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 Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di

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cinzia tomassini
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cinzia tomassini


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MessaggioTitolo: Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di   Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di Icon_minitime27/3/2008, 08:57

Ricominciando da Heidegger. Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di apertura
Perché Heidegger (capitolo 1)
Ogni numero è il tutto. Come ogni uomo è il tutto e la parte nello stesso tempo.
Se è tutto, allora è indipendente e autonomo ma è anche parte, quindi anche dipendenza.
Il Nulla non è un vuoto ma è il tutto possibile, è l'infinito possibile, mentre l'essere è una immensa possibilità di possibili.
La vita e la morte sono un ciclo del Nulla, ma su questo ci tornerò.
Chi dice che la filosofia è morta, è solo morto lui, poveretto, ed è meglio che cambi mestiere o che ritrovi la Passione di Pensare.
La Brezzi non poteva trovare titolo migliore per un libro di filosofia.
Ci tengo a precisare che Rolty non ha capito molto di Heidegger, ha solo fatto lo spiritoso credendo di essere intelligente.
Nelle Università ci sono professori che insegnano Storia della filosofia e c'è chi fa filosofia. Quindi chi va a lezione deve saper distinguere cosa sta ascoltando.
Ho conosciuto poi un professore che riusciva ad avere studenti a lezione per convenzione. Così gli studenti superavano un paio di esami in modo indolore. Purtroppo se ne andavano senza aver avuto l'incredibile possibilità di conoscere la filosofia, di amarla. Ciò che non conosciamo, non lo possiamo neanche apprezzare...
Torniamo ad Heidegger.
C'è chi ha interpretato Heidegger dal punto di vista neorazionalistico, chi da quello cristiano, chi da quello dell'ermeneutica. Sono tutte chiavi compossibili di lettura. Accanto a queste e altre chiavi se ne delinea un'altra: quella dell'apertura. Ed è da qui che andiamo a cominciare. Per far questo, cito un testo su cui Rigobello ha posto mano nel 1977. Personalmente, consiglio di leggere il testo senza perdere di vista Was heist Denken?, lavoro che viene pubblicato lo stesso anno (1954) di Aus Der Erfahrung Des Denskens. Ma quest'ultimo in realtà risale a sette anni prima. Che cosa ne viene dall'esperienza del pensare? Può l'uomo fare a meno di pensare? Assolutamente no e se lo fa, allora ecco il nascere dei mostri, delle mostruosità. L'uomo che non pensa, muore e si addormenta alla vita e a se stesso. L'uomo che non pensa lascia che qualcun altro tiri giù il sipario come nella mia "Tela" (Bannò editore) e fa sì che qualcuno chiuda i suoi occhi. Nel sonno stordito, l'uomo fluttua fra ruoli imprecisi, fra droghe che hanno parvenza di idee e da una poltrona ad un letto, trascina la propria tomba...
Diceva Pavese che quando un uomo si trova davanti al mare e lo paragona all'olio, sente la necessità di andare oltre e sperimentare la propria capacità di metaforare.
Forare al di là, una immagine fluttuale per protendersi verso una nuova creazione, la sua creazione, la sua poesia, il suo pensiero. Allora sente la possibilità di rinascere, la Mi-produzione per scrivere come Dilthey, lo fa sentire un essere storicamente appartenente, idealmente immortale. L'uomo non ha bisogno di credere all'immortalità semplicemente, egli vuole gustarla, sperimentarla, immergersi nel Nulla.
Ecco cosa significa pensare. Pensare è vivere, pensare è creare, pensare è esserci, pensare è amare, pensare è immortalità e mortalità, finito e infinito nell'uomo stesso, nel suo creare, nel suo vissuto, nel suo palpitare.
Quando leggo Heidegger mi sento davvero male. Ma non me ne accorgo subito. Vivo una tensione fisica, incredibilmente accentuata e mi si tende il collo, la parte superiore del torace. Tutto diventa silenzio e le parole, dai libri mi scolpiscono, immergendomi in una sospensione che sa di attesa e brama allo stesso tempo. Quando tutto questo trova pausa, ho dolore al collo e alle spalle superiori. Mi perdo poi nei pensieri e lì persevero, sì persevero così capisco davvero cosa significhi inter-esse. Ed è sempre così.
Forse si può capire perché parto da Heidegger. Ma non è solo per questo, ovviamente. Per me questa è passione, sì la passione di pensare. L'amore per la filosofia. Forse è per questo che sono nata. Non riesco a pensare la mia vita senza la poesia, l'arte, senza lo studio, senza questo mondo che per me è vivo davvero. Io parlo veramente con i miei amici autori, li interrogo attraverso i loro scritti, parlo con loro quando sono nel dormiveglia, quando mi sveglio, quando cucino, quando sono in treno. A volte mi arrabbio anche con me stessa e questo mio immaginario è realtà.
"E' che noi ancora non pensiamo; continuiamo ancora a non pensare, benché la situazione del mondo diventi sempre più preoccupante".
Quando ha scritto questo Heidegger?
Al tempo della guerra fredda, della guerra in Jugoslavia o nel Ruanda o in Palestina oppure nel settembre del 2001, o forse poco fa?
