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 Una goccia di sangue

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Alessandro Vettorato
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Alessandro Vettorato


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MessaggioTitolo: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime21/3/2009, 13:10

Edith mi telefona che sono immersa nella vasca piena di schiuma, a casa mia. Il telefono trilla sommessamente e io lo guardo. Sembra avere una strana espressione, quel pezzo di plastica di un vago color tramonto estivo, quasi fosse scocciato dal fatto che di lì a poco lo avrei usato.
Attendo che suoni un altro paio di volte, poi, in tono strascicato ( tono da stronza) belo: “Sì…?”.
“Ciao Alexia, sono Edith”.
Umh, l’avevo capita.
“Sì”.
“Ti disturbo?”.
“Non particolarmente”.
Scalcio via l’acqua e dalla schiuma che mi avvolge fuoriesce il dito medio della ragazza che ho violentata, smembrata e infine uccisa, l’altro ieri…
Cristo, l’altro ieri…
Sembra passato un sacco di tempo e non sono che quarantotto ore…
E quella ragazza non c’è più, è…
Osservo con interesse la purezza delle falangi e l’unghia, perfettamente levigata, prima di vederla scomparire nell’acqua col resto del corpo.
Nonostante sia immersa nelle interiora e nel cadavere tagliuzzato della ragazza non una goccia di sangue deturpa la verginità dell’acqua.
Edith parla e io non riesco ad ascoltarla. È forse colpa mia se dopo un po’ mi gira la testa e perdo i sensi, in qualunque posto mi trovi?
Mi chino a un lato della vasca e vomito sul pavimento. Ammiro il cibo, per nulla masticato, che si deposita sulle piastrelle linde, solo appena sfiorate da gocce d’acqua e chiedo ad Edith, un po’ bruscamente: “Puoi ripetere tutto, eh? Ero… umh… soprappensiero”.
“Certo”. Edith prende fiato, aspira qualcosa che non capisco… Provoca rantolii nella cornetta.
“Noi due siamo amiche, vero?” soffia lei.
Si ferma, bisognosa di conferme, che non le do. Sto in silenzio. Aspetto.
Dopo qualche istante continua,come se dentro lei la risposta fosse giunta forte e precisa.
“Amiche del cuore e, quindi, non potevo che telefonare a te… per prima.. Cioè, le altre contano, però…”.
Alzo la testa, fisso la faccia ghignante come una maschera greca ficcata sullo spazzolone del bagno.
C’è una ferita in mezzo alla fronte, da cui si intravede il cranio, la calotta, il cervello… O almeno, parte del cervello, dato che molto l’ho dato da mangiare al mio gattino.
Sospiro, pentita di non averne assaggiato un po’ e la faccia della ragazza sopra lo spazzolone sembra accusarmi, non con rabbia… Con rimpianto… Ed è ancora peggio!
Sembra dirmi: “Cazzo, avevo tante cose da fare, perché vent’anni non bastano mai a realizzare tutte le cose che si vorrebbero fare… Sposarmi, fare un bambino e morire soddisfatta…”.
Tremo e balbetto, fra me: “Perché usi il condizionale?”.
“Lo sai bene il perché. Mi hai scopata e smembrata, quando ero ancora viva. Se ho sofferto? Più di quanto credi…”.
Mi tappo le orecchie, attenta a non far cadere nell’acqua la cornetta. Scuoto la testa.
Cerco di vomitare di nuovo, senza riuscirci, così ritorno ad ascoltare Edith che sembra stia ciucciando qualcosa dall’altra parte.
“Edith” sussurro “ ci sei?”.
Edith torna in linea: “Sì, scusa…Stavo… fumando…”.
“Non mi piace che fumi”.
“Sai che non posso farne a meno… Però… sono felice che tu, che sei la mia migliore amica, ti preoccupi per me…”.
Sospiro, mi accarezzo un seno, ritorno a pensare alla ragazza morta…
E se poi non è morta? E se all’improvviso ape gli occhi, mi fissa e scende dallo spazzolone…?
Cazzo, Alexia, stupida, l’hai uccisa e lo hai fatto con cura, sei stata bravissima… Non hai nulla da rimproverarti, piccola, NULLA!!!
Occhieggio lo spazzolone e mi pare che si sia mosso dall’ultima volta che…
No, cazzo, sto impazzendo… E non mi piace. Devo pensare a Edith e ai suoi fottuti problemi e al cadavere che marcisce nella vasca con me, non a quel pezzo di legno immobile…
Immobile?
Speriamo.
“E poi c’è mia madre che ha scoperto che fumo… e che.. che bevo fuori pasto” continua la sua litania Edith e io alzo le spalle.
Fumo e alcool non sono che il principio. Edith, probabilmente, non sarebbe arrivata a venticinque anni.

