Le mani alcune volte fanno da sé.
Hanno memoria le dita, premono i tasti e ricreano i mondi che hanno sfiorato.
Lo stesso realizzano gli occhi quando son chiusi, e anche la bocca mentre bacia e i piedi se capita di correre in un prato.
Tutto crea.
Ricorda.
Rivive.
Le orecchie ricercano nei suoni della musica, le vibrazioni che ci hanno accompagnato; ora in momenti malinconici, ora felici.
Tutto si svolge nella ciclicità della vita, e nel continuo svolgersi di bene e male c’è l’eterno scambio di quel che è, e quel che è stato.
In sostanza questo non vuol dir nulla, e nessuna ambizione manifesta.
Sono parole.
Semplici passi in una stanza.
Macchine che vanno e che vengono, odori colori esitazioni.
Tutto questo è il sorriso regalato a una ragazza mentre s’incrocia al supermercato, o all’uscita di un locale.
E’ il bicchiere lucido di birra servito in un pub.
E’ quotidianità.
Carta che avvolge il pane. Goccia di benzina che cade e brucia. E se brucia fa danni. Tanti. O nessuno.
Ci sono cose da non scrivere e altre che andrebbero fermate. Osservate.
E c’è da chiedersi se al vento tutto è vivo, ed è felice.