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 Gita al santuario

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Giampiero Pieri
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MessaggioTitolo: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime2/5/2008, 23:42



– “Ciao Beppe. Cosa fai di bello”? Dissi al mio amico incontrandolo davanti all’unico caffé del borgo.
– “Ho saputo che sei stato in Puglia a farti un giretto. Vieni, prendiamoci un cappuccino insieme, così mi racconti”.
– “Cosa vuoi che ci sia da raccontare”? - mi rispose scuotendo la mano avanti indietro con le dita riunite a mazzetto, perplesso – “Guarda, sarebbe stata meglio una seduta dal dentista, te lo dico io, che farmi sto’ viaggio”. Prendemmo le due tazze e andammo a sederci ad un tavolino all’aperto. Come me, Beppe aveva ancora addosso la tuta sportiva con cui aveva corso quella mattina. Addentò mezza brioche, la masticò famelico per qualche secondo e la inghiottì con un lungo sorso del cappuccino.
– “Eh! – fece, accompagnando con una alzata di testa la sua espressione – Non è stata mica una vacanza. Siamo dovuti andar giù a portare zia, quella che abita a Pietramala. La sorella di mia madre, la conosci, no”? Con un solo boccone trangugiò il resto del croissant, lo masticò brevemente ed inghiottì di nuovo.
– “Beppe, prima di morire mi devi portare un’ultima volta a Padre Pio, m’ha detto zia”. Finì il suo cappuccino e si asciugò la fronte con un fazzoletto di carta.
– “Ma scusa, non è quella molto anziana, quanti anni avrà, più di ottanta, no?” Mi informai io.
– “ Ottanta? Sì, e poi! Ottanta! Novantatrè suonati, altro che! E c’ha ancora un telaio meglio di te e me messi insieme!”
– “E ce la fa a reggere un viaggio così, solo per andare a visitare un santuario”? Chiesi ancora. Beppe mi guardò un attimo incredulo, come se quella domanda fosse stata inopportuna.
– “Se ce la fa… se ce la fa? Ma che dici, quella è più resistente di una traversina da ferrovia. Io e mia moglie sì, che ci siamo fatti un mazzo così! Tutta la settimana a lavorare e la mattina dopo, il viaggio”! Cercò di scacciare una vespa che aveva preso a girare intorno alle tazze sul tavolo.
– “Per qualche giorno abbiamo sperato che, col passare del tempo, il suo desiderio si attenuasse da solo, fino a svanire. Ma non c’era verso. Non faceva che ripetere sempre la stessa musica - prima di morire devo tornare da Padre Pio, devo tornare da Padre Pio - Tutti i giorni zia tornava alla carica, senza la minima intenzione di voler desistere. Alla fine abbiamo dovuto prenderci qualche giorno di ferie e partire”.
– “ In macchina? – domandai io – E’ una bella stracanata, per così pochi giorni. Saranno cinque o seicento chilometri da Pietramala a… dov’è che si trova, sto’ santuario”?
– “S. Giovanni Rotondo. Vicino Foggia”. Rispose Beppe. Si allungò sulla sedia per farsi asciugare il sudore al sole.
– “ Siamo andati via venerdì mattina, alle nove, e a sera eravamo già sistemati in albergo. Uno nuovissimo, classificato quattro stelle, ma che in realtà offriva un livello di accoglienza di molto inferiore”.
– “Proprio lì, a S, Giovanni Rotondo? – chiesi ancora io - Chissà che botta, quanto avete speso”?
– “No, non molto, per la verità. Se fosse qui a Firenze un albergo così non ti basterebbe mezzo stipendio per notte”- considerò Beppe – Ma lì, a S. Giovanni, invece sono attrezzati proprio benino per ricevere le centinaia di persone che ogni giorno arrivano da tutt’Italia, e anche da fuori”. Intanto si era avvicinato anche Treccani, così chiamato perché sa sempre tutto. Aveva già il suo bicchiere mattutino adornato con la fetta di limone.
– “Non dovresti bere così tanto - Lo apostrofò Beppe - se no poi ci toccherà portare anche te laggiù, a farti fare un miracolo del cazzo. Al fegato, però! Tanto per il primo ormai non c’è miracolo che tenga”! Treccani era già troppo appannato per rispondere. Si limitò a sedersi al nostro tavolino con un sorrisetto beota, gli occhi lucidi.
– “Tutto il paese lì vive di Padre Pio – riprese Beppe, rivolto a me – Giri per le strade e trovi una pizzeria Padre Pio, svolti l’angolo e t’imbatti nella carrozzeria Padre Pio, e poi la pensione Padre Pio, il forno Padre Pio, il minimarket, tutto nel paese è intitolato al santo”. Da dentro al bar due motociclisti tedeschi, cotti dalle loro moto su per le curve dell’imolese, ascoltavano senza sentire, appoggiati al bancone.
– “Non che sia male, intendiamoci – continuò Beppe – Tutto il circondario ha conosciuto uno sviluppo enorme, fortunatamente per i suoi abitanti. Altrimenti quella sarebbe una zona agricola senza un grande futuro come ce ne sono tante, probabilmente”.

