Oggi vado dal barbiere, mi decido, anche se sono pigro. Finalmente mi introduco nel negozio di Vincenzino, riluttante come un toro in una macelleria. Ci entra anche Pino, un amico. “Pino, come va?” “A bagasce”… D’altronde, dal barbiere si va per parlare solo di figa, calcio, e soprattutto politica. Ben si comprende perciò come l’argomento preferito di Vincenzino sia Veronica Lario (tre piccioni con una fava).
Vincenzo non ti chiama mai per farti accomodare sulla sua poltrona, no, no, grida: “In cameraaaaa!" come negli antichi casini, prima della legge del Mago Merlin.
Purtroppo da Vincenzino è proibito fumare, a meno di sedersi con un portacenere clandestino un po’ discosti dall’altro cliente “servito”, sulla seggiolina col cavallino per bambini. Una volta è entrato il verduraio accanto a cambiare 50 euro e mi ha gridato di salutargli tanto Tex Willer!
Ci sarebbe anche un polveroso ministereo hi-fi su una mensola fra gli specchi: io dico a Vincenzino se ci sentiamo un po’ di Radio 105. Che cazzo è, minchia? mi chiede lui stralunato come se gli stessi spiegando lo scacco del barbiere di Siviglia in messicano.
Vincenzo ha un locale più sporco che quelli a Caracas e d’estate si lorda il sudore dalle orecchie con l’ asciugamano per lavarmi i capelli e poi si infila le dita nel naso, ma io ci vado perché mi ricorda tanto Benares, quando da giovane facevo il Lanciere del Bengala in India… Ora infatti guardo con orrore i miei capelli ormai bianchi cadere a terra nel mucchio selvaggio: inutile dire a Vincenzino se almeno ogni tanto ci scopa: risponde che scoperebbe volentieri la Arcuri, ma non gliela dà.
Insomma, Vincenzì tiene solo due asciugamani: uno lo sta asciugando su una stufetta elettrica, il che poi riduce il freddo di febbraio sulla nuca, ma aumenta le probabilità che vada a fuoco anche il negossio.
Nella via di fronte c’ è ancora appesa una insegna luminosa di Natale, così io prendo in giro il mio barbiere quando mi gira il sedile verso la strada per lo shampoo, ma lui dice che il festone viene già bene per l’anno prossimo. Questa è la positiva visione del mondo del mio tricologo meridionale!
Quando esco rasato come un dobberman in calore, pioviggina e mi intrufolo furtivo nel “Kucciolo”, che non è un kindergarten per i figli del crack, bensì un pub con una giovanissima barista dagli occhi verdi. Si chiama Danya: così mi ha riferito la cassiera del prospiciente Dì per Dì, ed io lì per lì sono rimasto folgorato sulla via di Tarso, Metatarso e Metà carponi per la sua eccessionale avvenensa!
A confronto di Danya, persino Vanessa Incontrada sembra la figliastra di Frank Zappa incinta di Caparezza!
A parte il fatto che il locale pare un gioellino uscito da “Happy Days” ma arredato alla scossese da Jack Vettriano in persona. Dopo avere accuratamente leccato la vetrina la prima volta che intravidi Danya, decisi di fare irrussione nel pub travestito da pittore per tirarmela da strano. Avevo tutto: cavalletto, tela, pennelli, acqua ragiarandagia, sorriso smagliante (io non sono mica ricco, però mio cugino dentista mi fa lo sconto per fumatori). Lei mi fa:- Dai che indovino: tu sei il padre di Peter Sellers camuffato da Toulouse Lautrec!- “Cinefila?, faccio io per darmi un tono piangendo nell’aperitivo.
Ma oggi Danya non c’è: questa qui deve essere la sua sorella maggiore (più che altro maggiorata: assomiglia a Ilary Blasi con le tette gonfiate dalla pompetta della bicicletta di Orietta Berti) ed ha un attillatissimo golfino nero con delle roselline mozzafiato! Sembrano mele rosse del peccato! Mi inchiodo fisso a fissarla come un vecchio Pentium 200 con Windows ‘56, muto come un sarago incastrato fra due scogli proprio in mezzo al Golfo di Edipo (anche mia mamma ha la sesta di reggiseno).
Dopo due ore che non favello, lei mi riavvia spiegandomi a gesti che è meglio ordinarle qualcosa da bere anziché farsi delle seghe mentali e schizzare virtualmente sperma sul pavimento. Finalmente le chiedo tamburellando distrattamente in morse con un dito sul polveroso bancone se ha già visto “Figli di un Dio minore” nel cinema porno qui a fianco e le urlo freudianamente all'improvviso che vorrei un caffè nudo, no liscio! Lei strappa la manopola della Lavassa e mi stende tipo sfollagente, consigliandomi:- Torna a casa, Lassie!-
UHM, Sarà meglio che io cambi quartiere. Ma certamente non barbiere!
Titolo: IL MIO QUARTIERE 
29/2/2008, 18:49
