Oggi vengo da voci che giungono da lontano, quelle che non ascoltavo più da tempo, quelle che accompagnavano il mio addormentarmi da bambina, che ieri erano il mio presente e che fino ad oggi sembravano essersi dissolte in uno spazio ed in un tempo che a stento intravedevo.
Ridevano nelle stanze di una grande casa al mare, mentre cucinavano allegramente, mentre si raccontavano la vita che veloce per loro si era in parte già svolta. Erano le mie zie, era mia madre, erano i miei zii. Ed io le ascoltavo ed io non capivo, ed erano il sottofondo della mia vita, un’eco che accompagna e di rimando in rimando non sembra potersi infrangere su nessuna roccia; ed ora nella mia vita sono dove erano loro un tempo. Sembravano anni che non sarebbero mai finiti, che quando cessarono di essere non ebbi neanche la consapevolezza della loro fine tanto ero protesa a dispiegare le vele della mia giovane vita.
E c’era una casa piena di luce, e c’era quella stanza in cui mio nonno aveva passato la vita in un letto e c’era una poltrona davanti alla finestra che si apriva sul Vesuvio dove correvo a rifuggiarmi con la colazione in mano.
“Si mangia a tavola!”
Ma io dovevo correre su quella poltrona, dovevo perdermi nel contemplare il mondo fuori che luccicava. Non rispondevo neanche. Sapevo mi avrebbero lasciata fare.
Dov’ero io mentre queste voci continuavano a parlare? Dov’ero mentre alcune voci si spegnevano? Mentre la mia vita si agitava lontano. Oggi mi sembra impossibile non aver visto quelle voci per tanto tempo, che non siano state il mio sottofondo, la colonna sonora di una vita che è stata lontana.
“Zio, potrei piangere nel tuo sorriso oggi.” Ed osservo le rughe e sono nel suo sorriso, li lo ritrovo. Dov’ero? Cos’ho fatto? Non lo ricordo davvero, so che ero lontana.
Sapevo che mi avrebbero lasciata fare.
Alla mia famiglia, a tutte le voci che a volte sembrano lontane.