La zia, a dispetto dell’età, non mostrava minimamente d’aver sofferto il viaggio, che ai nipoti era parso invece inutilmente lungo. Ma si sa, l’anima riesce ad imporre al corpo, suo schiavo, qualsiasi privazione quando è mossa da forte ragione interiore.
L’anziana signora però non camminava bene. La mattina successiva all’arrivo, per risparmiale la scarpinata dal paese fino alla basilica, usarono nuovamente la macchina. Ma non fu possibile arrivare fino all’ingresso della chiesa. Lasciarono la vettura al parcheggio Padre Pio, e percorsero a piedi gli ultimi duecento metri. Lungo la strada bancarelle di souvenir, dolciumi e panini, erano già tutte in piena attività. Alcuni ragazzi vendevano candele con speciali protezioni antivento necessarie per la processione della sera. Dovettero per forza comprarne almeno tre, tutte con l’immaginetta del santo stampata sopra. Camminarono a fatica, facendosi largo tra centinaia di fedeli che sbarcavano a getto continuo da lussuosi autobus granturismo. Seguendo una croce di legno, o qualche ricco stendardo ricamato dalle pie donne, alcuni gruppetti festosi erano pilotati da altri pellegrini, che ostentando orgogliosamente quel loro vessillo di fede, si erano improvvisati loro guide. La zia, come se avesse due angeli custodi armati di spada a proteggerla, sembrava fendere la folla senza nessuna difficoltà. Guidata da un istinto invincibile, protetta appena dalla evidente anzianità, trovava sempre un varco nella foresta umana, riuscendo infine ad insinuarsi nella ressa dei fedeli, tutti ordinatamente in attesa del proprio turno d’entrata davanti al santuario. Voleva assolutamente accedere ad una grande sala a lato della chiesa vecchia. La raggiunse, determinata come non mai. All’interno, comodamente seduti dietro a banconi dotati di lastre trasparenti di protezione, alcuni cappuccini ricevevano le donazioni e i pagamenti per le sante messe. Dietro ai vetri gli sguardi attenti dei religiosi, di fronte quelli beati delle file di donnine che non vedono l’ora di arrivare a agli sportelli per comprarsi qualche secolo di redenzione. Sembrava l’ufficio accettazione di una USL sanitaria qualsiasi, ad ogni prestazione una tariffa corrispondente. Finalmente arrivò il turno della zia. Si rivolse subito al frate dietro al vetro.
– “Vorrei parlare con padre… - Disse un nome, e si voltò a guardare il nipote, manifestando un certo imbarazzo per la sua presenza lì a fianco – Sono venuta apposta, da Firenze, proprio per parlare con lui”. Continuò, iniziando a frugare nervosa nella borsa che aveva tenuta sempre ben stretta per tutto il tragitto compiuto fin lì. Ma la persona cercata non c’era quel giorno. Lei indugiò, non convinta. Il frate la guardava con un fare spazientito, quella anziana signora stava bloccando tutta la fila. Suo nipote per toglierla dall’imbarazzo si mise in disparte ad osservare quello che avveniva nel resto del vasto ambiente. Su un lato della stanza c’è un altro bancone, più basso, su cui i fedeli appoggiano oggetti di tutti i tipi per ottenerne una benedizione da un altro frate. Il religioso, un cappuccino di colore, faceva segno ad una fila di pellegrini perché avanzassero fino alla lucida superficie di legno chiaro. Attendeva pazientemente qualche istante che gli oggetti recati dai fedeli fossero stati appoggiati sul piano e cominciava a recitare una preghiera. Gli astanti, la maggioranza donne, rispondevano attenti al ritmo della preghiera. Un paio di aspersioni a destra, altre due verso sinistra, il segno della croce tracciato nell’aria con due dita e via, avanti un’altra fila. Tutta l’attività, insomma, è ben ordinata per evitare sprechi di tempo, e dare così ascolto al maggior numero possibile di pellegrini. Da un lato si paga ciò che è dovuto per quel che si chiede, dall’altro si riceve quanto pagato. Dal suo angolino a Beppe gli pareva di stare guardando un documentario sulla natura. Uno di quelli dove si vedono predatori che circondano le prede, per spingerle poi nel luogo più adatto a sferrare l’attacco. Caspita, rifletteva Beppe osservando quel flusso di denaro a senso unico, la santissima santità del santo sarà anche indiscutibile, ma di sicuro qua dentro a nessuno passerebbe per la mente di metterla in discussione. O forse sono troppo prevenuto, pensava, incrociando quegli sguardi rapiti dalla sacralità del posto, e sto sbagliando tutto io.

