SWEET SUZIE
Conobbi Jack un caldo pomeriggio d’estate.
La diligenza mi aveva appena lasciata nella main street di Duesville, sonnecchioso paesino del Far West ,
ed io mi stavo guardando attorno smarrita quando una voce roca e profonda si fece strada nella calura arrivando dritta alle mie orecchie.
Dritta? No, non dritta.
Quella voce mi arrivò a spirale.
In volute.
Proprio come quelle del fumo del sigaro che Jack stringeva tra le sue belle labbra, sistemate poco più giù di uno sguardo ipnotico. E tra spirali, volute e un’occhiata alla pelle con cui erano fatte le sue scarpe, pensare ad un serpente fu tutt’uno.
Se solo non avessi avuto 18 anni e un urgente bisogno di comunicare con qualcuno, avrei urlato alla diligenza di tornare indietro e mettere quanta più polvere poteva tra me, Jack Svasinsky e gli abitanti di quello sputo di paese destinato a diventare giusto una ghost-town.
Ma avevo 18 anni, nessuno ad aspettarmi in questo vasto mondo ed un disperato bisogno di lavorare per vivere.
Ero partita giorni prima da Abilene, dopo aver salutato freddamente la frigida signorina Winters (quando si dice avere nel nome il destino) e averle mentalmente augurato di trovare al più presto il suo posticino sulla boots hill.
Lei, fedele alla sua essenza di anima congelata, mi aveva salutata a sua volta lanciandomi un’ultima perla di saggezza:
- Attenta Suzanne, lo sai: chi lascia la vecchia strada per la nuova, sa quello che lascia…
- Al diavolo, vecchia bagascia!- fu la mia rima pensata.
Avevo dato un ultimo sguardo pieno di rancore al collegio per orfane che mi aveva accolto all’età di tre anni, dopo che i miei genitori avevano avuto la cattiva idea di morire, ed ero salita sulla diligenza con destinazione futuro e l’animo sospeso tra la paura allo stato puro e l’eccitazione per la mia prima uscita nel mondo da sola.
Da sola ci rimasi il tempo di quel viaggio.
Ci pensò Jack a farmi fare la conoscenza di tutti gli abitanti del paese, degli uomini specialmente …
Per farla breve, scesi da quella diligenza che ero Suzanne Fergusson per diventare Suzie tra le braccia del gambler Jack e finire coll’essere Sweet Suzie per tutti i clienti del Guns and Roses saloon, insieme alla vecchia Lizzy Long-tongue ( così chiamata non solo perché parlava male di tutti) e Mary Jane ( una tipa un po’ fumata…).
E quello fu il mio futuro per i seguenti venti anni.
Se non che, accade che le nuove strade diventino vecchie a loro volta, e che la vita decida che da quelle parti passi un giorno chi ti convincerà ad imboccarne ancora una nuova.
Samuel arrivò in paese preceduto dalla sua fama: il più famoso bounty-killer del West, veloce con la Colt, quanto con il cervello.
Ma anche Samuel sentiva che i passi gli erano diventati pesanti ed era ormai stanco di dare la caccia a disperati: si era accorto che una volta consegnati allo sceriffo di turno, gli rimaneva appiccicata alla pelle la loro disperazione.
Fu così che tra un whisky e una visita nella mia stanza, scoprimmo di avere voglia di unire le nostre due strade per farne una sola che ci portasse ad una vita più tranquilla.
Ti posso offrire solo le mie braccia per lavorare- mi disse un giorno- ed il mio cuore…
Tre giorni dopo partì come cow boy dietro una mandria di longhorns.
Ed io con lui, dopo aver salutato il vecchio Jack ormai rimbambito dal proiettile che si era beccato in testa dopo il duello con il giovane baro che aveva preso il suo post al saloon.
In qualche modo mi sembrò di lasciare un padre.
Sono ormai trascorsi cinque anni ed oggi, la sera, dopo aver lavorato tutto il giorno nel nostro ranch, io e Sam cerchiamo di insegnare ai nostri Sammy Junior e Belinda che se è vero che lasciare la vecchia strada per la nuova non ti da certezze per il futuro, è anche vero che a volte quelle nuove ti portano esattamente dove vorresti essere.