R-umori

Voglio scrivere fino a che avrò un tempo dedicato per farlo. Fino a che la mente avrà braccia per cullare, tra i ricordi più veri, ciò che è stato un passaggio. Forse è questo “tramontare”: il vivere piano, di passo lento, l’inganno di vite parallele e sovrapposte. Direzioni contrarie in cui la propria essenza scorre attraverso una clessidra di tempo disuguale. Il futuro arriva galoppando, passando a memoria nell’attimo di un breve sospiro. E’ uno svuotare e riempiere dimensioni, aprire e chiudere finestre, un cercare e perdere tutto ciò che è stato tragitto. Sono rimasto seduto anni sul tram della mia vita, aspettando qualcosa che ho creduto potesse arrivare come una profezia. Così, pensavo, contavo…volevo. Nulla mi è stato dovuto invece, se non il duro senso di dover riconoscere a me stesso, un significato che si potesse sopportare, adagiandomi a volte in quella parte in cui sono state custodite come compagne mute, risposte mancate, speranze disattese, volontà irrealizzate. A volte ho chiesto con ostinazione a ciò che ancora non conosco, a quel Dio universale, di farmi indossare per un attimo occhi per guardare dentro al soffio di un mistero, perché credere ad una ragione oggi, è compito arduo al mio sentire. Speravo dall’età, di poter accogliere qualche certezza da non dover scambiare mai con turbamenti nuovi. Ascolto invece un rumore antico nella testa, infrangersi come incessante onda contro l’ostinazione del non sentire ancora una resa farsi accettazione. I pensieri bui sono spavento se lasci che cavalchino a pelo le paure. Hanno il vento tra i capelli “loro” e non serve maneggiare briglie, non s’arrestano a comando. E’ sempre un pensiero “anarchico”, improvviso, svincolato dal contesto, che può interrompere la giostra, e non sempre arriva “quell’ancora” quando la attendiamo. L’unica invitata che non avrebbe bisogno d’essere annunciata, resta salda nella stiva della mente. Attende così “lei”, senza regola alcuna, il divenire repentino di salvezza unica espressione. Questo, ora, è il senso del vortice di caratteri che incalzano la mente. Un flusso inarrestabile si compone di parole, rendendo liberi dal tormento per un po’, ancor prima d’essere scrittura. Avanti così quindi, fino al prossimo rumore, fino a che un segnale di bisogno nuovo, faccia ascoltare forte la sua spinta. Così voglio scrivere io, un po’ per memoria, un po’ per terapia d’urgenza, ascoltando il tratto farsi ragione e cura. E mentre le follie, i sogni, le mie “miserie”, cercheranno traguardi diversi da inventarmi addosso tra le pieghe del tempo, io nell’intanto, cammino la mia vita aggrappato a ciò che è “valore” assoluto…fino a che quel tramonto ancora lontano, non mostrerà d’incanto il suo unico varco.