Quando l'uomo comincerà a pensare veramente? Quando l'uomo si avvicinerà alla politica con la coscienza che essa è un'arte e se è arte, allora è pace e bellezza. Sì, ogni arte è pace. Non c'è arte senza pace. Non c'è politica senza pensiero. L'uomo di governo deve essere un grande artista, un grande pensatore, un uomo che ha compreso l'Interesse e non l'Interessante. Ma fin quando l'apparenza sarà la maschera degli uomini di governo, il cuore della politica non pulserà, la si terrà attaccata a macchinari sofisticati i cui fili saranno staccati nell'avvento di ogni nuova guerra grande o piccola che sia. Ma la guerra è sempre guerra. Non possiamo misurare la guerra con il metro della morte, dei numeri di vite umane stroncate. Ogni vita è preziosa, ogni uomo è un tesoro inestimabile, di portata incredibilmente considerevole e nessuno ha il diritto o la possibilità di eliminarlo. Uccidere deve essere impossibile. L'uomo torni all'uomo. Che l'uomo abbia il coraggio e ritrovi il tempo che gli è stato portato via e dunque negato, per guardarsi dentro e Conoscersi.
L'Uomo è uomo, sì l'uomo è Uomo. Non dobbiamo aver paura di cominciare da qui, di ritornare qui, di pensare questo.
L'uomo è straordinariamente, piacevolmente, ambiguamente, gloriosamente, umilmente Uomo-uomo.
Cari intellettuali del nostro oggi, in quale era vi siete nascosti? Dove sono le vostre colte e coltivate voci? Finché l'Univertià non uscirà, non si aprirà al dialogo con l'ignoranza, l'ignoranza resterà senza luce e noi sappiamo che per contraddizione, il buio ci colpisce più della luce. Questo non vuol dire che la luce non ci colpisca, tutt'altro.
L'università non deve aver paura di mettersi in movimento. Fino ad ora, l'università si è mossa circolarmente, come una giostra e si è solo stordita nel movimento. Ma non ha fatto esperienza di movimento, ecco perché ogni tanto piange sulla sua morte. Lacrime di coccodrillo!
E poi abbiamo il coraggio di dirlo una volta per tutte e anche di scriverlo! Ci sono tanti imboscati nelle Università, tanti incapaci, gente che succhia il lavoro altrui in modo indecente, solo per conservarsi il posto. Accanto a questi, la cui definizione la lascio a Sartre, ci sono persone che lavorano davvero, con amore donando se stesse e ne ho conosciute.
L'esperienza è dinamica, non è statica. L'ignoranza non sa di essere ignorante, perché nessuno ha mai fatto luce sulla sua ombra. L'ignoranza è il sottobosco abbandonato ma colmo di possibilità. L'Università ha il dovere di porre una luce su quell'abbandono perché è una lezione di educazione, di formazione e di amore anche per se stessa. Chi educa dà tanto ma riceve di più. Allora dico, chi sa o crede di sapere, nell'umiltà della sua possibilità, sia luce per le ombre.
L'uomo ha molto da imparare dallo scandalo della sua umanità. Infatti noi siamo davvero scandalizzati di noi stessi.
Quando ero molto giovane, una signora tutta tirata e tesa al successo e ad uscire dalla sua esistenza, mi ha rimproverata dicendomi che ero piena di contraddizioni. Mi ricordo che fui contenta di quel giudizio, perché mi sentii viva con tutta me stessa.
Pensare è anche soffrire, sì è anche questo e noi non vogliamo soffrire, non vogliamo sentire, non vogliamo più sentirci. Per pensare all'uomo in generale dobbiamo imparare a pensare all'uomo che è ognuno. Non possiamo sottrarci dal sentirci. Nella misura in cui sentiamo noi stessi, sentiamo anche gli altri.
Nella misura in cui percepiamo il nostro grido, avvertiamo il pianto che ci ha fatto comunicare il nostro venire al mondo e il grido degli altri. Un grido profondo e sordo, sordo perché nessuno lo vuole sentire.
Questo segno che noi siamo, non può essere cancellato nemmeno con la morte.
Il più considerevole del nostro tempo preoccupante è il fatto che noi ancora non pensiamo, e continua Heidegger: "La generazione precedente parlava di tramonto dell'Occidente. Ovunque si insegue e si immagina la decadenza, la distruzione, il minaccioso annullamento del mondo".
Il deserto cresce. Già, quale grande inaridimento l'uomo sperimenta oggi, dal momento che ha perso se stesso? Che indecifrabile freddezza, che indecifrabile dolore. Cosa è questo considerevole allora, se non l'uomo stesso? Cosa è questo considerevole se non l'uomo nudo, senza vesti inutili. Se non l'uomo solo senza oggetti e oggettivazioni fuori della sua persona. Ecco l'uomo. Sì, Ecce Homo. Ecco l'uomo, eccolo mostrato nella sua grande miseria. Ecco l'uomo di oggi con pezze logore, flagellato da troppe ideologie, massacrato da parvenze di progetti, stretto e costretto, perduto e venduto, gettato nella prostituzione, colorato di ridicolo. Ecco l'uomo: vi invito a guardarlo perché quello sono io, quello sei tu. Ecco l'uomo senza riso né pianto, con un telecomando in mano mangiando sempre qualche nuovo spettacolo. L'uomo spettatore, incapace di guardare veramente. L'uomo spettatore di se stesso, lontano da se stesso, incapace di guardarsi. Il deserto cresce, dentro ed intorno a noi.