Eppure, mentre resto nella vasca ad osservare la testa della mia vittima (Francy si chiama, mi sembra ), mi vengono in mente episodi passati che ci vedono protagoniste.

Corse in prati spruzzati di rugiada, merende alle cinque di pomeriggi caldi, Nutella e pancarrè, segreti bisbigliati e occhiatine al figo del cortile…
Tutto questo mi colpisce con tale forza a lasciarmi esitante sulla giustezza del mio comportamento di due giorni fa.
Perché l’avevo uccisa? Perché lei e non un’altra, forse proprio Edith? Che aveva di diverso Francy o come cazzo si chiama, di speciale, di interessante da indurmi a farla a pezzi, trascinando il suo cadavere nella mia vasca, per farci il bagno?
Non sono lesbica, non ho mai partecipato ai party lesbo organizzati a casa di…
Di chi? Di Francy, forse?
No, che sto pensando? Francy non è nemmeno della mia scuola, è solo una di passaggio che faceva l’autostop… e mi ha incontrata.
Poi Edith mi chiede: “E con la patente?”.
Mi riscuoto, in tempo per vedere una ciocca di capelli sfondare il muro di schiuma e navigare verso me. La testa sullo spazzolone è quasi del tutto rasata. Le ho strappato i capelli a morsi dalla cute, per farne tappezzeria.
Questo pensiero mi fa venire le lacrime agli occhi, poi rispondo ad Edith:
“Mi hanno bocciata, così ho smesso…”.
“Ah. Io inizierò a giorni. Sono così emozionata. Phil dice che ci faremo di quelle risate…”.
Ridacchia una risata stanca, stonata. È come sentir ridere uno a cui hanno sparpagliato le corde vocali. Mi da i brividi.

Ma se io non guido come ho fatto ad abbordare Francy ?

