Se avessi intenzione di fissare scadenze

"Che tu sia per me il coltello"*...
In libreria, quel titolo mi ha attraversata. L’ho preso tra le mani,
l’ho sfogliato, e subito mi sono detta: caspita Grossman, hai scritto una storia
che non voglio vivere...

Lo sapevo fin dall’inizio che sarebbe andata così. Io predìco il futuro, ma faccio
finta di non saperlo.
Dico che sto scherzando. Dico che un demone mi danza nel cervello.
E’ il dubbio, dico, che tu mi abbia sempre mentito.

Lo sei stato, amore, quel coltello: hai aperto pieghe di me che non sapevo
neppure di avere. E lo hai fatto così, standotene in silenzio.
Hai chiesto che mi arrendessi al bisogno di un bacio. Mi hai invitata ad un
viaggio, ad un volo. Ed io che non volevo più viaggiare, perché di quel viaggio
conosco la destinazione; io che non volevo più volare con ali zoppe e stanche,
ci ho provato ancora.

Non chiedevo altro che di arrendermi: ti ho chiesto di darmelo, il bacio che
aspettavo. Ed era proprio quello, il tuo.

Hai presente quando le labbra combaciano perfettamente? Hai presente.
E quando sono completamente arrese, che non ci sono barriere che tengano,
hai presente? Hai presente, sicuro.
Ma fin da subito ho avuto paura che fosse una follia, l’amore che avevi saputo
far scaturire dai miei "se" e dai miei "ma" e dai "non è possibile, non ci credo...".
Avresti dovuto leggerlo sulla mia faccia stupita, tra le righe della mia inutile ironia, dietro le mie frecciate sarcastiche, o nei racconti con cui cercavo di spiazzarti,
che sotto ero nuda, esposta. E forse l’hai letto, perché tu capisci più di quanto lasci intendere.
E se non hai rinunciato ad essere quel coltello, è perché anche tu eri perso nel lancio, e non potevi fermarne la corsa.

Bene, io adesso sono qui coi miei tagli. Nessuno si è chiuso. Sono qui senza buccia, senza alcuna difesa.
Tu adesso fammi tacere. Rendimi muta carne vibrante e piena; rendimi i succhi, gli
odori, i sapori: restituiscimi la pace di quel bacio.
Sii il mio coltello affilato, amore, e penetra senza pietà, fino in fondo.
Ancòra, ancòra, ancòra, fino alla morte che verrà, di sicuro.
Salvo che io non ci ho messo una data, sotto a quella fine certa.
E tu pure, se avessi intenzione di fissare scadenze, scrivi "mai" e penetrami per sempre.

*




*"Che tu sia per me il coltello" è il titolo di un romanzo di David Grossman.
Per Nuccina. Ho letto il libro nel 2003, la lettera l'ho scritta nel dicembre di quell'anno. Dopo aver letto la tua ispirata dallo stesso romanzo, sono andata a ripescarla dai meandri di scrivi.com e l'ho un po' riveduta alla luce dei miei amori di oggi, tra i quali spiccano i due punti .

E' in questo modo che vorrei saper scrivere; è così che interpreto quel bisogno urgente di non riuscire a contenere. Ti leggo e mi stupisco, di come ogni volta entri nella pancia, mostrando che quando le parole escono dritte dal cuore con urgenza, non si scrivono solo pagine ma anche storie. Storie di amori infelici, di donne che danno la vita per un sentire che sgorga come una lava dal que bisogno sincero ed urgente di dare la loro vita pe amore. Solo una donna (e che donna!) poteva scrivere così, per darmi la scossa mattutina al posto del caffè.

eh no, il caffè ci vuole! buongiorno, capitano
(grazie per il commento, pier, ma non credo tu dica sul serio: vorresti scrivere come una donna!? )

Cogliere la bellezza femminine, in qualunque sua espressione... mi piacerebbe.

Che tu sia per me bordello - sarebbe meglio, ma fa li stèssssss...

bordello nell'accezione partenopea? inteso come casino, cioè come chiasso o confusione? deh, lucida mi

per fortuna che ci hai messo un commento Mariella, altrimenti avrei sempre pensato che era quella di nucc.
e come dice Pier Penna, sarebbe stato un peccato, non leggerla.
Un peccato non leggere di altre donne e gli stessi coltelli.brava.

Pieghe, sì.
Ma anche piaghe.

sorcio ha scritto:

per fortuna che ci hai messo un commento Mariella, altrimenti avrei sempre pensato che era quella di nucc.
e come dice Pier Penna, sarebbe stato un peccato, non leggerla.
Un peccato non leggere di altre donne e gli stessi coltelli.brava.

hai ragione: ho provveduto a modificare il titolo (quello originario era lo stesso del romanzo) in modo da non generare confusione. grazie

Anche a me mi chiamano Gross Man, ma per altri motivi...

Mi hanno cambiato il titolo? Ma chio è GROS MAN?
Chi? Guisso? ma va?

Guisso di grosso ha soltanto il c...ervello!

(senti come suona)

Ma come lo sai?

bel pezzo, avevo intravisto il titolo stamattina e ho letto solo adesso.
Potevi lasciare quel titolo.
Sai penso che la tua storia, la mia storia, sono due storie come parti della stessa medaglia.
Il libro è bellissimo a mio parere ed io mi ci sono trovata dentro
conoscendo ogni parola.