro del minuscola spiazzo e con disappunto si rese conto che Helen non c’era ancora.
“Starà senz’altro per arrivare” Disse tra se e se, ed attese speranzoso.
Il tempo passa, qualche minuto e poi, dall’interno della foresta, proprio in direzione del viottolo che conduce alla radura un rumore, come di un ramoscello che cede di schianto sotto il piede di qualcuno.
La felicità di Kane, raffreddata dalla attesa che le è parsa infinita si riattizza nuovamente, disegnando sul suo paffuto viso un dolce sorriso che lo illumina tutto, mentre d’altro canto i due complici ed amici, David e Mark dalla loro postazione nascosta sono perplessi e curiosi, non avrebbe dovuto arrivare nessuno, Helen era all’oscuro del loro turpe piano e, in teoria sta ancora bivaccando con tutti i loro compagni intorno al crepitante falò del campeggio cantando stupide canzoncine.
Duke s’avvicina speranzoso e timoroso alla fonte del rumore, azzarda un timido: ”Helen, sei tu?”
Nessuna risposta, ed adesso anche il rumore delle foglie si zittisce, lasciando il posto al fragoroso silenzia della foresta, nessun altro rumore, nemmeno quello degli uccelli o degli insetti notturni, nulla.
L’atmosfera che si è creata tutt’intorno è inquietante, anche ai due spavaldi e robusti ragazzotti celati dal fusto del vecchio pino scivola una goccia di sudore freddo lungo la schiena.
Adesso Duke è spaventato:” Dai, Helen, non fare scherzi, rispondimi” insiste lui, ma niente.
“Va bene, allora io torno al campo” sbraita il ragazzo accendendo la torcia che si era portato e si avvia lungo il sentiero, ma appena si avvicina al limitare della radura si blocca, dal folto della boscaglia la luce della pila riflette la luce di due occhi rossi che lo osservano.
Un urlo si strozza in gola a Duke, la luce tremolante del faretto illumina anche un muso lupesco con le fauci spalancate in cui si intravedono due fila di denti giallicci di enormi dimensioni.
L’essere da carponi che era ora si erge sulle due zampe posteriori e prende una postura umana, scattando feralmente in avanti, le sue braccia incredibilmente pelose afferrano strettamente il poveretto infilandogli i suoi poderosi artigli nel collo, facendo sgorgare fiotti di caldo e rosso sangue fin sopra le foglie più vicine e facendo leva su di esse con le unghie di una delle sue zampe sferra un colpo che squarta il torace di Duke, uccidendolo all’istante.
David, uno due testimoni, che finora era rimasto ammutolito dallo svolgere degli eventi, in preda ad un giustificato terrore si lascia sfuggire un gridolino, prontamente interrotto dalla mano tremante di Mark premuta pesantemente sulla sua bocca, un flebile lamento durato meno di un secondo ma sufficientemente potente perché la mostruosa creatura si accorga di loro, adesso lascia cadere sugli sterpi intrisi di sangue il corpo inane della sua vittima e si dirige lentamente verso il rugoso pino, con le orecchie da lupo dritte nel tentativo di percepire un qualunque rumore, s’avvicina, lento ma inesorabile ai due ragazzi che ora indietreggiano verso il fondo del bosco, il più lentamente e silenziosamente possibile, col loro giovane e forte cuore che pompa in maniera forsennata il sangue attraverso le loro vene, così forte che le orecchie fischiano ed i sensi si annebbiano.
L’adrenalina che secernono le loro ghiandole cerca in tutti i modi di bloccare il processo confusionale nella loro mente così da poter mostrare loro una qualunque possibile via di fuga, ma nel caso del già stressato David essa fallisce, così che il giovane si stacca dall’amico e comincia a correre a perdifiato, incurante dei rami che gli flagellano il viso.
Era quello che la creatura stava aspettando, scattando in avanti a quattro zampe comincia a rincorrerlo, la sua immensa e possente sagoma taglia facilmente le fronde che gli bloccano il passaggio, mentre il ragazzo ne viene rallentato.
La gara è impari, dopo pochi metri il corpo del ragazzo viene schiacciato al terreno dal peso del mostro balzatogli addosso , incurante delle sue urla di terrore l’essere sferra due fendenti al ragazzo, col primo le unghie gli squarciano la nuca ed il secondo, trucemente gli apre la schiena spezzando la colonna vertebrale con facilità.
