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 Viaggiando lentamente

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Alessandra Grandi
Marco Naldi
Daniela Micheli
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime27/6/2009, 22:50

Viaggiando lentamente Rocca-corneta-lizzano-MARTINELLI450


Oggi ho viaggiato lentamente.
Una giornata iniziata tardi, il letto mi teneva ancorata a sé, come se fosse una calamita.
Ci sarei rimasta ancora a lungo, magari in sospensione tra la veglia e il sonno.
Non potevo, avevo un impegno e già sapevo che mia madre era là, con le sue valigie ordinatamente impilate, le gonne sugli appendiabiti che mi aspettava, per portarla in montagna.
Ogni settembre ripete che è l’ultima estate che andrà via da casa ed a ogni settembre sorrido, un po’ per scaramanzia un po’ perché non mi abituerò mai al suo ripetersi e smentirsi.
Dio voglia che possa sentirla, nelle sue contraddizioni, ancora a lungo.
Mia madre è fortunata, può scegliere tra tante case in montagna che la accolgono perché tra lei e le sue cugine, c’è un legame diverso, nato oltre sessant’anni fa, durante la guerra.
Sono i legami che trascendono le parentele e che nemmeno la morte, di questi ormai ottant’ottenni, spezza perché sono e saranno sempre presenti nei loro “ti ricordi”.
La montagna che ha scelto per quest’anno è Lizzano in Belvedere, che vide dare i natali a Enzo Biagi e dove è sepolto, poco lontano.
Sono le montagne dove lei è nata, dove ha abitato fino al 1950, quando, una volta sposata, scese in città, decidendo con mio padre che volevano evitare l’unica vita che conoscevano, quella dei campi, per loro e per i loro figli.
Siamo passati davanti al Casino, così si chiama la casa gialla, proprio sulla strada principale, preannunciata dalla colonna in cemento con dentro una Madonnina.
Anche oggi è stato inevitabile rallentare e mi sono fermata, là davanti, sapendo che le avrebbe fatto piacere scendere e dire qualche cosa a quella statuina ormai tutta scolorita, dove mia madre, assieme alla sua famiglia e gli altri del rione, andavano a recitare il rosario nel mese di maggio.

“Vedi laggiù?”

Mi indica una casa, in fondo al campo: è semi diroccata ma il muro che dà sulla strada ha ancora ben evidenti i buchi lasciati dalle mitraglie tedesche.

“Era la casa di Mingon. Sua moglie era malata e quando avevo nove anni mi chiedeva se potevo andare a fare la sfoglia. Io ci andavo, ma mi facevo pagare. Pensa, mi dava dieci lire, che allora erano soldi”
Mi chiedo se erano davvero dieci lire, lei, che ancora oggi mi dice che le sono arrivati mille lire di pensione, ho i miei dubbi, ma la lascio continuare.
“Poi quando incontrava la nonna le diceva sempre che avevo due mani d’oro anche se ero un po’ selvatica”.

Sorrido, da qualcuno avrò pur preso, anche se lei si disconosce continuamente.

“Quando scoppiò la prima bomba, due donne che abitavano nell’altra casa lassù morirono. Erano nella stalla e morirono anche tutte le bestie. Furono i primi bombardamenti. Mi ricordo che mia madre ci gettò giù dal letto e ci fece nascondere, me e le mie sorelle, sotto il tavolo della cucina. Il nonno era nella stalla anche lui e rientrò spaventatissimo. Fu quel giorno che decise di passare il confine”

“Confine, mamma? Spiegami”

“Qua, il Casino e la Rocca, erano sotto il comando dei tedeschi che avevano la loro base a Vidiciatico, dove adesso c’è il comune. Lizzano era invece sotto gli americani. Per passare di là non si poteva certo prendere la strada e via andare, bisognava passare dai boschi”

“E il babbo dov’era?”

“Lui stava lassù – dice indicandomi una montagna davanti a me – lui e gli altri della Brigata di Armando. Era arrivato da Pavullo”

“Ma perché non si fermò a Montefiorino e venne qui?”

“Perché alcuni suoi amici erano qui e decise di raggiungerli”

“Mamma, una cosa che non ho mai saputo è perché solo lui, a parte lo zio Dario che era in Russia, nessun altro dei suoi fratelli si arruolò”

“Tuo padre aveva diciotto anni, potevano fare a meno delle sue braccia sia nella stalla che nei campi, giù a San Dalmazio. Restarono i fratelli e le sorelle più vecchie. Una delle cose che cercò a lungo, finita la guerra, furono notizie su suo fratello, morto in Russia, ma non riuscì mai a sapere nulla”

“Raccontami del giorno che avete sconfinato”

“Tuo nonno era già andato da qualche settimana. C’era un tipo che ci aiutò, era un partigiano che lavorava in comune e aveva aiutato anche alcuni che erano sfollati da Fanano. Arnaldo era molto piccolo, ed era il più pericoloso perché se si fosse messo a piangere o strillare, saremmo stati tutti fregati. La nonna prese delle fodere, le riempì con tutto quello che poteva e ce le mise in spalla, come se fossero degli zaini, a me e alle mie sorelle. Lei ne aveva uno sulle spalle e uno sul seno”

“Tu avevi quattordici anni, la zia Alma ne aveva sedici e la zia Clara tredici, vero?”