Nella mia mente immagini confuse di stupri e violenze si accavallano a fatti di cronaca nei telegiornali…
Mi incuriosiscono soprattutto quelle che riguardano le serial killer e spesso mi chiedo quante siano le possibilità che io…
Francy è stata la mia prima vittima, l’unica occasione per vedere da vicino il male e i suoi derivati, ma in futuro… come sarei diventata?
E l’acqua è immacolata, nulla turba questo oceano in miniatura e sotto di me giacciono i resti sparpagliati di Francy.
“La mamma deve aver capito che le rubo i soldi per la droga” dice Edith.
“Perché lo fai?”.
“Far cosa?”.
Sembra stupita, questo mi eccita per un istante.
“Perché ti droghi? Che bisogno c’è di farlo?”.
“Non so resistere, Alexia… Mi sento viva quando lo faccio. Non farlo mi farebbe sentire strana… Diversa, dai miei amici… che lo fanno. Poi mi diverte”.
“Ti butti via in questo modo, te ne rendi conto?”.
“A volte… Quando sola mi chiedo se vivrò abbastanza per veder nascere il nuovo millennio. Comunque… grazie per… per tutto… Grazie davvero”.
Biascico un prego stiracchiato, a mezza voce. Non mi sto affatto preoccupando per lei, cristo di un’ostia, solo che ora non ho domande intelligenti da farle.
Se ci penso, sono anni che noi due non parlavamo così tanto, assieme.
D’impulso dico: “Ho ucciso una ragazza l’altra sera e mi è piaciuto farlo. Tanto”.
Edith sospira e mi chiede: “Phil dice che sono alta per la mia età. Tu che ne pensi?”.
“Bé… E’ stato più facile del previsto farlo. Credevo che all’ultimo momento la mano mi sarebbe tremata, invece tutto è filato liscio…”.
“E poi dice che dovrei mettermi gonne più corte, vestiti attillati… Sai, Alexia, lui è il primo ragazzo a farmi sentire veramente sua”.
“Più di…”. Cerco di ripescare nella memoria i nomi e le facce degli ex di Edith, ma non vedo che sangue e lo strano sorriso di Francy (?) mentre le pianto il primo chiodo nel palmo della mano. Ero stata attenta a non spezzarle le unghie, le volevo tenere come souvenir.
Mi arrendo. Non ricordo nulla e glielo dico. Edith non sembra sconvolta e mi confessa che anche lei fatica a collocare nomi e facce del suo passato.
“L’ho violentata e ho capito che in me non c’è nulla niente di omosessuale” getto lì “la violenza in sé mi ha lasciata indifferente, non mi sono bagnata. Peccato, speravo di essere, almeno, bisessuale…”.
“E poi mi sta sempre a baciare e mi tocca e mi tiene la mano. È raro trovare l’amore, non trovi?”.
“Mi sono esaltata a strapparle a morsi le labbra…”.
“L’amore mi rende tenera con tutti. Anche con mia madre. Certo, se lei non passasse tutto il suo tempo col nuovo fidanzato forse ci capiremmo di più, ma che importa ora? Ho Phil al mio fianco e solo questo conta…”.
“Lo strano è che non mi ha pregata nemmeno una volta di risparmiarle la vita. Sembrava non le importasse”.
“E sono cose che non si possono cambiare, Alexia. L’Amore, quello sincero, di Phil, intendo, non può cambiare…”.
La porta del bagno si apre ed entra Phil, nudo, coi muscoli da giocatore di football, il sorriso stampato in duplice copia sulla sua faccia perfettamente pubblicitaria.
Mi lancia un bacio col dito e passa oltre lo spazzolone e viene fin da me. Si siede sul bordo della vasca per abbracciarmi, ma lo respingo. Copro la cornetta con una mano e gli spiego chi c’è dall’altra parte. Lui comprende ed esce dalla stanza. Neanche stavolta degna d’attenzione l’agghiacciante trofeo impalato.
“Forse ti ucciderò, Edith” dico, stanca della conversazione, ormai giunta agli sgoccioli.
“Chiamerò Phil, adesso. Spero di trovarlo in casa, perché mi ha detto che aveva cose importanti da fare oggi”.
Che potevo dirle? Che mi aveva scopata e che presto lo avremmo rifatto?
Ripeto solo, prima di riattaccare: “Ti ucciderò, tra non molto”.
Appoggio il cordless sulla sedia accanto alla vasca e resto qualche istante a gustarmi la sensazione di pulito che mi circonda, poi il mio viso si contorce in una smorfia di disgusto e orrore.
Solitaria e grottesca nel suo candore fluttua verso di me una goccia di sangue, unica prova del mio gesto efferato.
Incurante di tutto quasi mi sfiora e scompare nella schiuma… non per sempre, ne sono sicura.
Sarebbe ricomparsa… e che sarebbe successo… allora?
Esco dalla vasca, raggiungo Phil. Ci corichiamo assieme.
Facciamo sesso che delude entrambi.
Quella goccia purpurea è scolpita nella mia mente…
Il telefono trilla. Lo lascio suonare.
Probabilmente è Edith. Probabilmente la ucciderò questa notte.
Poi Phil mi chiede, stanco e insonnolito: “Perché mi hai mentito, prima?”.
“A che proposito?”. Sono sinceramente stupita.
“Non stavi telefonando a Edith, stupidina”.
“E a chi se no? Certo che era lei”.
“Cazzate. Edith è morta, l’hai uccisa tu, l’altra notte e poi hai messo la sua testa sullo spazzolone in bagno”.
Phil ridacchia: “Possibile che non te lo ricordi?”.
Scuoto la testa e mi tiro su un gomito. Ho dimenticato la luce del bagno accesa che, spettrale, ora rischiara il mio mondo.
Raggiungo il bagno e do un’occhiata timorosa all’interno.
La testa è ancora al suo posto, non si è mossa, non lo ha mai fatto. E io non sto IMPAZZENDO.
Questo mi riempie di gioia. Sogghigno.
Di chi è, in fondo, quel mucchio di carne lì appeso?
Vado verso il telefono, getto un’occhiata alla vasca. Qualcuno (né io né Phil, nonostante non ci sia nessun altro in casa) ha svuotato la vasca. Sopravvive solo qualche rimasuglio di schiuma.
Prendo il telefono e aziono la segreteria telefonica, poi vado in cucina, mangiucchio del formaggio pescato nel frigo, coccolo il mio gattino e dico a Phil che lo amo.
Non ho ucciso Edith, perché avrei dovuto farlo?
“Per gelosia” risponde inaspettatamente Phil e si rimette a dormire.
La casa è silenziosa e io mi sento bene. Pulita e profumata, lontana da quella goccia di sangue…
Il telefono emette i suoi belati meccanici, la segreteria entra in funzione e io sento quella voce…


