Non so trovarci il titolo: fate voi...

Sono molto nervosa e non so il perché.
Non che non ci siano i motivi, ma niente di più di quello che avviene ogni giorno nella vita di chiunque.
Eppure ho una gran voglia di piangere.
Ricordo che una delle rare volte in cui sentii mia madre veramente vicina fu quando, un giorno, all’improvviso e senza un motivo apparente, scoppiai a piangere. Lei mi disse solo:- Piangi, piangi figlia mia che ti fa bene.
Poche parole, ma abbastanza per capire che mia madre”capiva”. Ed è stata l’unica.
Mia madre… ancora non le perdono di essere morta e dopo diciannove anni, per la prima volta, scrivo di lei.
Ti ho amata tanto, mamma, ma morire è stato un dispetto che mi hai fatto, una mancanza verso me che sono sola, che non ho sorelle e avevo ancora tanto bisogno di te e invece tu mi hai lasciata, definitivamente e, anche se ti rimprovero e mi rimprovero tante cose mi manchi ancora tanto, sento un vuoto che neanche la mia, di maternità, ha riempito.
Abbiamo avuto così poco tempo per stare insieme mamma…e lo abbiamo sprecato: io volevo solo scappare da quel fantasma di famiglia che eravamo. Oggi posso capire lo sforzo che hai fatto e quanto puoi aver sofferto ma ti rimprovero di non avermi protetta, di non avermi mandata via quando stavo lì, mentre litigavi con papà, per paura che lui ti facesse del male, e me le son subita tutte, le scenate.
E tu, papà, che ho tanto odiato da vivo, che volevo morisse, che rifiutavo tanto da non volere, a tavola, che tu avessi niente come me: dal tovagliolo al piatto, al bicchiere, meticolosamente apparecchiavo in modo che fossero differenti.
Ebbene, papà, paradossalmente, la morte ti ha riabilitato. Ora capisco la sofferenza di un bambino che a otto anni sveniva nei campi per la fatica e l’anemia e veniva picchiato dal suo di padre con il manico della zappa, perché diceva che lo faceva apposta, per non lavorare.
Ho capito anche quanto ti ho deluso, papà, quanto da me ti aspettassi, da questa figlia dotata e studiosa che ti aveva reso orgoglioso quando ti aveva detto che da grande avrebbe fatto il”medico missionario” in Africa e poi invece, si è sposata a diciannove anni, senza più studiare. Avresti preferito sapermi tra i leoni piuttosto che sposata! E non sbagliavi…
Quanto ti ho odiato, papà, quando cercavi di dissuadermi con le buone o con le cattive, quando mi picchiavi a sangue!
Eppure…eppure nei momenti più importanti della mia vita ci sei stato tu vicino a me: a scuola, in sala travaglio a tenermi la mano mentre urlavo e la mamma scappava per non sentirmi, in tribunale per la separazione quando, davanti alla porta mi hai fermata e mi hai detto:- Se ora torni indietro non sei più mia figlia.
Mi davi coraggio, papà, in un momento in cui tutto era contro di me perché quando mi sono separata io non era come oggi, era uno scandalo e tu, che non mi avevi dato la libertà di truccarmi o andare in gita con la scuola, eri lì a farmi forza perché mi preferivi”disonorata” piuttosto che soggiogata da un uomo che tu non avevi approvato per me.
E poi ti sei sparato, papà, per non permettere allo stesso male che si era portato via la mamma di annientare te e noi.
Hai atteso che partorissi il mio terzo figlio, in clinica sei venuto a trovarmi con la giacca che già penzolava su quelle che erano state le tue belle spalle(Perché eri bellissimo), e mi hai abbracciata forte forte forte, come non avevi mai fatto: mi hai salutata per l’ultima volta, l’ho capito, e quando sei uscito dalla stanza ho pianto disperatamente e ancora piango per non esser riuscita ad abbracciarti io, a mia volta, ma così mi hai cresciuta…
E sono orgogliosa di te papà, e grata perchè le tue ultime parole, quelle che hai lasciato scritte sono state per me.
Nel tuo ultimo ordine il tuo ultimo gesto d’amore: - Non voglio che mia figlia pianga.
Ma scusa papà, stasera, ancora per una volta, ti disubbidisco… piango…

Ragazza mia: i figli nascono per deludere i genitori e i genitori ci sono per soffrire a causa dei figli.
Io non ho figli ma sono stata figlia. Una figlia amatissima, eppure so di aver deluso i miei genitori. E li ho amati tanto, e tanto li ho fatti soffrire.
Non so perché accada, ma è sempre così.
Ho il rimpianto di non aver detto, un certo giorno, a mio padre quanto gli volevo bene.
Ho il rimpianto di non aver ascoltato mia madre in certe occasioni.
Ho sbagliato tutto, come figlia: eppure sono certa che loro, per qualche ragione a me ignota, erano orgogliosi di me. Me lo disse, un giorno, inaspettatamente, una persona talmente "al di sopra di ogni sospetto" da credere che dicesse il vero.