“Sì. Partimmo che era ancora notte. Vedi quel sentiero che si vede là in mezzo?”

Mi indica la montagna, la stessa dove, in alto, c’era stato mio padre: tra il verde che la ricopre c’è, in mezzo, un brullo di pietre.

“Bisognava stare in silenzio assoluto e guardare dove si metteva i piedi, se cadevi andavi a finire nel burrone. Eravamo in ventisette, praticamente tutto il paese. Mi ricordo di un aeroplano, che ci accompagnò girando sulla montagna fino a che non arrivammo di là, dagli americani. Quella notte dormimmo in quello che sarebbe poi diventato l’ospizio e, il mattino dopo, andammo a Gabba, a casa della zia Maria, dove restammo poi fino alla fine della guerra. Dormivamo nella stalla, tra le bestie, sopra un poco di paglia. Quando pisciavano, ci spruzzavano, ma eravamo assieme e tutti vivi. Io e la Rina avevamo pochi mesi di differenza e con lei sono sempre andata più d’accordo che con le mie sorelle. Fu con lei che iniziammo ad andare su e giù per la montagna, non facevamo un granché, portavamo da mangiare e da bere ai ragazzi, qualche messaggio che noi povere ignoranti non capivamo. E conobbi lassù tuo padre. Ci fidanzammo la sera di San Martino”

Sorrido, nel pensare a quante volte mio padre mi ha raccontato di quella sera.
Siamo arrivate a casa di Rina, si sono abbracciate strette e i loro occhi si sono immediatamente riempiti, come ogni volta che si ritrovano.
Non importa se sono passati giorni, mesi o anni, ogni volta è così.
E capisco il perché.
L’ho aiutata a sistemare le sue cose e sono ripartita per casa, avevo fretta di arrivare per le tante cose urgentissime che dovevo fare.
Poi mi sono fermata per rispondere a un sms: devo mettermi gli occhiali per farlo, sto invecchiando, decisamente.
Uno spiazzo, una telefonata e davanti agli occhi il verde che, piano piano, veniva mangiato dai nuvoloni grigi che scendevano, dalla punta fino a metà, nascondendo il sentiero che vide mia madre e la sua famiglia viaggiare verso la libertà.
Avevo fretta, molta fretta ma ho pensato che ci sono dei momenti che meritano, invece, calma assoluta, lentezza.
Come assaporare le parole di una conversazione che pareva quasi irreale tra quei colori.
Come sentirmi parte di quelle montagne, di coloro che le hanno battezzate con il loro sangue.
Sentirmi l’estensione, la protuberanza di mio padre.
Vederlo, sdraiato sull’erba rorida, vigile e attento a ogni movimento, coi suoi baffoni, i suoi capelli ricciuti e quella fierezza che spio, ogni mattina, quando mi guardo allo specchio.
Aveva diciotto anni, era un bambino, ma sapeva che i colori che lui preferiva erano il verde delle sue montagne, il bianco della neve che le incappucciava e il rosso del sangue dei suoi compagni che, da lassù, non sono mai tornati.
Lentezza.
Per non dimenticarmi dove sono le mie radici.
E dove mi piacerebbe, un giorno, diventare io stessa radice da ricordare.
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Marco Naldi
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Marco Naldi


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MessaggioTitolo: Re: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime27/6/2009, 23:23

Ci si perdono grandi cose ad andare veloci.
Sembra tutto successo ieri e qui non si fanno sconti a nessuno.
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Alessandra Grandi
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Alessandra Grandi


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MessaggioTitolo: Re: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime29/6/2009, 08:07

Anche mio padre aveva una zia che si chiamava Alma...

e tante altre storie di sfollati...
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MessaggioTitolo: Re: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime30/6/2009, 16:08

il pregio della lentezza
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Gaetano Benedetto
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MessaggioTitolo: Re: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime30/6/2009, 18:26

una pagina davvero emozionante, che fonde il passato e il presente
che ha sapore e profuma
una pagina che ho sentito molto con quel finale commovente

brava daniela
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Giampiero Pieri
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MessaggioTitolo: Re: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime30/6/2009, 23:19

Questa tua pagina aprirebbe tanti filoni di discussione. Ma va letta così, dando ascolto a questo tuo elogio della lentezza, scegliendo il silenzio come fosse ricchezza assoluta.
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MessaggioTitolo: Re: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime1/7/2009, 13:53

lentamente muore...
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MessaggioTitolo: Re: Viaggiando lentamente   Viaggiando lentamente Icon_minitime

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