Ancora qualche secondo di urla disperate, e poi, in maniera quasi pietosa il mostro gira il corpo sbraitante e maciullato ed affonda le zanne nella gola, ponendo così fine alla vita di David.
Mark, nel frattempo, terrorizzato ed incredulo, con gli occhi carichi di lacrime si è rannicchiato dietro un frondoso arbusto, sperando che la creatura non si accorga di lui, trattiene il fiato quanto più possibile, coprendosi anche la bocca col palmo della mano per smorzare eventuali rumori.
Fortunatamente il mostro si alza quasi subito dal corpo dilaniato di David e si dirige verso quello di Duke, lo raccoglie da terra, se lo carica sulla spalla destra e svanisce nel bosco.
Mark intanto osserva la scena sollevato, ma il terrore ancora lo pervade, decide quindi di aspettare un altro poco di tempo, sempre rabberciato ai piedi della pianta, sempre in un sospettoso silenzio.
Passa mezz’ora o forse più, nulla nel frattempo è successo tranne che gli animali notturni hanno ripreso coi loro canti d’amore o coi versi di rabbia, sempre tremante Mark decide di scostare finalmente la mano dalla bocca e ricominciare a respirare regolarmente, alcuni minuti ancora poi si alza, lentamente, si guarda intorno e cercando di non calpestare nulla di rumoroso si avvia verso la radura.
Prima qualche lento passo che via via si fa più sicuro, passa lo spiazzo ridondante di sangue e per la prima volta si volta a cercare il corpo dell’amico, non lo vede, la luna piena che per tutta la notte ha permesso loro di muoversi nella boscaglia non gli concede di trovarlo.
Si incammina lungo il sentiero, sempre lentamente e febbrilmente avanza di molti metro, riuscendo quasi a vedere la calda e meravigliosa luce che diparte dal falò del campeggio quando inciampando in qualcosa cade rovinosamente a terra colpendo di striscio con la guancia un ramo a terra.
S’immobilizza, terrorizzato che il rumore possa essere stato sentito anche dal mostro, aspetta un paio di minuto prono, sulle foglie secche con la guancia graffiata che perde di tanto in tanto una goccia di sangue, decide quindi di rialzarsi, si gira infastidito verso la cosa che lo ha fatto cadere mettendo a repentaglio la sua incolumità, e subito un altro urlo di terrore gli si smorza in gola, squarciato, a pezzi sotto i suoi piedi Ryan, il custode gli si presenta alla luce di una luna, che gli sembra sia diventata improvvisamente rosso sangue.
La sua carne appare strappata in molti punti, come se la creatura si fosse nutrita del suo corpo, terrorizzato Mark si alza e comincia a correre il più velocemente possibile verso la luce del campeggio, mancano pochi metri ed ormai vede la salvezza a portata di mano, lo spirito di sopravvivenza gli ha fatto dimenticare per ora gli amici ammazzati, il suo cervello ed il suo corpo vogliono solo allontanarsi da quel luogo e ripararsi nel suo bungalow, che ormai riesce quasi an in travedere attraverso la verzura che si fa via via più rada, in mezzo a tutti i suoi amici.
Corre a perdifiato, non badando più al rumore, usa tutte le sue residue energie per arrivare il pima possibile al campo, ancora pochi passi ed è salvo, ancora pochi metri e potrà scaldarsi al tepore del fuoco, ancora…un nerboruto, villoso braccio scatta dal mezzo della boscaglia come una tagliola all’altezza della gola di Mark, unghie affilate come rasoi lacerano la carne, entrano nel tessuto come una lama nel burro, recidendo di netto la giugulare.
Gli occhi speranzosi del ragazzo si spengono, la vista si annebbia, la vita scorre via in un momento, il corpo però, come se non si fosse accorto di nulla fa altri passi trasformando Mark in una lugubre marionetta con la testa penzoloni su di un fianco ed il collo che sprizza sangue come una immonda fontana.
Pochi passi e poi il corpo cade scomposto ai lati del sentiero proprio al limitare del campeggio.
Non un fiato del ragazzo ha disturbato i vocianti ragazzi che abbrustoliscono marshmallows intorno al fuoco , nessuna emozione che traspare negli occhi color bragia sovrastanti giallastre e potenti mascelle, semplicemente l’essere si gira e col suo carico grondante ancora sulla spalla destra sparisce nel mezzo della boscaglia.


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