I genitori hanno vissuto la loro vita. Noi, la nostra. E nessuno, né loro, né noi, avrebbe potuto vivere la vita dell'altro; perciò abbiamo rimorsi e rimpianti.
Ma, soprattutto, abbiamo la nostalgia dell'amore dei genitori che ci lasciano per sempre e nulla e nessuno potrà sostituirli.
Perciò ti capisco, piccola.
Al.

c'è troppo del mio passato in questa pagina.
forse ha ragione Al: tutti hanno un dolore. ma credo che certi vissuti siano più dolorosi di altri e lascino ferite più profonde.
ho letto ogni tua parola con il cuore quasi sospeso, come se non battesse, e mi sono ritrovata a disubbidire anch'io ma a tenerti compagnia.
i miei sono vivi, e ne sono felice. ma c'è voluto tanto dolore e fatica per smettere di aspettare parole che forse non verranno mai, gesti di cui non sono capaci, e amarli, così, malgrado tutto. felice di vivere, li amo con gratitudine. ma la felicità nella vita l'ho dovuta sperare e cercare da sola. da dove vengo, il silenzio è freddo e nulla scalda.
Elisabetta

UP.

Io non parlo volentieri delle mie cose e forse lo avete capito.
E' da ieri sera che ho postato e che mi sono pentita, per pudore mio, per delicatezza nei vostri confronti.
Mi chiedo perchè l'ho fatto. L'ho capito. Lo spiego: il dolore è una coppa colma che portiamo tra le due mani delicatamente, stando attenti, un passo dietro l'altro, senza guardare a destra o a sinistra.
Succede poi che in certi momento ti distrai e inciampi o qualcuno, senza volerlo, ti spinge un pò e allora quello esce dalla coppa.
Sta alla nostra maturità non perdere l'equilibrio e alla nostra esperienza imparare a mettere una mano sopra quella coppa affinchè niente più esca niente più entri.
E ora torno ad essere la Rubinia di sempre, così:

Proposta (seria) di titolo: Un mestiere di vita.... Perchè è duro il mestiere di genitori, è duro il mestiere di figli. Stop. Con stima. Stop.

Rubi. tu eri gia' un incanto, ora so solo da dove arriva.
scrivo solo questo e scappo via

rubinia ha scritto:

Io non parlo volentieri delle mie cose e forse lo avete capito.
E' da ieri sera che ho postato e che mi sono pentita, per pudore mio, per delicatezza nei vostri confronti.
Mi chiedo perchè l'ho fatto. L'ho capito. Lo spiego: il dolore è una coppa colma che portiamo tra le due mani delicatamente, stando attenti, un passo dietro l'altro, senza guardare a destra o a sinistra.
Succede poi che in certi momento ti distrai e inciampi o qualcuno, senza volerlo, ti spinge un pò e allora quello esce dalla coppa.
Sta alla nostra maturità non perdere l'equilibrio e alla nostra esperienza imparare a mettere una mano sopra quella coppa affinchè niente più esca niente più entri.
E ora torno ad essere la Rubinia di sempre, così:

Roberto Benigni quando ricevette il David dagli americani disse una cosa per loro sgradevole: "Ringrazio i miei genitori per avermi fatto conoscere la povertà".
Se le sofferenze che hai patito a causa loro sono comunque servite a fare di te la persona matura che sei oggi, che sa trasformare l'esperienza personale trasformandola nel presupposto fondamentale per crescere personalmente, e far crescere chi ti sta attorno, la loro "scuola" sara comunque stata per te d'aiuto. E li potrai comunque ringraziare per questo, voltandoti indietro senza rancore.
E tu, secondo me, l'hai saputo fare, alla grande!
P.

.

Daniela

_______gin

rubinia ha scritto:

Io non parlo volentieri delle mie cose e forse lo avete capito.
E' da ieri sera che ho postato e che mi sono pentita, per pudore mio, per delicatezza nei vostri confronti.
Mi chiedo perchè l'ho fatto. L'ho capito. Lo spiego: il dolore è una coppa colma che portiamo tra le due mani delicatamente, stando attenti, un passo dietro l'altro, senza guardare a destra o a sinistra.
Succede poi che in certi momento ti distrai e inciampi o qualcuno, senza volerlo, ti spinge un pò e allora quello esce dalla coppa.
Sta alla nostra maturità non perdere l'equilibrio e alla nostra esperienza imparare a mettere una mano sopra quella coppa affinchè niente più esca niente più entri.
E ora torno ad essere la Rubinia di sempre, così:

Mi accorgo ora che sono stata, forse, la sola a rispondere alla tua bella pagina con uno sfogo...
Ma non mi dispiace: anzi, mi hai fatto dire cose che penso, ma non ammetto quasi mai.
La mia debolezza, per esempio...

