a Firmina Daza
Cominciò il viaggio, tardi, a mani vuote
Lasciò certezze e affanni e, dopo notti di pioggia battente, raggiunse il deserto
Parlò con pozze d'acqua, e cespugli solitari le indicarono la strada
La sabbia raccontava il passato: cercare, ritrovarsi, essere stati
Il vento, poi, rimescolò le impronte: dietro...avanti... da qui ricostruire...
-il giorno bruciava la pelle -la notte gelava le ossa -il tempo sfumava le ombre-
Sembrò naturale a chi, senza memoria, sfogliava libri bianchi
*Dove vai?*le chiese un granello di sabbia, rimasto attaccato alla scarpa
*Se vuoi arrivare affrettati...se vuoi...Ma vuoi...ma vuoi?* le chiese ogni granello
*Dietro il cespuglio ritroverai ogni impronta*
*E' qui?* Lei chiese al granello
*E' qui* rispose il cespuglio. *Ma vuoi veramente?*
*Io si, io voglio!*
*Cambiati, allora* fece il cespuglio al vento. *Più in là ritroverai l'acqua*
E l'acqua venne, dopo tante strade
Bagnò le labbra, il viso, e carponi, le mani a coppa, bevve
L'acqua rideva leggera *Guardami bene, dunque !* e ogni goccia rimandò i contorni
*Vieni, fece paziente l'acqua*
Lei accostò il volto e scivolò nel nulla
Frantumò il vuoto, a mani tese, e grida di specchi impazziti s'infilarono per imbuti dai neri fianchi
Vide una vecchia donna, china sul telaio
Tessuti di luce presero il volo
La donna cantava
Lei riconobbe il canto e rammentò le parole
Spogliò il carnevale di maschere e cristalli, ritrovò alcune impronte, altre ne perse
Impastò acqua e farina - e pani di ogni forma
*Allora vieni* disse la vecchia donna, e le coprì il volto con panni bianchi ed acqua
*Dormi e non temere. Sarà il dolore della memoria e la paura del divenire. Soltanto ombre, invadenti fantasmi. Poi ti sveglierai*
E si svegliò tra affanni vecchi e doni
*Ma giocherai con noi?*chiesero i doni
*Ci proverò* rispose Lei
Ad uno ad uno li raccolse tutti
Caricò quelli a molla
Rassettò i più rotti
Cambiò le pile di un astronauta d'oro
Poi entrò nell'Otto e incominciò a volare