– “La mi’ zia intanto, da sotto al vetro aveva lasciato scivolare una grande busta di carta gialla, mica tanto piccina, eh? – Continuava a raccontare Beppe mostrandomi tra police ed indice l’mmaginario spessore della busta - Avresti dovuto esserci dopo”. Aggiunse poi.
– “Perché”? Interloquì curioso Treccani che fino ad allora era rimasto zitto-zitto a sorseggiare il suo aperitivo. Beppe fissò per un attimo il suo bicchiere vuoto, con la fettina di limone che sembrava ormai un sottaceto.
– “Se ci ripenso, mi piglia male guarda…”. Disse rivolto a Treccani.
– “Perché? – chiesi di nuovo io – Cosa è successo poi? Bisogna tirarti fuori le parole una ad una”.
– “Immaginate quel frate dietro al vetro – fa lui – Stanco, annoiato, con tutta quella gente che gli passa davanti da ore, che posa la penna ed il blocchetto delle ricevute. Si alza ed apre una porticina laterale, poi fa, tutto sorridente, a mia zia: Venga Signora, venga, non stia lì a far la fila che cammina male. E’ sola? Chiami i suoi nipoti che vi accompagno giù io alla cripta del santo, con l’ascensore. Venga sorella”. Io e Treccani ci guardammo un momento.
– “Scusa Beppe, ma quanto c’era in quella busta? Così, per curiosità”. Gli ho chiesto io poi, indelicatamente.
– “Bho! – mi fa lui- E chi lo sa? Parecchio, doveva esserci, per far ammansire così il lupo, altro che S. Francesco che parla agli animali. Dice che doveva estinguere un voto, zia, sai come vanno ste’ cose, no” ?
– “Sì, lo so, lo so. Ma va bene così, dai. Almeno ti sei fatto tre quattro giorni di vacanza con tua moglie, no”? Era quasi l’ora di pranzo. Ci alzammo tutti per andare a casa a farci una doccia.
– “Chissà cosa non ti sei mangiato delle specialità del posto – dissi ancora, conoscendo la sua vera passione per la cucina - E i dolci, i dolci pugliesi”?
– “ Ma quali dolci! M’è rimasto solo l’amaro in bocca”.