(www.cinziatomassini.it)
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Daniela Micheli
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Daniela Micheli


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MessaggioTitolo: Re: Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di   Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di Icon_minitime11/4/2008, 08:07

In questo momento politico la tua riflessione dovrebbe essere letta da parecchi .
Per pensare, sì.

Ciao Cinzia, un carissimo saluto.

Daniela
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Massimo Guisso
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MessaggioTitolo: Re: Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di   Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di Icon_minitime11/4/2008, 13:11

Surprised


Ultima modifica di Massimo Guisso il 11/4/2008, 22:31 - modificato 1 volta.
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Natascia Prinzivalli
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MessaggioTitolo: Re: Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di   Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di Icon_minitime12/4/2008, 06:31

Riflessioni interessanti.

Per operare questa Rinascita, forse dovremmo ricominciare da Parmenide.

Le Università...ahinoi.

____gin
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MessaggioTitolo: Re: Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di   Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di Icon_minitime12/4/2008, 07:08

Ossignur....volevo scrivere Protagora.
Grazie, Goccia. ( devo dormire di più....)

___gin
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Almitra Newton
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MessaggioTitolo: Re: Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di   Da compossibili chiavi di lettura ad una possibile chiave di Icon_minitime15/4/2008, 16:02

Purtroppo la Politica non è utilizzata come Arte. La utilizzano, i politici, come "cosa sporca" per assecondare i propri istinti perversi ed egoistici.
Magari fosse tutto così bello, chiaro, limpido; così utopistico, invece!
La Politica nata per aiutare e migliorare l'uomo, utilizzata per sciupare, rovinare, imbruttire... Tutto ciò che capita a tiro delle "sporche" mani di certi uomini, diventa così: sporco, brutto, meschino.
Sciupano persino l'ambiente nel quale vivono... che vuoi che gl'importi della Filosofia e della Politica, dell'Arte e del Bello? Sono brutti dentro e fanno brutto tutto ciò che toccano.
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