Almitra Newton ha scritto:

rubinia ha scritto:

Io non parlo volentieri delle mie cose e forse lo avete capito.
E' da ieri sera che ho postato e che mi sono pentita, per pudore mio, per delicatezza nei vostri confronti.
Mi chiedo perchè l'ho fatto. L'ho capito. Lo spiego: il dolore è una coppa colma che portiamo tra le due mani delicatamente, stando attenti, un passo dietro l'altro, senza guardare a destra o a sinistra.
Succede poi che in certi momento ti distrai e inciampi o qualcuno, senza volerlo, ti spinge un pò e allora quello esce dalla coppa.
Sta alla nostra maturità non perdere l'equilibrio e alla nostra esperienza imparare a mettere una mano sopra quella coppa affinchè niente più esca niente più entri.
E ora torno ad essere la Rubinia di sempre, così:

Mi accorgo ora che sono stata, forse, la sola a rispondere alla tua bella pagina con uno sfogo...
Ma non mi dispiace: anzi, mi hai fatto dire cose che penso, ma non ammetto quasi mai.
La mia debolezza, per esempio...

Al, non sei stata l'unica.
forse non dovrei commentare di notte...
la notte è pericolosa.
B

Ognuno di noi sembra quello che non è, ma in pochi mostrano quello che sono. Piangere non è mai una debolezza è eccesso di sensibilità, e non c'è di che vergognarsi nel farlo, se serve a stare bene.
E io voglio credere che adesso stai bene.

Penna Libera ha scritto:

Ognuno di noi sembra quello che non è, ma in pochi mostrano quello che sono. Piangere non è mai una debolezza è eccesso di sensibilità, e non c'è di che vergognarsi nel farlo, se serve a stare bene.
E io voglio credere che adesso stai bene.

Infatti: Ruby, Betta ed io, ora stiamo meglio ...

strano provare complicità davanti ad uno schermo...
ma scalda il cuore comunque.
E

bettarm37 ha scritto:

strano provare complicità davanti ad uno schermo...
ma scalda il cuore comunque.
E

Betta: se ti va, leggi il messaggio di risposta che ho scritto per Pen Na nella pagina delle Richieste Musicali. Ho riportato un suo pensiero e ho scritto sotto il mio.
vedrai che è inerente...

corro!

Penna Libera ha scritto:

Ognuno di noi sembra quello che non è, ma in pochi mostrano quello che sono. Piangere non è mai una debolezza è eccesso di sensibilità, e non c'è di che vergognarsi nel farlo, se serve a stare bene.
E io voglio credere che adesso stai bene.

mi colpisce Pier quello che dici. Per me piangere fa parte della vita. Non piangere è un eccesso. Non sempre fa star meglio ma sempre fa star vivi.
Scusami, non è una critica, ma sono molto commossa da questa pagina e dalla voglia di rubinia di essere. Passavo e non lasciavo segni. Ora ne ho bisogno. Spero che capirai.
Capirai, vero?

nico

Faccio fatica a capire il senso di quelo che dici La Mar. Cosa ti può aver colpito del mio commento, mi sfugge. Così come stento a capire che cosa dovrei capire. Detesto le mezze frasi, quasi quanto le mezze stagioni. Se hai qualcosa da dire non faresti prima a scriverla, senza fare tanto la misteriosa?

ehm Pier, ti sento aggressivo e probabilmente è colpa mia che sguivo il pensiero... intendevo solo che faccio fatica a ritenere il pianto un ecceso di sensibilità, tutto qua.
Scusami se ti ho causato malumore, non era mia intenzione.

nico

Dubito che chi è poco sensibile si abbandoni spesso al pianto. Non sono aggressivo ne con te ne con nessuno, c'era solo che non capivo. Sopratutto riguardo a cosa avrei dovito capire sulla tua necessità di lasciare un segno solo dopo che sono passato io. Forse ritieni che sia stato offensivo nel commento con Rubinia?

ma no Pier! come a volte accade una tua frase mi ha aiutato a capire cos'è che volevo dire. In quel senso è stato un bene il tuo commento. Come potrei mai giudicare gli altri e ciò che scrivono? È evidente che mi sono espressa male.
Buona notte

n

Non avevo intenzione di intervenire più in questo spazio, ci torno solo per leggere i vostri commenti e la commozione mi stringe ogni volta la gola. Per cui, grazie: di più non serve.
Ora però, Pier, tu sei stato gentilissimo e garbatissimo, come sempre e tu Nico, altrettanto. Credo che ognuno di noi abbia seguito l'onda del proprio sentire come avviene con argomenti così, cercando di lasciare qualcosa di sè e quel qualcosa, qualunque cosa sia, va trattata con delicatezza e rispetto perchè è un pezzo prezioso di noi.
Grazie Pier, grazie Nico e grazie ancora a tutti.