Ultima modifica di _g&f_ il 5/5/2008, 13:27 - modificato 2 volte.
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime3/5/2008, 08:37

la venerazione o meglio la devozione, a immagini, iconografie, icone, reliquie?
probabilmente perché attraverso loro si può percepire la presenza del divino, mi pare che si possa parlare di teologia della reliquia, di fatto un atto di fede attraverso la percezione sensoriale del vedere, toccare e magari della presenza del corpo.
è in fondo lo specchio del rapporto con il divino.
ma non credo che ciò sia produttivo: penso che “il credente” e preciso che non mi riferisco al cattolico ma uso il termine credente in un’accezione ben più generale, debba comunque vivere nella propria fede, senza necessità di conferma sensoriale della stessa.
in fondo la fede non è altro che un mistero (dal greco myein chiudere, fermare), esprime l’idea di chiusura, limite, confine, qualcosa che provoca timore, reverenza, ma che attrae e affascina.
che contiene al suo interno sia il richiamo al divino nella sua manifestazione più sconvolgente, ma anche la prassi da osservare.
ka manifestazione del sacro, la ierofania, è percepita sensorialmente, penso alle estasi, senza necessità di un effettivo contatto visivo.
è il limite tra nascondere e rivelare.
sublime l'accostamento al gesto quotidiano del capuccino e elegante la scelta del nome dell'amico
bravo
l.
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime4/5/2008, 20:14

Ti ho letto ieri e anche stamattina ma poi, tra una cosa e l'altra non ho lasciato segno del mio passaggio.
Va bè, passaggio... più che altro un segno di comprensione, visto che tengo una madre in casa che tra viaggetti a Lourdes e puntatine a Medijugore, nonchè week-end a Santa Rita da Cascia, Loreto e San Giovanni Rotondo, riesco a farla stare bene per qualche tempo. Il problema sono i gadget che mi porta: mi ha imposto di bere una bottiglietta di acqua benedetta in un periodo che ero particolarmente schizzata. Effetti zero, ma già il fatto che mi avesse visto berla per lei ero guarita....
Ah, nel caso che la zia voglia vedere un Santuario non molto conosciuto, portala al Santuario della Beata Vergine a Fiorano Modenese l'otto di settembre... Per chiarimenti in merito all'importanza di suddetto Santuario, ti consiglio di ascoltare la canzone L'ot ed setember di Pierangelo Bertoli, spiega tutto quanto Smile
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime5/5/2008, 09:11

Bèè, sempre meglio di Audifreddi che sta andando a piedi a Compostela: lo sciensiato matematico ateo che c'era su "Crossa Italia": ha scritto anche due o tre libri, ma quelli li legge la Guissa, non io. Sono stato a Lourdes, per caso - lo giuro! Il posto peggiore del mondo. Più businness che a Disneyland Paris... Sad
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime5/5/2008, 10:09

Mi piace quando si legge un uomo e poco uno scrittore.
La filosofia involontaria quotidiana ruspante apparente.
Bravo.è molto bello. e si fa leggere, cosa da non trascurare.
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime7/5/2008, 18:12

una chiusa che dice tutto, io - contrariamente a Noct, che mi ha fatto morire dal ridere con quella bevanda taumaturgica dei tempi mderni- l'ho scampaaaata. Le mie ziee, nonne, madri si sono organizzate da sole, per fortuna. Ma qui, sembrava proprio di esserci. Eh sì che te lo raccontavano.
Very Happy

nico
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime8/5/2008, 04:48

ah..quella busta,chissà una sbirciatina distraendo la zia e magari alleggerirla un pochino volgendo in segno di umane debolezze gli occhi al cielo...mah...amen
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Natascia Prinzivalli
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime8/5/2008, 05:43

Ho ripensato alla parabola di Gesù al tempio.

La mercificazione del divino ha radici antiche, insieme al rituale di rappresentanza atto secondo me ad aumentare l'immaginifico nei credenti...