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Gianpaolo Fugazzaro
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime21/3/2009, 17:41

Contorto racconto che mi ha letteralmente inchiodato nella lettura.Strana anche la figura dellA serial-killer,esistono le donne killer seriali,ma a confronto degli uomini sono una sparuta minoranza,in più raramente sono così crudeli,come tu sapientemente descrivi, nel commettere omicidi,le donne prediligono di più il veleno o il colpo diretto d'arma da fuoco.Rarissimamente si dedicano allo smembramento,e ancor di meno si dedicano a riti che prevedano contatti diretti con i cadaveri delle vittime,o pezzi degli stessi.A meno che...non ci sia un'uomo in coppia. E qui l'uomo c'è,Phil,e allora tutto si spiega,l'efferatezza del crimine ha un senso.Lei,riesce a superare quei naturali tabù tipici del suo sesso perchè spinta dall'amore-possesso di un'uomo. Perdonami tutte queste masturbazioni cerebrali ma,come avrai capito,il mondo dei killer seriali mi affascina,e se un racconto è scritto bene,e il tuo lo è,non riesco a frenare i miei pensieri.I miei più sinceri complimenti!
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Alessandro Vettorato
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime21/3/2009, 19:44

eheh gin. io ho letto molti libri sui serial killer.

anche io sono affascinato e spaventato, ovviamente, da quel mondo.

cmq, avevo mmm... 18 anni quando ho scritto questo racconto. davvero tanto, tanto tempo addietro!!!!
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Giampiero Pieri
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime21/3/2009, 19:50

...mi chiedo se vivrò abbastanza per veder nascere il nuovo millennio. ...

questa cosa l'avevo su-(p)posta.
S'avverte la freschezza giovanile.


Ultima modifica di _g&f_ il 31/3/2009, 06:57 - modificato 1 volta.
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Alessandro Vettorato
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime21/3/2009, 19:59

ahahahah, g&f, i tuo commenti li apprezzo sempre ( sia quando son negativi sia quando son positivi ), perché si evince ricchezza intellettiva e profondità!!!!
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime31/3/2009, 00:36

l’acqua è immacolata, e lei non si è bagnata. grazie ne avevo bisogno
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Gaetano Benedetto
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime31/3/2009, 00:50

“Perché ti droghi? Che bisogno c’è di farlo?”.
Very Happy

risposta: perchè non riesco a far altro!

cheers
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime31/3/2009, 00:52

_g&f_ ha scritto:
...mi chiedo se vivrò abbastanza per veder nascere il nuovo millennio. ...

questa cosa l'avevo su-(p)posta.
S'avvere la freschezza giovanile.

concordo!
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MessaggioTitolo: Re: Una goccia di sangue   Una goccia di sangue Icon_minitime31/3/2009, 08:31

mamma mia

letto fino alla fine
e poi l'ho riletto ...
alla seconda lettura tutto era molto più chiaro.
crudo e preciso nelle descrizioni
chiari i dialoghi

mi piace il modo in cui passi dal pancarrè con la nutella
a un cadavere smembrato nella vasca ...
meglio la nutella ! Una goccia di sangue 575356
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