____gin
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime8/5/2008, 10:05

Un mio amico, una volta, dovendo saldare il conto al parroco dopo la comunione della figlia, nella busta invece che soldi ci mise dei santini...da allora io cammino con una foto sua nel portafoglio... cheers
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Franca Bagnoli
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime16/6/2010, 23:01

Cavolo, se ne valeva la pena, Giampiero. Io andai da padre Pio a 15 anni. Avevo la febbre ma mio padre volle partire lo stesso. Allora non c' era tutto l' ambaradam che c' è adesso e che ho visto per televisione. Quando mi passò la febbre mi andai a confessare. Un disastro!
Mi sbattè lo sportello in faccia perché ero andata a tarda sera fuori con amici e amiche nel paese di mare dove facevo le vacanze, Il bello è che che me lo disse lui. Telepatia? Fenomeni paranormali? non saprei, So che tornai a casa molto turbata e con una bella depressione.
L' assoluzione poi me la dette Ma che avevo fatto di male a fare due passi?
Ti ringrazio di aver ripescato il pezzo per me. Forse è servito a farmi un po' di autoanalisi. Un abbraccio. Franca.
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime17/6/2010, 08:38

Giampi, bel pezzo, certo che ormai si vende di tutto, compreso Cristo e i santi.
Di sicuro nel tanto criticato Islam, questo non accade, ma si sa, ne la fede ne la speranza hanno un prezzo.

Questa settimana ci sarà un festival canoro dedicato a padre Pio, in TV, sempre per raccattare offerte.


Ma siamo sicuri che Cristo sia morto in croce per questa pagliacciate? Gita al santuario 872100

E perchè mai in nome di Padre Pio, gli spazi laici della TV di stato, pagata da noi, viengono ceduti a scopo puramente e vergogniosamente pubblicitario?

Ci mancano solo le suore veline e poi siamo a posto!

Ah, dimenticavo, canterà pure lo splendido Filiberto!

Lo squallore si spala con la ruspa!


Ultima modifica di Rita Paleari il 18/6/2010, 15:43 - modificato 1 volta.
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime17/6/2010, 08:48

Ma che fa di mestiere Filiberto?
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime17/6/2010, 09:51

fa il principino demente, di professione e vocazione! affraid
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime18/6/2010, 07:15

Citazione :
Mi sbattè lo sportello in faccia perché ero andata a tarda sera fuori con amici e amiche nel paese di mare dove facevo le vacanze, Il bello è che che me lo disse lui. Telepatia? Fenomeni paranormali? non saprei,
Perdona di nuovo il mio scetticismo, Franca. Azzardo una mia personale interpretazione: Provincia di Foggia, nel secolo scorso, zona di campagna. A un uomo ormai maturo nell'età si presenta davanti una ragazzina, per lui settentrionale, probabilmente asonnata e con molta gioia di vivere che le esce da ogni poro della pelle. Aggiungi che In paese si sa tutto di tutti, soprattutto dei "forastieri", poi assommaci anche l'uscita di una "fimmina" di sera senza un "tuture" che in quell'Italia lì era assolutamente sconveniente. Ci voleva mica tanto a tentare "d'indovinare" che fore la sera prima eri stata fuori con le tue amiche!
Più che di parapsicologia parlerei di para-pettegolezzo paesano tornato utile a un confessore. Gita al santuario Icon_wink

Citazione :
Di sicuro nel tanto criticato Islam, questo non accade,
Anche di questo mica sono tanto convinto, forse non sarà un fenomeno molto evidente, ma anche lì c'è una bella congrega di religiosi che tutto sommato campa senza lavorare, e che sicuramente ha il massimo l'interesse alla diffusione della fede che li vede a capo della società. La storia era uguale anche tralle popolazioni della preistoria, secondo me. Gli sciamani erano gli unici che non andavano a caccia, mangiavano i doni che gli altri portavano loro per farsi mettere in contatto col divino...
Il problema vero è che nelle grandi religioni il condizionamento comincia fin dalla prima infanzia, quando non si hanno difese e non si è ancora in grado di farsi un'idea propria.... e loro, i preti di tutto il mondo, lo sanno benissimo.

Franca, Rita.
Grazie della visita.
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MessaggioTitolo: Re: Gita al santuario   Gita al santuario Icon_minitime18/6/2010, 09:32

Grazie, Giampiero. Quando torni dalle vacanze ti faccio leggere la mia prima Comunione.
Un abbraccio. Franca.
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